Jean-Arnold
de Clermont
Presidente
della Conferenza delle Chiese d'Europa (CEC), Francia
Sapienza 9,13-18
Filemone 1,9-10.12-17
Luca 14, 25-33
"Molta gente andava con
lui" �. e bisogna aggiungere subito, se comprendiamo bene il
testo, "non sapeva cosa volesse dire essere discepoli di Ges�".
Luca mette in scena molto bene il momento in cui Ges� sente la loro
presenza e si volta verso queste folle per svelare loro la verit�
della condizione del discepolo. E bisogna ammettere che non lo fa
con molto riguardo!
Luca, che conosce perfettamente il
greco, ha scelto un semitismo, l'opposizione tra "odiare"
e amare", piuttosto che la formula di Matteo nel testo
parallelo che dice "preferire", e questo per far sentire
la radicalit� della posizione di Ges�. Essere discepoli vuol dire
accettare uno sconvolgimento della propria vita. Ges� lo definisce
in due modi.
La rottura! O, per dirla pi� in
positivo, scegliere in modo esclusivo un rapporto nuovo con Ges�.
"Odiare" urta, d� fastidio. E' proprio per questo. Credo
che Ges� abbia voluto non illudere le folle che lo seguivano.
Queste non possono seguirlo con gli occhi rivolti verso il proprio
io. Non possono restare rinchiuse nelle loro naturali relazioni.
Devono sapere che ci sono delle condizioni per diventare discepoli.
Ma non stupiamoci di sentire Ges� ridire a suo modo il
comandamento: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo
cuore, con tutta la tua anima, e con tutta la tua mente". Non
� mai soltanto un richiamo del decalogo. Di fatto ci sono, ci
saranno sempre delle fratture.
Ma questa condizione non si pone
soltanto alla partenza, o nel rapporto naturale con il mondo che ci
circonda, ma si pone anche nel tipo stesso di vita che viene e sar�
sempre richiesta al discepolo. "Portare la propria croce".
La formula pu� sembrarci eccessiva. Paragonare la vita del
discepolo alla vita di un condannato a morte ci sembra sconcertante
e fuori misura. Ma per Ges� si tratta di far sentire ai suoi
interlocutori che devono rinunciare totalmente a se stessi.
Odiare, portare la propria croce,
ed ora rinunciare: ecco l'esigenza assoluta che Ges� vuol far
capire e per la quale invita le folle a seguirlo per un
apprendimento globale di una vita offerta, testa, cuore, volont�,
corpo�
Questo merita una riflessione!
E' almeno quello che dicono le due piccole parabole che accompagnano
queste affermazioni di Ges� nel Vangelo di Luca.
Che si tratti dell'uomo che si
siede per calcolare la spesa prima di costruire una torre, o del re
che conta le sue truppe prima di progettare di affrontare un nemico,
si tratta sempre di esercitare la propria saggezza; di valutare le
proprie possibilit��
Temo solo che questa strada,
assolutamente legittima, che sar� sempre necessaria perch� la
nostra decisione di seguire Ges� mobiliti tanto la nostra
intelligenza quanto il nostro cuore, temo solo che questa ci porti
sempre alla stessa constatazione: quale volont� sapr� piegarsi
davanti alla sua, quale progetto di vita accetter� di sottomettersi
al suo? Noi sappiamo che solo la sua chiamata, la sua decisione, la
sua grazia, fanno di noi dei suoi discepoli e ci concedono di
rinunciare a noi stessi per essere suoi.
E' lui che ci rende discepoli; �
lui la cui parola ci tocca; � lui che ci colpisce in fondo al cuore
nel punto in cui noi ci sappiamo amati; � lui che ci mette in
movimento ed � in questo movimento che fa appello alla nostra
saggezza, alla nostra riflessione.
Pi� che mai, forse, in un mondo
secolarizzato, orientato verso la soddisfazione delle aspirazioni
individuali, ci� che minaccia il discepolo � il conformismo.
L'incapacit� di trovare le strade della rottura, della rinuncia e
dell'impegno.
Ges� ci chiede di passare ogni
giorno dallo statuto dell'eletto a quello del partigiano. L'eletto
� colui che si sa amato, chiamato. Il partigiano � colui che ama a
sua volta e risponde alla chiamata.
Ges� mette nei nostri cuori le
parole della sua vita, ci chiede di vivere di queste in modo deciso
e fiducioso, tanto deciso e fiducioso quanto colui che ha rinunciato
a tutto.
Questa rinuncia non � una qualit� morale necessaria per diventare
discepolo. E' Lui che per la sua grazia ci rende discepoli. Ma i
discepoli che Egli fa di noi sanno che niente � pi� prezioso della
parola che ci rivolge, che ci indica il cammino della vita.
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