Comunità di S.Egidio


01/11/2001
Roma
Liturgia nel giorno di Tutti i Santi
Nel giorno della memoria di Tutti i Santi, la Comunit� di Sant�Egidio celebra una liturgia nella chiesa di San Bartolomeo all�Isola, per ricordare tutti gli amici morti a causa di gravi malattie.

 Riportiamo l'omelia di don Matteo Zuppi

 

Ap 7, 2-4.9-14
1Gv 3, 1-3
Mt 5, 1-12

"Beati". Felici. Questa � la festa di oggi: i fratelli chiamati da Dio ad essere, insieme, felici. Perch� Dio vuole la gioia, non la tristezza; vuole una vita piena, ricca, piena di sentimenti. E� la festa dei �felici�: quelli del cielo e quelli della terra; festa di tutti i suoi santi. Perch� la felicit� non la troviamo da soli, contro gli altri o senza il prossimo: la felicit� la troviamo insieme. I santi non sono degli eroi, un corpo scelto, a numero chiuso; non sono privilegio di una razza o di una specie. Non si � nemmeno santi per virt� propria, pur grande che sia. Certo: tutti siamo chiamati ad essere santi, cio� a cambiare, a diventare migliori, a coltivare in noi i tanti sentimenti e le tante, infinite, virt� dell�amore. Dobbiamo diventare santi per non accettarci cos� come siamo, per non essere sciapi di sentimenti ed avari di amore, per non essere fissati sulle cose, per non diventare complici sciocchi del male. Ma si � santi perch� amati e scelti da Dio: non per merito, ma per suo amore, gratuito, irragionevole, senza calcoli. L�amore del Signore � come un pozzo che non si esaurisce; che dona ci� che � indispensabile per vivere, l�acqua; sollievo, in particolare, nella fatica, quando il cuore e la vita divengono aridi. E tutti siamo assetati di amore! Quanti hanno bisogno di parole e gesti d�amore, che ridiano forza e speranza, che liberino dal male! Oggi � la festa di coloro che hanno ricevuto gratuitamente l�acqua dalla fonte della vita e diventano essi stessi fonte d�amore per chiunque ha sete.

I santi di Dio non sono uniti dal sangue, ma da quel legame santo che � l�amicizia, vincolo ben pi� profondo e vero. E� quella �moltitudine immensa, che nessuno pu� contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua� di cui abbiamo ascoltato. In quella moltitudine scorgiamo il volto dei nostri cari. Santi non perch� buoni, perfetti � uno solo � buono� ma santi perch� suoi. I santi sono i peccatori che si ricordano, piangono amaramente e smettono di scappare; sono gli uomini che si fanno volere bene senza difendersi e vergognarsi; santi sono i figli che si ricordano del padre e si lasciano abbracciare da lui; sono i malati che invocano solo piet�; santi sono i deboli che si rivestono della sua forza. Santi sono i beati: gli afflitti; i poveri; i miti; i puri di cuore.

I santi hanno un solo nemico. Il male. Perch� il male separa: semina nel cuore l�inimicizia; fa alzare frontiere; insinua nel cuore il tarlo della diffidenza e scava abissi enormi tra gli uomini. Il male alimenta i pregiudizi, spegne la speranza e fa rassegnare il cuore. Il male rende incapaci di riconoscere il mio fratello, la mia sorella nell�altro. Il male rende cieco l�uomo e gli arma la mano. Lo capiamo acutamente in queste settimane, quando vediamo i frutti terribili e dolorosi del male. Il male separa, divide. Dio unisce.

Oggi noi non preghiamo solo per i nostri cari, affidandoli di nuovo al Signore della vita perch� li sollevi alla luce ed alla pace della sua casa, li protegga con il suo amore tenero e premuroso. Oggi essi pregano insieme con noi. Questa liturgia ci fa pregustare quella del cielo ed il nostro riunirci manifesta in maniera eloquente la forza dell�amore, che ci restituisce i nostri cari. E� un legame di amore, santo, perch� frutto solo dell�amicizia del Signore, rafforzata dalla prova e purificata dalla sofferenza che ha come bruciato tante cose inutili o cattive del nostro cuore. L�amore non � stato l�unica vera consolazione? Non � stato speranza e forza per i nostri cari? L�amore � la verit� della vita, ma anche della morte. Tutto passa, anche la fede e la speranza. Quello che rimane � l�amore.

Noi abbiamo visto i nostri fratelli diventare deboli nel corpo, ma forti di amore. Essi hanno compreso l�importanza di volere bene; dei piccoli gesti; di potersi incontrare, vedersi, salutare, di stare assieme. Era quello che attendevano di pi�. Era la loro forza e gioia. Oggi lo comprendono pienamente. E noi, insieme ai nostri cari, abbiamo iniziato a commuoverci per la debolezza, a non scappare di fronte al male. Insieme con loro abbiamo imparato a pregare il Signore che ha commozione e si china come vero buon samaritano sull�umanit� ferita e dimezzata. Le lacrime della vedova, dell�umanit� vedova di chiunque, le lacrime degli uomini di ogni tempo, rigano, dice il libro del Siracide, le guance di Dio, perch� lui fa sue quelle lacrime.

Abbiamo visto i nostri fratelli desiderosi d'amore, trovare la parte migliore che non sar� mai tolta. Tutti noi siamo deboli. Tanto. Sempre. Questo non ci deve mettere paura, non ci getta nello sconforto. Perch� l�amore rende davvero forti, della forza vera. Lo hanno capito i nostri fratelli: forti perch� amati, aiutati, sostenuti, anche quando le ginocchia diventavano vacillanti o amaramente il corpo non rispondeva pi� ai comandi. La forza loro veniva dall�amore, che unisce, che � �mia e tua�. Erano diventati dipendenti ed hanno trovato l�amore. Colui che ama fino in fondo ed insegna l�arte d�amare � Ges�. Lui ha sollevati i nostri cari dalla paura, dalla debolezza, da una condizione dura; le sue mani li hanno strappati dal male, perch� nessuno pu� rapire le sue pecore dalle sue mani. Come nell�immagine che riceveremo tutti alla fine: Ges� solleva con forza, strappa dal buio della morte con l�energia dell�amore, quella della resurrezione, perch� l�amore esalta la nostra debolezza e fa compiere quello che non avremmo mai fatto. Sono raffigurati un uomo ed una donna: Adamo ed Eva. Cio� ogni uomo, l�umanit� tutta, debole e segnata dalla finitezza com��. Il male schiaccia per terra, umilia; Ges� solleva perch� vuole la vita. La loro vita trova compimento, pienezza, in quello che oggi capiamo ancora avvolto nel velo del mistero.

Ricordare loro ci rende sensibili a chi vive nella debolezza oggi. Amiamo la debolezza di ogni uomo! C�� chi la deride; c�� chi la fugge; altri la giudicano senza avvicinarsi, la osservano ma non ne hanno compassione, non si lasciano muovere a piet�. Il ricordo dei nostri cari ci rende sensibili a ricordare tutti coloro che oggi vivono nella stessa ansia, attraversati dalla paura, dalla difficolt�. Ed in pi� non hanno nessuno che li aiuti, come i tanti malati in Africa che non hanno cure. La Comunit� ha il sogno, che � diventato un progetto concreto che sta iniziando, di cominciare a garantire la terapia in Mozambico, perch� non possiamo accettare le regole di impotenza per le quali non si pu� mai fare niente, regole che condannano milioni di persone ad aspettare di morire solo perch� non hanno soldi e non ci sono le medicine. Il sogno che siano curati. E questo sogno ha bisogno del sostegno di tutti.

Infine. Innalziamo la nostra preghiera al Signore perch� sia vinto il male. Noi non sappiamo pregare. Lo facciamo poco. Non troviamo le parole. Non sappiamo stare fermi; ci fa paura il silenzio. Ma chiediamo con insistenza quello che Ges� ci ha insegnato: �liberaci dal male!�. Chiederlo � dire a Dio che non lo accettiamo per noi; che non lo vogliamo per nessuno. Preghiamo come i poveri, insieme ai nostri cari, perch� ogni male sia vinto, perch� sia allontanata la guerra, perch� il dolore di ognuno trovi consolazione, speranza, mani e cuori buoni, occhi premurosi.

Cari fratelli e sorelle noi pronunceremo assieme i nomi dei nostri cari. Ges� risorto chiam� Maria, che piangeva al sepolcro, per nome. �Maria�, le disse e lei, voltandosi, lo riconobbe e disse �Maestro�. Ecco: i nomi che pronunciamo noi, li ha pronunciati per primo Ges�, chiamando i nostri fratelli dal pianto, dalla tristezza, dalla rassegnazione, dalla morte. Accenderemo una luce ad ogni nome. Come tante stelle del cielo, che Dio conosce per nome. Danno luce, perch� come tante stelle illuminano il buio, riflettono la luce d�amore di Dio. Ci accompagner� il canto del Kyrie eleison: Signore piet�, prendi cura della nostra debolezza e miseria. E Dio � buono e pietoso, lento all�ira e grande nell�amore. Al termine della liturgia riceveremo tutti un fiore benedetto. Portiamolo con noi, portiamolo in questi giorni in cui visitiamo i nostri cari l� dove essi riposano: � segno della vita che � protetta ed amata da Dio, preziosa agli occhi di colui che rende eterna la nostra preziosa debolezza e ne ha cura.

Signore, nessuno � dimenticato da te. I nomi dei nostri cari popolano il cielo di Dio e splendono in esso come tante stelle. Oggi vivono con te la beatitudine piena del tuo amore, con tutti i tuoi santi. Ricordati di loro, ricordati di tutti. Insegnaci a combattere ogni male con la forza e l�intelligenza dell�amore, ad essere buoni con i poveri e gli afflitti. Signore, vieni presto. Liberaci dal male. Venga il tuo Regno di pace. Amen

Signore amico buono degli uomini benedici questi fiori,
perch� siano il segno del tuo amore che protegge e custodisce la vita.
Tu che vesti i gigli rivestici del tuo amore che non finisce
Per Cristo nostro Signore.