Il giovane Alphonse si trova detenuto dal 2010 nel braccio della morte del carcere di Juba, capitale del nuovo stato africano del Sud Sudan, con l’accusa di omicidio plurimo compiuto nell’ambito di una banda giovanile violenta, i cosiddetti
niggers, a cui era ritenuto appartenere.
La sua famiglia, originaria del villaggio di Kalitok, a 85 km da Juba, � molto povera. Sesto di sette fratelli, Alphonse � l’unico che ha potuto ricevere una parvenza di istruzione, nel corso di due anni passati in un collegio. I suoi genitori lavorano solo occasionalmente e non possono permettersi la scuola per i loro figli.
Nel 2008 tutta la famiglia si trasfer� nella capitale, allorch� suo padre, ammalatosi, potesse curarsi pi� facilmente. Alphonse si mise a vendere bottiglie di plastica usate, che raccoglieva per strada.
Un anno dopo il ragazzo fu arrestato a casa sua dopo una sparatoria che fece alcune vittime. Blandi indizi conducevano a lui, ma non esisteva nessuna prova che ne accertasse la responsabilit�.
Alphonse rivela di essere stato costretto con le percosse dei poliziotti ad ammettere un omicidio che non aveva assolutamente compiuto. Fu trascinato davanti a un giudice e dopo un interrogatorio sommario in cui il ragazzo profess� con caparbiet� la sua innocenza fu ugualmente portato in prigione. Racconta di essere stato picchiato e torturato per l’estorsione di una confessione ufficiale, ma resistette e continu� a dichiararsi estraneo ai fatti.
Nel gennaio 2010 l’et� minima per essere condannati alla pena capitale in Sudan venne elevata da 15 a 18 anni. Alphonse ne aveva 14 quando ricevette la sentenza di morte nell’ottobre dello stesso anno. Il suo caso al momento � pendente dinanzi alla Corte Suprema.
Nel braccio della morte di Juba, assieme ad Alphonse, sono rinchiusi altri 9 adolescenti.
L’appello per salvare Alphonse
La Comunit� di Sant’Egidio invita tutti ad aderire al proprio appello per salvare la vita di Alphonse dalla condanna a morte, inviando il seguente testo alle autorit� competenti del Sud Sudan via e-mail.
APPELLO URGENTE PRESENTATO DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO PER SALVARE LA VITA DI ALPHONSE KENYI MAKWACH , CONDANNATO A MORTE
Alla Corte Suprema del Sud Sudan per il tramite di S.E. Dr. Barnaba Marial Benjamin
Eccellenze
Scrivo la mia profonda preoccupazione in merito alla sentenza che ha condannato a morte il giovane Alphonse Kenyi Makwach, nonostante la legge del Sud Sudan proibisca ormai l’inflizione di sentenze capitali a carico di minorenni, la sommariet� del processo cui il ragazzo � stato sottoposto senza alcuna possibilit� di una difesa legale, la sua denuncia inascoltata di torture subite dalla polizia durante il suo interrogatorio con l’’intento di estorcergli una falsa confessione, e la sua reiterata professione di totale estraneit� ai fatti.
Vi esorto ad intervenire affinch� sia scongiurata tale crudele e disumana punizione.
Vi imploro perch� tale crudele e disumana sentenza non venga eseguita.
Rispettosamente
(firma e data)
Testo
in inglese – da inviare
URGENT APPEAL BROUGHT OUT BY THE COMMUNITY OF SANT’EGIDIO TO SAVE THE LIFE OF ALPHONSE KENYI MAKWACH, SENTENCED TO DEATH
To the Supreme Court of South Sudan through H.E. Dr. Barnaba Marial Benjamin
Your Excellencies
I am writing to express my deep concern over a ruling that sentenced to death the young Alphonse Kenyi Makwach, despite the law of South Sudan forbids by now the infliction of capital sentences to juveniles, a summary trial without any legal defence which the boy was submitted to, his not listened denounce of suffered tortures he received from the policemen during his interrogation aiming to extort a tainted confession from him, and his reiterated declarations pleading his absolute innocence.
I urge you to intervene on his behalf to prevent this cruel and inhuman punishment from being meted out against him.
I implore you to ensure that this cruel and inhuman sentence is not carried out.