Domenica 5 Settembre 2004
Duomo di Milano
Liturgia Eucaristica

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Dionigi Tettamanzi
Cardinale, Arcivescovo di Milano
  

Sapienza 9,13-18
Filemone 1,9-10.12-17
Luca 14, 25-33

Carissimi,
lo Spirito di Dio, che ci convoca per celebrare la santa liturgia del giorno del Signore, suscita in noi l'ascolto della Parola e ci rende partecipi della Pasqua di Cristo. Viviamo questo evento di grazia all'inizio di giornate in cui crediamo che sia ancora lo Spirito il protagonista del nostro incontrarci - tra uomini e donne di religioni e culture diverse - nel comune e condiviso intento di invocare e cercare vie di pace per l'intera umanit�.
Ed � lo stesso Spirito che fa sgorgare in noi un'accorata preghiera per i bambini e per tutte le persone che hanno trovato la morte nell'inutile, vile e spietata strage di Beslan. � lo stesso Spirito che continua a donarci la speranza che anche il cuore pi� indurito dell'uomo pu� sempre aprirsi alla conversione e che la barbarie del terrorismo cessi di insanguinare la terra.

1. Ci facciamo ora discepoli della parola di Dio che � lampada per i nostri passi (cfr. Sal 119, 105) e che, viva ed efficace, mette a nudo il nostro cuore, perch� � pi� tagliente di una spada a doppio taglio (cfr. Eb 4, 12-13). Proprio la parola del vangelo di oggi (cfr. Lc 14, 25-33) ci interpella in modo forte e inequivocabile sull'autenticit� o meno della nostra sequela di Ges� Cristo quale nostro Signore e Maestro: non si pu� essere suoi discepoli amando qualcuno o qualcosa pi� di lui, neppure le persone pi� care, nemmeno la nostra stessa vita. Ecco allora il problema pi� serio per la nostra fede: quello di sapere quale posto occupa veramente il Signore nel nostro cuore e nella nostra vita. Non � Signore della nostra esistenza se gli preferiamo altri!

Questa stessa parola ci mette in guardia da un duplice rischio: quello di dimenticare che Ges� Cristo � per tutta la famiglia umana l'unico e universale mediatore di salvezza, e quello di preferire le nostre piccole visioni al pensare in grande di Dio. Le vie e i pensieri di Dio, infatti, sovrastano i nostri, quanto il cielo sovrasta la terra (cfr. Is 55,9). E l'opera potente dello Spirito di Dio agisce in modo imprevedibile e nascosto "come" e "dove" non sapremmo neppure immaginare.

E cos� lo Spirito sa trasfigurare ogni ricerca sincera della verit� e pu� renderla luogo di un'esperienza di fede da ascoltare e vagliare con rispetto. Per questo il discepolo del Signore dovr� ascoltare, con il discernimento evangelico, la singola persona e una diversa tradizione religiosa per ritrovarvi, accanto ai limiti che provengono dalla fragilit� umana, i frutti che provengono dall'azione dello Spirito.

2. La parola evangelica, inoltre, tutto rigenera, anche le relazioni sociali. Ce ne offre un esempio Paolo scrivendo a Filemone, padrone di uno schiavo, Onesimo, che l'apostolo gli rinvia chiedendogli di non accoglierlo come schiavo ma come fratello in Cristo (cfr. Fm 9b-10.12-17). Non era in potere di Paolo n� dei cristiani di allora mutare gli istituti giuridici e sociali del tempo, ma l'apostolo testimonia qui la novit� evangelica trasformando un rapporto sociale in una relazione fraterna. Ed � questa novit� vissuta che porter� all'eliminazione dell'istituto giuridico della schiavit�: un esempio concreto, dunque, di quella rigenerazione delle relazioni umane che l'evangelo pu� suscitare in ogni ambito della vita sociale e persino nei rapporti tra i popoli del mondo.

Noi oggi viviamo in un mondo dove purtroppo si sono formate altre, nuove e non meno gravi forme di schiavit�: quelle prodotte dalla miseria e dalla guerra, dall'ingiustizia sociale e dai soprusi dei potenti, dai miti del successo e dalla manipolazione del consenso. Anche per tutto questo invocheremo insieme il dono della pace: per ricercare concrete soluzioni a queste piaghe e per rinnovare il nostro impegno contro la logica della violenza e dell'egemonia, dell'individualismo e del profitto che minacciano o cancellano le espressioni della vera libert� e democrazia.

La pace, che oggi ci appare lontana e che non � in nostro potere, potr� diventare realt� in un domani vicino, se oggi uomini e donne di buona volont�, a qualsiasi fede o cultura appartengano, si uniscono ad invocarla come dono dall'alto e a costruirla dentro i processi della storia. Quanto � avvenuto con la schiavit�, potrebbe avvenire anche con la guerra: non pi� il ricorso a conflitti bellici per risolvere i problemi e le tensioni internazionali. Lo vogliamo sperare nella certezza che l'umanit� � in cammino e che Dio non l'abbandona a se stessa.

Questa � la speranza cristiana che ci muove nella storia e ci riunisce a Milano in questi giorni d'incontro ecumenico e interreligioso. La nostra speranza � donec veniat: finch� il Signore venga, perch� solo lui � il nostro shalom. Il senso dell'Eucaristia che celebriamo � infatti nell'attesa della sua venuta.

+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano