NO alla Pena di
Morte |
Notizie dal mondo - Novembre '99 |
Il simbolo indicher� le notizie relative ad una esecuzione
ITALIA - CINEMA: FESTIVAL TORINO, VINCE FILM INDIANO SU PENA MORTE
27 NOV - Ha vinto un film indiano ''Marana Simhasanam'' (Trono di morte) che racconta, con ironia e disperazione, di un contadino condannato a morte, la 17/a edizione del FilmFestival di Torino. Il regista Murali Nair non ha potuto raggiungere l' Italia perche' sta lavorando al suo secondo film. Coprodotto con l' Inghilterra, il bel film di Nair racconta di un contadino povero che ruba per il suo bambino delle noci di cocco e che per questo viene condannato all' impiccagione. Nel suo paese, pero', si stanno preparando le elezioni e i due partiti avversari sfruttano il suo caso per attirare consensi. La formazione di sinistra prima vuole la sua liberazione, poi decide di chiedere per lui una forma piu' ''moderna'' di condanna a morte, la sedia elettricaTURCHIA - CONFERMATA LA PENA DI MORTE PER OCALAN
THAILANDIA - TRE ESECUZIONI
25 NOV - E' stata confermata in secondo grado la condanna a morte per Abdullah Ocalan, il leader curdo detenuto nelle carceri turche.
24 nov. - Tre condanne a morte sono state eseguite ieri notte in Thailandia portando a 16 il numero delle esecuzioni compiute dall'inizio dell'anno. Lo hanno riferito le autorita' tailandesi precisando che i condannati, tra i quali una donna ed un birmano, sono stati giustiziati per mezzo della fucilazione. Il 51enne, Tong Nyunt, birmano immigrato illegale, era stato accusato di aver ucciso tre anni fa la propria moglie tailandese e due nipoti di quest'ultima. Si tratta del primo straniero che viene giustiziato in Thailandia da oltre dieci anni. Somai Phan-in, di 59 anni, accusata di traffico di droga, e' la prima donna ad essere fucilata in 20 anni. La terza esecuzione e' quella del 38enne Prayudh Phonphan, accusato di aver ucciso un medico e di aver gravemente ferito un direttore d'ospedale. Prayudh fino all'ultimo ha ribadito la sua innocenza. Nel braccio della morte del carcere di Bang Khwan vi sono ancora 45 detenuti in attesa, tutti hanno chiesto la grazia al re Bhumibol Adulyadej in occasione del suo 72esimo compleanno. Quest'anno, proprio per onorare il genetliaco del re tailandese, il 5 dicembre prossimo, 30mila detenuti saranno scarcerati o la loro pena sara' ridotta.ITALIA - APPROVATA MOZIONE DAL SENATO PER RIPRESENTARE PROPOSTA MORATORIA DELLA PENA DI MORTE
24 NOV - Il Senato ha approvato con il consenso di tutti i gruppi una mozione che impegna il Governo ad adoperarsi, all' interno dell' Unione Europea, affinche' ''continui la pressione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali''. La mozione impegna, in particolare, il Governo a mantenere ''la pregiudiziale dell' abolizione della pena di morte quale condizione di ammissione per i nuovi membri dell' Unione''. Questa clausola riguarda direttamente l' eventuale ingresso della Turchia nell' Ue, paese dove ancora vige la possibilita' delle esecuzioni capitali. La mozione chiede, inoltre, al Governo di adoperarsi in Europa affinche' l' obiettivo della moratoria ''sia perseguito senza irrigidimenti, inserendolo all' interno di una interpretazione evolutiva della Carta, in atto da tempo, secondo linee che, nel corso dei decenni, hanno consentito l'assunzione dei diritti umani come valori condivisi e cogenti della comunita' internazionale''. La mozione e' stata presentata da senatori di tutti i gruppi (prima firmataria la vicepresidente del Senato Ersilia Salvato) che hanno costituito a Palazzo Madama un Comitato per la moratoria delle esecuzioni capitali.RUANDA - TRE CONDANNE A MORTE PER STRAGI DEL 1994
24 NOV - Tre ruandesi sono stati condannati a morte per la loro partecipazione al genocidio del 1994 da un tribunale speciale di Cyangugu (Sud-Ovest del Paese). Lo ha annunciato la radio ufficiale. I capi di accusa di cui i tre sono stati riconosciuti colpevoli vanno dal genocidio, all'omicidio, alla rapina a mano armata, all'associazione per delinquere. Altre dieci persone sono state condannate nello stesso processo alla prigione a vita. Le stragi a cui si fa riferimento sonmo avvenute mnel 1994. Sono state per lo piu' commesse dagli hutu piu' estremisti, appoggiati dal governo di allora, ai danni dei tutsi e di hutu moderati. Si calcola che i morti siano stati 800.000. Delle stragi si occupa anche il Tribunale internazionale dell'Aja che ha come procuratore Carla Del Ponte. Il governo di Kigali e' pero' in rotta col tribunale perche' questo ha deciso la liberazione dell'ex ministro degli esteri, sotto accusa per le stragi.IRAN: DISORDINI, CONFERMATE TRE CONDANNE A MORTE
23 NOV - La Corte d'appello iraniana ha confermato le condanne a morte inflitte da un tribunale rivoluzionario a tre presunti istigatori della protesta studentesca del luglio scorso. Lo ha detto il capo dei tribunali rivoluzionari Gholamhossein Rahparbur, citato oggi dalla stampa.PAKISTAN: OLTRE 50 MINORI NEL BRACCIO DELLA MORTE
23 NOV - Ci sono oltre cinquanta bambini nei bracci della morte delle prigioni del Pakistan, uno dei sei paesi che hanno messo a morte dei condannati minorenni negli anni novanta. Lo afferma Human Rights Watch. L'organizzazione per i diritti umani americana, pur riconoscendo che in genere le condanne a morte inflitte a minori vengono commutate in appello, ha chiesto al governo pachistano - in un rapporto il cui testo e' stato reso noto oggi - di abolire la pena capitale per i minori di 18 anni. Il rapporto, che analizza la situazione della giustizia minorile in Pakistan, afferma inoltre che spesso le stesse leggi del paese vengono violate. Mentre la legge impone di presentare gli arrestati alla magistratura entro 24 ore, ad esempio, accusa Human Rights Watch, spesso i minori vengono portati in tribunale dopo settimane di detenzione. In molti casi i minorenni vengono picchiati e costretti a dividere le celle con detenuti adulti, con un alto rischio di violenze sessuali, denuncia l'organizzazione per i diritti umani, che conclude il suo rapporto invitando le autorita' a garantire ai minorenni detenuti le condizioni stabilite dalla Convenzione Internazionale per i bambini.ITALIA/FRANCIA - FULCI A JOSPIN: PERCHE' AVETE AFFOSSATO MORATORIA?
23 NOV - ''Vorrei chiedere al primo ministro francese Lionel Jospin, che si e' scagliato contro la pena di morte al vertice di Firenze, perche' il suo ministro degli esteri e' stato tra coloro che invece hanno contribuito a gettare la spugna'', facendo si' che l' Unione europea, in sede di assemblea generale, fermasse la moratoria Onu sulle esecuzioni. Cosi', parlando con i giornalisti, l' ambasciatore italiano alle Nazioni unite, Francesco Paolo Fulci ha commentato le parole pronunciate dal leader francese al termine del suo intervento a Firenze domenica scorsa. Fulci, che stamani a Siena ha ricevuto il premio Unicef 2000 dalla parte dei bambini, ha osservato che ''quanto meno non c' e' stato alcun coordinamento tra Jospin e il suo ministro'' e che il premier ''col suo intervento, ha voluto riscattare quella che indubbiamente e' apparsa come una rinuncia della Francia a fare una battaglia che era vinta in partenza, una grande battaglia dal contenuto morale straordinario''ITALIA/FRANCIA - JOSPIN: VIA LA PENA DI MORTE DA TUTTE LE DEMOCRAZIE
IRAQ: MESSI A MORTE 10 UOMINI DELLA STESSA FAMIGLIA
21 NOV - Rispondendo a una domanda sui diritti umani, Jospin ha detto in sostanza: ''Bisogna essere inattaccabili per porre con decisione il problema dei diritti dell' uomo anche ai paesi in via di sviluppo, applicando un gran rigore all' interno dei nostri Paesi nella difesa dei diritti dell' uomo, ad esempio sul trattamento che viene riservato agli immigrati''. ''Solo risolvendo tali problemi - ha aggiunto Jospin - daremo una prova di buona fede ai Paesi in via di sviluppo. Vorrei infine che in tutte le democrazie scomparisse la pena di morte''.
Cominciata in sordina e limitata dapprima solo ai minorenni e alle donne incinte, l'abolizione della pena di morte in Francia e' diventata totale il 30 settembre del 1981. Da allora il paese e' entrato nel novero degli stati 'totalmente abolizionisti' rispecchiando un fenomeno generalizzato e profondamente radicato nell'Europa occidentale. Nota curiosa, l'altro ieri, il 19 novembre, e' tornato in liberta' l'ultimo condannato a morte della V Repubblica, un uomo che aveva commesso due omicidi e che fu graziato da Francois Mitterrand al suo insediamento nel 1981. Una prima abolizione della pena capitale in Francia fu riservata ai minorenni e alle donne incinte: la legge fu promulgata senza pubblicita' quasi in segreto nel febbraio del 1981, in osservanza al documento delle Nazioni unite. A fine settembre '81 la pena capitale fu cancellata definitivamente dall'ordinamento giudiziario francese.
20 nov. - Dieci uomini di una stessa famiglia sono stati messi a morte dalle autorita' irachene, dopo essere stati accusati di aver partecipato al tentato assassinio del figlio di Saddam Hussein, Oudai, nel 1996. Lo ha denunciato oggi a Damasco il Partito Comunista Iracheno, spiegando che le esecuzioni sono avvenute lo scorso mese di giugno nella sede del Dipartimento Generale per la Sicurezza a Baghdad. A quanto sostiene il gruppo, la cui sede principale e' a Londra, gli arresti sono avvenuti nella citta' di al-Shatrra e le case dei condannati sono state rase al suolo. I corpi dei dieci uomini, trasferiti all'ospedale militare di Baghdad, sono stati poi consegnati alle famiglie per la sepoltura.YEMEN - SIRIANO CONDANNATO A MORTE PER SPIONAGGIO
U.S.A./TEXAS - TERZA ESECUZIONE IN TRE GIORNI
20 NOV - Una Corte d'appello di Aden, nello Yemen meridionale, ha confermato oggi la sentenza di condanna a morte inflitta ad un uomo di origine siriana riconosciuto colpevole di spionaggio a favore di un non meglio precisato Paese straniero e di aver complottato per uccidere alti esponenti del governo yemenita. Lo hanno reso noto fonti diplomatiche occidentali a Dubai precisando che il condannato, Nabil Nanakli Kasebati, era stato arrestato nell'agosto 1996 dalla polizia dello Yemen, che lo aveva trovato in possesso di svariate armi da fuoco, quattro passaporti falsi e tre documenti attestanti la sua cittadinanza italiana, siriana e spagnola. Insieme con la condanna a morte emessa contro Kasebati, la magistratura yemenita aveva in primo grado condannato altri 21 cittadini dello Yemen che il siriano aveva addestrato nell'uso degli esplosivi. Il tribunale di Aden ha oggi mandato assolti quattro di quei 21 imputati e condannato tutti gli altri a pene varianti dai due ai sette anni di carcere.
19 NOV - Un uomo di 39 anni, accusato dell' omicidio della commessa di una gioielleria, e' la terza persona messa a morte nello stato del Texas nel giro di altrettanti giorni. Il condannato a morte, Jose Gutierrez ha intonato l' inno 'Hoply, Holy, Holy' ed ha recitato il Padrenostro prima che gli venisse praticata l' iniezione di sostanze chimiche letali, come ha precisato il portavoce del Dipartimento di Giustizia criminale del Texas, Larry Fitzgerald. All' esecuzione della condanna hanno assistito i genitori di Gutierrez, che hanno anche loro cantato l' inno. Esattamente cinque anni fa, nello stesso penitenziario e per lo stesso delitto, era stato giustiziato anche il fratello di Jose Gutierrez, che e' la 31ma persona messa a morte quest' anno nello stato americano e la 195ma da quando, nel 1982, e' stata reintrodotta la pena capitale. Gutierrez ed il fratello, Jessie, erano accusati di aver ucciso Dorothy McNew nel corso di una rapina in una gioielleria di College Station, nel Texas, nel settembre del 1989.TURCHIA - APPELLO DEL CONSIGLIO D'EUROPA PER ABOLIZIONE PENA DI MORTE
19 NOV - Appello del Consiglio d'Europa alla Turchia perche' abolisca la pena di morte. In una nota diffusa oggi a Strasburgo, l'organizzazione paneuropea ha indicato che la richieta di una abolizione definitiva della pena capitale in Turchia e' stata presentata ieri ad Istanbul dal segretario generale Walter Schwimmer durante un colloquio con il presidente turco Suleiman Demirel. La Turchia e' uno dei pochi paesi membri del Consiglio d'Europa che non abbiano ancora abolito formalmente la pena capitale. Da piu' di dieci anni e' tuttavia in vigore in Turchia una moratoria delle esecuzioni capitali. Ma la recente condanna a morte del leader curdo Abdullah Ocalan fa temere una interruzione della moratoria, hanno indicato fonti dell' organizzazione di Strasburgo.PAKISTAN: DOPO IL GOLPE L'EX PRESIDENTE SHARIF RISCHIA LA PENA DI MORTE
19 nov. - Ad oltre un mese dal golpe militare che lo ha deposto lo scorso 12 ottobre, l'ex premier pakistano Nawaz Sharif e' comparso di fronte al Tribunale anti- terrorismo di Karachi per rispondere di incriminazioni per le quali rischia di essere condannato a morte. Sharif e' accusato del reato di ''cospirazione per uccidere'' le 200 persone che viaggiavano sull'aereo della ''Pakistan international airlines'' (Pia) che stava riportando dallo Sri Lanka il generale Pervez Musharaf, leader del golpe divenuto ''chief executive'' del Pakistan. Il 12 ottobre, il premier cerco' di impedire all'aereo della Pia di atterrare a Karachi e Musharaf dovette ordinare all'Esercito di occupare l'aeroporto: l'aereo atterro' praticamente a secco di carburante. L'ex premier -apparso depresso, ma composto- ha respinto le accuse, accusando il regime militare di avere ''sequestrato la Costituzione e la democrazia'' in Pakistan. L'udienza si e' svolta a porte chiuse in un'aula presidiata in forza dalla polizia alla quale non e' stato consentito l'accesso della stampa. ''In carcere ho subito di tutto, tranne la tortura'', ha dichiarato Sharif di fronte al giudice Rahmat Hussein Jafri, accusando i suoi carcerieri di avergli impedito di vedere famigliari e avvocati. L'ex premier -che rischia anche una condanna per corruzione a 14 anni di carcere e 21 di interdizione dall'attivita' politica- dovra' tornare in Tribunale lunedi'. Nel 1979 il premier pakistano Zulfikar Ali Bhutto, padre della ex premier e leader dell'opposizione in esilio a Londra Benazir Bhutto, fu impiccato dal generale Zia Ul Haq, uomo forte del Pakistan dal 1977 al 1985.ITALIA - MINISTRO DINI, DOPO LA MANCATA VOTAZIONE ALL'ONU: ''NIENTE E' COMPROMESSO''
U.S.A./TEXAS - IN CORSA VERSO IL RECORD DELLE ESECUZIONI, 199 DAL 1982
19 NOV - Per il ministro degli esteri, Lamberto Dini, la ''temporanea rinuncia'' alla risoluzione che l'Unione europea aveva proposto alle Nazioni Unite per l'istituzione di moratoria in vista dell'abolizione totale della pena di morte non compromette in alcun modo l'obiettivo finale. ''Niente e' compromesso (...). Al contrario, la durezza del confronto, la chiarezza delle posizioni, che non sono astrazioni di anime belle, non saranno senza seguiti. la nostra coerenza non allontana l'obiettivo. Anzi, fa maturare le coscienze sulla via della creazione di un diritto nel quale tutti possano riconoscersi'', ha scritto Dini in un articolo pubblicato oggi dal quotidiano La Stampa. Per il titolare della Farnesina, l'approvazione della risoluzione dell'Unione Europea ''sarebbe equivalsa ad una vittoria di Pirro'', se ne fosse stato accettato un contenuto ''sostanzialmente alterato'' rispetto al progetto iniziale. I diciassette emendamenti, ''tali da snaturarne il contenuto'', coi quali erano stata accolta l'avevano infatti ''inquinata''. Dini ha osservato che l'emendamento ''piu' importante'' faceva riferimento all'art. 2 della Carta dell'Onu sulla sovranita' degli Stati e sulla non ingerenza nei loro affari interni. ''Per questo - scrive il ministro, il cui articolo e' intitolato ''Pena di morte, il coraggio di una sconfitta'' - la presidenza finlandese ha deciso di ritirarla''. Per il titolare della Farnesina, l'Unione europea ha mostrato nella vicenda ''coraggio'' - ''anche di accettare una una sconfitta temporanea ma di tener fermo il traguardo finale'' - e ''coesione''. E Dini aggiunge di ritenere che l'Europa ''possa continuare a parlare con franchezza, senza distinzione, a quei governi che ancora nutrono l'illusione che la pena di morte possa essere strumento di ordine e di giustizia, ignorando la sacralita' della vita, la necessita' del riscatto'', anche perche' ''non c'e' sicurezza maggiore, all'ombra dei patiboli''. Dini ricorda che la risoluzione dell'Ue era stata approvata da settantadue Paesi, ma da nessun Paese arabo od asiatico e che, per mediare, ''non potevamo, alla fine, ritrovarci nell' altro campo''. Per il ministro ''non e' lecito invocare una crescente interdipendenza degli interessi da un lato ed una immutata autonomia in materia di liberta' dall'altro''. Poi, ricordata la ''svolta straordinaria'' dell'ingresso della Cina nell' Organizzazione mondiale del commercio, il suo ancoraggio alle regole dell'economia internazionale, scrive che ''solo un atteggiamento coerente pur far cadere anche altre muraglie, nella sfera dei diritti, custodita ancora troppo gelosamente''e che ''non possiamo accettare una troppo profonda divaricazione tra economie pronte ad uscire dal loro isolamento e sistemi di valori arroccati su se' stessi come fortezze''.
19 NOV - Danza macabra dei numeri in Texas sul fronte della pena capitale: se la macchina della giustizia di stato fara' il suo corso, a fine 1999 lo stato della stella solitaria avra' portato a termine 199 esecuzioni da quando nel 1982 e' stata ripristinata la pena di morte. Nel penitenziario di Huntsville le squadre del boia hanno lavorato in questi giorni a pieno ritmo nella rincorsa del sinistro primato: dopo la zuffa dell'altro giorno per stendere il condannato sul lettino dell'iniezione letale, l'ultima di tre esecuzioni in tre giorni e' stata effettuata ieri. Jose Gutierrez, un uomo di 39 anni condannato all'iniezione letale per aver assassinato la commessa di una gioielleria, ha pregato e cantato salmi prima che il cocktail di veleni facesse effetto ieri alle 18:22 ora locale, ha dichiarato Larry Fitzgerald, il portavoce del carcere. I genitori del detenuto hanno assistito ai suoi ultimi momenti di vita pregando e cantando con lui. Prima di Gutierrez, cinque anni fa, suo fratello Jessie, che aveva partecipato allo stesso delitto, aveva subito la stessa sorte. Gutierrez e' stato il 31esimo condannato in Texas a ricevere quest'anno l'iniezione letale e il 195esimo da quando nel 1982 lo stato ha riaperto il braccio della morte.O.N.U. - EUROPEI RINUNCIANO A CHIEDERE MORATORIA
18 NOV - Gli europei hanno ufficialmente rinunciato a chiedere all'Onu una moratoria sulla pena di morte, di fronte all'opposizione di una maggioranza di Paesi del Terzo mondo. Lo hanno reso noto in serata fonti diplomatiche al Palazzo di vetro. L'insuccesso dell'Ue avviene nel contesto di un dibattito all'Onu su ingerenza umanitaria e sovranita' nazionale. Gli europei avevano intenzione di sottoporre all' Assemblea generale un progetto di risoluzione per chiedere ai 188 Stati membri di ''istituire una moratoria sulle esecuzioni, in vista di un' abolizione totale della pena di morte''. Il presidente della Commissione diritti umani dell'Assemblea generale, l'ambasciatore ceco Vladimir Galuska, ha annunciato ieri che l'Ue aveva rinunciato a presentare il suo testo, all' origine di aspre discussioni. ''Non vogliamo continuare in questo senso'', ha detto all'Afp l'ambasciatore della Finlandia (presidente di turno dell'Ue) all'Onu, Marjatta Rasi, adducendo il motivo che gli oppositori avevano presentato 17 emendamenti, tali da snaturare il testo. Il piu' importante faceva riferimento all'articolo 2 della Carta dell'Onu, sulla sovranita' degli Stati. Il testo era appoggiato da 72 nazioni, di cui 17 dell'America latina, ma da nessun Paese arabo o asiatico. Gli oppositori, circa 80, erano guidati da Singapore e Egitto.O.N.U./MAVOTAZIONE - SANT' EGIDIO; DISPIACERE, MA NON SORPRESA
16 NOV - Ha provocato ''dispiacere'', ma ''non sorpresa'', alla Comunita' di S. Egidio la battuta d'arresto, all' Onu, sulla risoluzione contro la pena di morte. La Comunita' , che entro la fine dell'anno avra' raccolto due milioni di firme per una moratoria universale della esecuzioni capitali, ha ribadito che proseguira' le proprie iniziative ''nell' obiettivo di allargare il fronte interreligioso contro la pena di morte''. Mario Marazziti, portavoce della comunita', ne ha espresso il ''dispiacere'' per una decisione europea che e' stata''resa evidentemente necessaria'' da ''un fronte che ha utilizzato la paura del neocolonialismo occidentale e di ingerenze negli affari interni per colpire un diritto umano''. Paesi potenti e paesi del sud povero del mondo concorrono , ha aggiunto, nel volere mantenere il loro ''diritto'' alla pena di morte.''Per questo c' e' stato un ostruzionismo procedurale mirante ad impedire un voto che avrebbe dimostrato, secondo la Comunita' di s. Egidio, che tutto questo ''e' contro la storia e contro il sentire della maggioranza delle popolazioni del pianeta''. C'e' ''molto da fare nei confronti dell' opinione pubblica, ha aggiunto Marazziti, per fare in modo che paesi come Usa e Giappone, come la Cina, l'Egitto, Singapore ed altri ''si sentano impegnati ad una pausa di riflessione ed a rivedere la loro posizione''.U.S.A./TEXAS - BUSH JR CONFESSA, MIA FIGLIA CONTRO DI ME E CONTRO LA PENA DI MORTE
15 NOV - Una delle figlie di George Bush Jr. si e' schierata contro la pena di morte. Lo ha rivelato lo stesso governatore del Texas e candidato favorito dei repubblicani alla Casa Bianca in un'autobiografia che sta per essere pubblicata negli Usa. Bush e' un convinto assertore del sistema della pena capitale e con la sua benedizione la camera della morte del carcere di Huntsville ha preso a funzionare a pieno regime. Ma alla vigilia di una delle piu' clamorose esecuzioni nello stato di cui e' governatore, una delle sue figlie gli si e' rivoltata contro. Karla Faye Tucker, l'eroina cristiana del partito degli abolizionisti e la prima donna a finire in mano al boia in Texas dai tempi della Guerra Civile, stava per essere messa a morte e aveva lanciato a Bush un appello in extremis. 'Mancavano due giorni all'esecuzione e mia figlia all'epoca aveva sedici anni: mi guardo' negli occhi mentre eravamo a cena e mi disse che aveva deciso di opporsi alla pena capitale''. Nell'autobiografia Bush ha scritto che la decisione di dar via libera al boia nel caso di Karla Tucker fu ''dolorosa''. Il governatore del Texas disse pero' alla figlia che ''era orgoglioso delle opinioni che lei aveva maturato e che aveva il diritto e la responsabilita' di pensare con la sua testa''. Quanto a lui pero' ''si era convinto che la pena di morte e' un deterrente al crimine''.U.S.A./ILLINOIS - PENA CAPITALE APPLICATA "INGIUSTAMENTE", DENUNCIA DELLA STAMPA LOCALE
14 NOV - Alla vigilia del dibattito all'Onu sulla moratoria della pena di morte un influente quotidiano americano ha lanciato una nuova crociata per fermare il boia. Secondo il 'Chicago Tribune' il sistema della pena capitale nell'Illinois fa acqua da tutte le parti a causa di ''tattiche legali senza scrupoli, prove difettose e incompetenze degli avvocati''. Il quotidiano ha passato in rassegna i 285 processi che si sono conclusi con condanne a morte da quando 22 anni fa lo stato dell'Illinois ha ripristinato le esecuzioni. ''Nonostante la loro vita fosse in gioco, in molti casi gli imputati si sono visti rappresentare da avvocati che rappresentavano non il meglio, bensi' la feccia della loro professione'', ha denunciato il quotidiano. Le condanne a morte in molti casi sono inoltre avvenute ''sulla base di prove troppo spesso inconcludenti e talora inesistenti''. Gli imputati sono stati inoltre messi in mano al boia ''dal giudizio di giurie che non includevano neppure un membro della loro stessa etnia''. L'inchiesta del 'Chicago Tribune' e' stata pubblicata oggi con grande evidenza in prima pagina. Non e' la prima volta che il quotidiano si schiera contro la pena di morte. ''L'Illinois vanta il dubbio primato di aver esonerato per errori giudiziari dal raccio della morte un numero di condannati pari a quelli finiti in mano al boia'', ha scritto oggi il uotidiano documentando il suo durissimo atto d'accusa con una serie impressionante di cifre. In almeno 33 casi un imputato condannato a morte e' stato rappresentato da un avvocato che era stato sospeso dalla professione per incompetenza, violazioni etiche o perfino condotta criminale. In almeno 46 casi la condanna e' avvenuta sulla base di testimonianze di informatori in prigione in cambio della promessa di una sentenza piu' mite. In almeno 20 casi le prove addotte dal pubblico ministero includevano un confronto a vista dei capelli: un tipo di prova scientifica che risale al secolo scorso e che si e' rivelato cosi' inaffidabile che molte giurisdizioni fuori dall'Illinois l'accettano piu'. In almeno 35 casi il condannato a morte era nero e la giuria composta esclusivamente di bianchi. Il 'j'a cuse' del 'Chicago Tribune' contiene informazioni sulle condizioni di detenzione nei tre bracci della morte dove i condannati restano a languire per anni in attesa del boia: ''Passano 23 ore al giorno in celle cosi' piccole che si possono toccare entrambe le pareti allargando le braccia''.ETIOPIA: PRIMA CONDANNA A MORTE ESPONENTE REGIME MENGHISTU
9 NOV - La prima condanna a morte nei processi di massa contro migliaia di esponenti del deposto regime militare etiopico del colonnello Menghistu Haile' Mariam e' stata emessa da un tribunale di Addis Abeba. Lo ha reso noto oggi l'agenzia di stampa etiopica 'Ena'. L'agenzia ha precisato che la Corte suprema ha condannato ieri in contumacia alla pena capitale il tenente Getacio' Terba, riconosciuto colpevole di aver ordinato l'uccisione di cinque oppositori del regime di Menghistu durante il cosiddetto 'terrore rosso' del 1977-'78, in cui furono uccisi decine di migliaia di sospetti 'controrivoluzionari'. Anch'egli processato in contumacia, il colonnello Menghistu e' dal canto suo fuggito in Zimbabwe nel maggio 1991.O.N.U. - CHI E' MAHBUBANI, AMBASCIATORE DI SINGAPORE, AVVERSARIO DELLA MORATORIA
9 NOV - Nella battaglia per la moratoria Onu della pena di morte l'Unione Europea si e' trovata di fronte un avversario agguerritissimo: l'ambasciatore di Singapore Kishore Mahbubani, soprannominato dalla rivista 'Economist' il ''Toynbee asiatico'' (il riferimento e' allo storico britannico Arnold Toynbee, autore di un'opera monumentale sulla genesi, evoluzione e crisi delle civilta'), e' considerato in pectore il successore di Kofi Annan. Siamo alla fine dell'era occidentale? La civilta' occidentale e' universale? E la campagna dell'Occidente per i diritti umani si fonda davvero su ragioni altruistiche? Sono questi i temi che stanno a cuore a Mahbubani, tudioso di storia, filosofia oltreche' astuto diplomatico. Questi stessi temi sono rimbalzati negli interventi di fuoco che l'ambasciatore di Singapore ha fatto nelle schermaglie preliminari del dibattito sulla pena di morte al Palazzo di Vetro quando ha minacciato l'Occidente che di voler importare nei paesi in sviluppo i valori corruttori del mondo ricco: omosessualita', matrimoni tra gay, droga. Qualche giorno fa parlando all'Onu di diritti umani Mahbubani ha minacciato che al Palazzo di Vetro ''scorrera' il sangue'' se gli europei ''non rinfodereranno il coltello'' prima che cominci la battaglia su una proposta che ''dimostra una straordinaria mancanza di sensibilita' culturale''. E che L'ambasciatore di Singapore non scherzi sono in molti a giurarlo. Mahbubani ''ha l'istinto del predatore che azzanna alla gola l'avversario quando si tratta di identificare un tema critico e avanzare una tesi potente a sua difesa'', ha detto di lui Samuel Huntington, docente ad Harvard e autore dell'ormai classico 'Clash of Civilization'. Nel caso della pena di morte l'inviato di Singapore ha trovato il siluro con cui speronare la proposta europea nella dottrina della sovranita' degli stati: ''In questo mondo sempre piu' interdipendente - ha detto - c'e' una chiara tendenza verso l'accettazione di limitazioni della sovranita' nazionale. Ma questa accettazione dipende dal chiaro riconoscimento che in alcune aree la sovranita' non si tocca''. Ma chi e' K shore Mahbubani, il diplomatico-filosofo che il 'Washington Post' ha definito ''il Max Weber della nuova etica confuciana''? Mahbubani ha studiato a Singapore, in Canada e negli Usa dove ai primi anni novanta ha trascorso un anno al prestigioso Center for International Affairs di Harvard. Autore di pubblicazioni sulle piu' importanti riviste internazionali tra cui 'Foreign Affairs' e 'National Interest', ha fatto una carriera lampo in diplomazia arrivando a diventare giovanissimo ambasciatore all'Onu. Ma la sua ascesa non sarebbe finita. I paesi dell'Asia pensano infatti a lui come al prossimo segretario generale quando, esaurito il turno dell'Africa, la carica di Annan passera' a quel continente.SPAGNA: BAMBINI, GIOCHI DI MORTE CON LA SEDIA ELETTRICA
4 NOV - La sedia elettrica per i condannati a morte negli Usa e' diventata in Spagna un gioco, a disposizione anche dei bambini. Il primo esemplare, messo in funzione in una sala giochi di Las Palmas nelle Isole Canarie la scorsa settimana, ha sollevato un mare di critiche e le autorita' preannunciano inchieste. Si chiama ''Shocker'', la ''macchina che provoca shock'', e in pochi giorni e' diventata molto popolare fra giovani e ragazzi desiderosi di provare il brivido della morte. E' una replica perfetta della famigerata sedia elettrica del carcere di Starke, negli Stati Uniti, sulla quale centinaia di condannati hanno esalato l'ultimo respiro fra orribili sofferenze. L'''aspirante cadavere'' si siede, introduce 200 pesetas (2500 lire) si lega, impugna due manopole di acciaio e comincia a vibrare e sussultare violentemente come se stesse manovrando un potente trapano. ''E' come se sentisse nella propria carne la tortura di un'esecuzione vera'', spiega soddisfatto Miguel Aleman, gestore del ''New Park'', la sala giochi del centro commerciale Quando non puo' piu' resistere, il cliente alza le mani. La macchina si ferma, e sputa all'istante un ''certificato'': 'Complimenti: hai sopportato una scossa di 2.000 volt'', o 3.000 a seconda dei casi, regolarmente misurati ed esibiti dal pannello ''power'', posto sopra la testa del condannato.''Il minimo che si possa dire, a parte il cattivo gusto, e' che e' diseducativa perche' spinge i giovani a familiarizzare con la violenza''. Amnesty International ha emesso oggi un comunicato in cui depreca ''la volgarita' di questo gioco'' che ''banalizza la gravita' di un metodo di esecuzione gia' di per se' illegale''. La sedia elettrica viene introdotta in Spagna come gioco proprio mentre in questi giorni popolazione, movimenti e governo stanno protestando con gli Stati Uniti per la condanna a morte del primo spagnolo con questo sistema, Joaquin Jose' Martinez, 25 anni, accusato di duplice omicidio in Florida nel 1995.CONSIGLIO EUROPA: RANIERI, OBIETTIVO ABOLIZIONE PENA MORTE
4 NOV - L'abolizione della pena di morte in tutti i paesi membri del Consiglio d'Europa sara' uno degli obiettivi centrali della prossima presidenza italiana dell' organizzazione paneuropea, nel 2000: lo ha indicato oggi a Strasburgo il sottosegretario agli esteri Umberto Ranieri. Intervenendo davanti al comitato dei ministri degli esteri del Consiglio d'Europa, Ranieri ha sottolineato come ''stia particolarmente a cuore al nostro paese l'impegno per l' abolizione della pena di morte in tutti gli stati membri''. ''Auspichiamo - ha aggiunto il sottosegretario - di vedere realizzato quanto prima questo obiettivo, che costituira' uno dei temi centrali della programma di presidenza italiana''. La pena di morte e' ancora formalmente prevista da alcuni paesi membri del Consiglio d'Europa, in particolare in Russia, Ucraina e Turchia. In questi tre stati e' tuttavia in vigore una moratoria delle esecuzioni. L'Italia prendera' la presidenza dell'organizzazione di Strasburgo, per sei mesi, nel maggio del 2000.ITALIA - CIAMPI RICEVE LE FIRME PER LA MORATORIA RACCOLTE DA SANT'EGIDIO
2 NOV - ''Essere contro la pena di morte non vuol dire essere lassisti. Il vero deterrente contro il crimine e' la certezza della pena e non una pratica che va contro la dignita' umana'', ha detto il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ricevendo al Quirinale una delegazione della Comunita' di Sant'Egidio che gli ha consegnato mille firme del milione e 800 mila raccolte in Italia e in altri 124 paesi del mondo per chiedere dal 2000 una moratoria universale di tutte le esecuzioni capitali. Ciampi ha detto di condividere le ragioni della battaglia. ''Il fatto che sia oggi l' Unione Europea a proporre alle Nazioni Unite - ha aggiunto - la moratoria delle esecuzioni capitali e' indice di uno dei talenti dell' Europa e di cio' che un' identita' culturale europea puo' dire al resto del mondo''. La delegazione della Comunita' di Sant'Egidio era guidata dall' assistente ecclesiastico, mons.Vincenzo Paglia, e comprendeva il coordinatore della campagna internazionale don Marco Gnavi e il responsabile delle relazioni esterne, Mario Marazziti. Mons. Paglia ha spiegato che un milione di firme sono state raccolte in Italia e, fra quelle straniere di maggior rilievo, ha segnalato quelle del presidente indonesiano Wahid, dell' intero capitolo dei vescovi luterani svedesi, di esponenti giapponesi shinto e di personalita' del buddismo. Mons. Paglia ha affermato che per la prima volta si e' realizzato ''un fronte ecumenico ed interreligioso mondiale contro la pena di morte'' ed e' significativo che proprio domani cominci presso la terza commissione dell' Onu l' esame della mozione presentata dall' Ue per la moratoria delle esecuzioni capitali che dovrebbe essere votata a dicembre. Sulla carta, per la prima volta, osservano gli esponenti di Sant'Egidio, si profila una maggioranza favorevole alla moratoria, essendo 53 i Paesi dichiaratamente ''retenzionisti'' (cioe' per il mantenimento della pena di morte), 90 quelli che in altre occasioni si sono pronunciati a favore della moratoria e 30 quelli che finora si sono astenuti. Tuttavia, riconoscono gli esponenti di Sant'Egidio, fra i ''retenzionisti'' ci sono paesi importanti come Usa, Giappone, Cina e alcuni paesi asiatici e di religione musulmana. A loro, Ciampi ha dato un incoraggiamento a proseguire la campagna.U.S.A.: OMICIDA A 16 ANNI, CORTE SUPREMA CONFERMA PENA DI MORTE
1 NOV - La corte suprema americana ha rifiutato oggi di riconoscere un trattato internazionale che avrebbe potuto salvare Michael Domingues, condannato a morte nel Nevada. Condannato per un omicidio commesso quando aveva 16 anni, Dominguez, orami adulto, aveva presentato appello, sostenendo che l'esecuzione avrebbe violato il trattato internazionale sui diritti civili e politici. Il trattato, ratificato anche dagli Stati Uniti, vieta la pena di morte per i minori di 18 anni. La Corte Suprema ha dichiarato inammissibile il ricorso di Dominguez e confermato la propria linea: chi commette un delitto e non ha ancora compiuto sedici anni sfugge alla pena di morte, ma a 16 anni compiuti si puo' essere condannati come adulti.O.N.U.: PENA DI MORTE; LE MANOVRE DEGLI STATI FAVOREVOLI ALLA PENA DI MORTE RIUSCIRANNO AD INCRINARE IL FRONTE EUROPEO ?
1 NOV - Di fronte a una valanga di emendamenti-killer presentati dalle nazioni favorevoli alla pena di morte il fronte europeo promoratoria scricchiola: alcuni paesi tra i co-sponsor della risoluzione all'Onu potrebbero nelle prossime ore decidere di tirarsi indietro. Fonti del Palazzo di Vetro che seguono da vicino il dibattito hanno riferito che tra i paesi incerti c'e' l'Austria a cui potrebbero unirsi alcune altre nazioni. Ufficialmente il fronte e' compatto, ma ''i prossimi giorni di discussione informale tra noi saranno cruciali'', ha dichiarato un portavoce della presidenza finlandese della Ue all'Onu. Il portavoce finlandese ha indicato che il dibattito in Terza Commissione dell'Assemblea Generale prendera' il via in settimana in vista di un voto che potrebbe arrivare entro la seconda decade di novembre. ''Ma una data precisa deve essere ancora definita anche perche' i paesi Ue devono confrontarsi sugli emendamenti ufficializzati venerdi' scorso sul testo della risoluzione'', ha detto il portavoce finlandese. Le modifiche sono una valanga di paragrafi-killer: ''Cosi' com'e' snaturano il testo della risoluzione e fanno piu' male che bene alla causa della lotta contro la pena di morte e per i diritti umani'', ha detto il portavoce della Finlandia. Lo scontro si annuncia feroce:''Quella sulla moratoria pero' e' una battaglia importante. Sono convinto che, se si ha il coraggio di farla, c'e' la possibilita' di vincere'', si e' detto pronto allo scontro l'ambasciatore italiano Francesco Paolo Fulci. Ecco gli schieramenti: da un lato i 74 paesi che hanno co- firmato la risoluzione europea (l'ultimo, il Kirgizistan, e' stato persuaso ad aderire da un'iniziativa italiana, una missione della senatrice diessina Ersilia Salvato); dall'altro un nutrito gruppo di nazioni pro-pena di morte che ad oggi, secondo calcoli ufficiosi, sono salite a 80 su 188 membri dell'Onu. Il fronte dei contrari (ne fanno parte irriducibili sostenitori della pena di morte come Libia, Sudan, Iran, Iraq, accanto a Cina e Stati Uniti) e' capeggiato da Egitto e Singapore che hanno continuato in questi giorni a presentare Emendamenti per snaturare il testo al centro del dibattito. Sono due le modifiche piu' insidiose: la prima riproduce esattamente quella che nel 1994 spedi' su un binario morto il primo tentativo, fatto all'epoca dall'Italia, di portare l'Assemblea Generale ad approvare la moratoria. Questo emendamento prevede che ''niente nella Carta dell'Onu autorizza le Nazioni Unite a intervenire in materie che sono chiaramente giurisdizione interna degli stati''. Ma a giudizio degli europei e' ancora piu' pericolosa la seconda modifica che riafferma il ''diritto inalienabile'' di ciascuna nazione a ''scegliere i propri sistemi politici, economici, sociali e culturali senza interferenze in alcuna forma da parte di un altro stato''. Il senso di questo emendamento e' di ribadire che la pena di morte e' una questione di scelte di politica criminale interna agli stati e non una violazione dei diritti umani. Per essere approvata la moratoria deve passare prima in commissione e poi in Assemblea Generale con la maggioranza semplice di 186 nazioni votanti (due paesi, Somalia e Jugoslavia non votano). Ma a complicare il quadro si e' aggiunto il fatto che, a giudizio di molti paesi Onu, il dibattito sulla pena di morte si e' inserito quest'anno nella piu' vasta discussione sul grande tema dell'intervento umanitario stimolato in apertura dell'Assemblea dal segretario generale Kofi Annan. Il timore di alcuni paesi e' che, vincendo lo scontro sulla moratoria, si pregiudichi il successo nella battaglia sul diritto di intervento in difesa delle popolazioni civili invocato dall'Onu in Kosovo e a Timor.