Comunità di S.Egidio


13/04/2002
Omelia pronunciata da S. Em. il card. Walter Kasper
Presidente del Pontificio Consiglio per l'Unit� dei Cristiani
Roma - Basilica di Santa Maria in Trastevere

       

 

Atti 2,14.22-33 
Salmo 15
1 Pietro 1,17-21
Luca 24,13-35

Cari fratelli e sorelle!

il vangelo dei due discepoli di Emmaus mi tocca sempre profondamente. I due discepoli erano in cammino e si ponevano molte domande. 
Sono delusi e rassegnati, non comprendono pi� il mondo, il loro orizzonte � chiuso, hanno abbandonato ogni speranza. E quale speranza! La speranza nella realizzazione delle promesse e delle attese del popolo sin dai secoli passati, la speranza per la venuta del Messia, del regno di Dio e della sua giustizia. Adesso questa speranza � completamente crollata!

Forse anche noi in questi giorni e in queste settimane siamo in una situazione simile. Anche noi possiamo dire: Non abbiamo pi� la speranza! Abbiamo sperato che il nuovo secolo e il nuovo millennio cominciassero in modo diverso. Abbiamo sperato che, dopo il crollo delle ideologie e dei sistemi totalitari del ventesimo secolo, cominciasse un periodo nel quale i diritti umani fossero rispettati, un tempo di dialogo e di pace. Ma cosa � accaduto? � apparso davanti ai nostri occhi il volto brutale del terrorismo internazionale, che sfrutta talvolta persino il nome di Dio. Ma la lotta contro il terrorismo, una lotta che in se � giusta, non giustifica le guerre che oltrepassano le misure etiche della legittima autodifesa, le guerre che causano molte vittime innocenti.

E adesso � scoppiata la tragedia in Terra Santa. Proprio in Terra Santa, da dove � partito il messaggio di shalom, l�invito alla pace, dove Ges� Cristo ha vissuto, dove � risorto; proprio a Betlemme dove Cristo � nato; proprio a Gerusalemme, la citt� della pace. Dobbiamo deplorare la violenza da qualsiasi parte provenga, sia gli atti terroristici sia le rappresaglie indiscriminate che innescano una spirale di violenza. Condividiamo la sofferenza delle popolazioni di ambedue le parti e preghiamo che possano liberarsi dai loro sentimenti di odio e di vendetta. 
Non c�� una soluzione nella forza e nella violenza, sia terroristica sia militare; c�� soltanto una soluzione, un�uscita dalla spirale della violenza nella giustizia, il perdono, la preghiera.

Abbiamo sperato e ci siamo impegnati per debellare il terribile carcinoma dell�antisemitismo e per raggiungere una collaborazione fraterna con gli ebrei Sfortunatamente per�, in questo momento, molti non sanno distinguere fra la critica legittima di un governo e i vecchi pregiudizi di ostilit� e di sospetto generalizzati verso gli ebrei, i quali si sentono minacciati e a loro volta ritornano a vecchi rancori e sospetti. Per coloro che hanno sperato e che si sono impegnati, il dialogo sembra essere in bilico.

In questo. difficilissimo momento il nostro motto non pu� essere "Lasciate ogni speranza!" Di fronte a questa situazione non certo facile, bisogna ricordare che -come i due discepoli- anche noi non siamo da soli sulla nostra via. C�� un Terzo che cammina accanto a noi. Forse anche noi siamo ciechi e abbiamo un cuore duro; forse anche i nostri occhi sono incapaci di vedere e non lo possiamo riconoscere. Ma dobbiamo continuare a camminare e a dialogare con lui, con cuori ardenti, e imparare che cosa dice la Scrittura.

Anche se � difficile da capire e ancora pi� difficile da accettare, Cristo ci dice: "Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti. Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?" Sarebbe certamente difficile affermare e totalmente inaudito asserire che tutti i disastri a cui ho accennato siano necessari. L�unica cosa che possiamo dire � che Pasqua non pu� essere separata dal Venerd� Santo. Anche il Risorto porta le sue ferite; la nuova vita e la speranza di Pasqua stanno nel segno della croce. Dobbiamo dunque imparare: La speranza cristiana non � un�utopia secolare, � una speranza crocifissa.

Ma attraverso la risurrezione di Ges�, Dio ha dimostrato che non � la morte ad avere l�ultima parola. Egli ha sconfitto i poteri della morte, i poteri della violenza, dell�odio, della menzogna. Dio ha dimostrato che la Vita � pi� forte della morte, l�amore � pi� forte dell�odio e della violenza. Ha fatto di Ges� la pietra angolare, sulla quale costruire la nostra vita. Con la risurrezione di Ges�, Dio ha operato un nuovo inizio e ha dato ragione alla vita. Dio � amico della vita. Cristo � risorto. Cristo vive ed � accanto a noi e in mezzo a noi lungo il cammino della nostra vita. Lui � presente e lo possiamo riconoscere nella frazione del pane, nella celebrazione eucaristica.

� in questo che troviamo una risposta chiara ed evidente alla domanda: Che cosa significa Pasqua per me e per noi?

Se crediamo nella Pasqua, possiamo sperare che il nostro impegno per la pace e la riconciliazione non sia mai inutile e senza senso, anche se non vediamo un successo immediato. Una speranza che si vede non � speranza. Ma con la Pasqua giunge la promessa definitiva che la vita vincer� e che la carit� rimarr� per sempre, cos� come le opere della carit� e della giustizia rimangono iscritte nella realt�.

Se crediamo nella Pasqua e nel messaggio pasquale della vita, dobbiamo disapprovare entrambe le parti, sia il terrorismo, sia l�oppressione e l�umiliazione di un intero popolo che crea nuovo odio e alimenta nuovo terrorismo. Dobbiamo continuare, anzi intensificare il dialogo interculturale e interreligioso, il dialogo della giustizia e della solidariet� verso tutti, il dialogo del perdono e della pace. Dobbiamo soprattutto intensificare il dialogo tra le tre religioni monoteistiche, con gli ebrei e i musulmani.

Possiamo aggiungere:
� Se credo nella Pasqua, una situazione familiare danneggiata non � pi� senza via d�uscita, ma piuttosto � come una sponda, da cui � possibile una nuova partenza,
� una malattia o una menomazione non sono pi� il punto conclusivo del mio progetto di vita, ma possono essere l�inizio pi� cosciente di una nuova via,
� una colpa o uno sbaglio non sono pi� come un atto registrato al catasto che rimane annotato per tutta la mia vita e che mi ricatta per sempre, ma come un punto di partenza di grazia, di maturazione e di nuova libert�,
� un�offesa o un�ingiustizia non sono pi� un muro insuperabile, ma una chiamata alla riconciliazione e a nuove strade che si aprono di fronte a me,
� la morte e il perire non perdono la loro amarezza, ma perdono la loro desolazione, perch� sono la porta che conduce alla vita eterna.


Alla fine i due discepoli in cammino verso Emmaus hanno compreso tutto ci�. Abbandonano la loro delusione e la loro rassegnazione. Si rimettono in moto e ritornano velocemente a Gerusalemme, dove, nel frattempo, anche gli altri apostoli sono diventati testimoni del Cristo risorto. Insieme diventano testimoni del vangelo della vita: Cristo � risorto e anche noi vivremo con lui.

Anche noi, come cristiani, siamo invitati ed inviati ad essere testimoni del Vangelo della vita. Il mondo odierno ha bisogno di tali testimoni. Nel nostro mondo manca la speranza. La speranza e lo slancio verso di essa corrono il rischio di raffreddarsi. Spesso la nostra cultura � definita come una cultura della morte, cio� una cultura, in cui le realt� morte, le realt� materiali hanno la priorit� e sono pi� importanti della vita e del vivente. Le questioni economiche sono divenute realt� dominanti. Ci� che non pu� essere calcolato, non conta. C�� tanta disperazione e tanto poco idealismo nel mondo, proprio perch� i valori materiali non riusciranno mai a saziarci e non potranno mai riempire i nostri cuori.

Come cristiani, e come credenti nella risurrezione di Cristo, abbiamo un�alternativa. Possiamo contrapporre a questa cultura della morte una cultura della vita! Attraverso di noi la resurrezione pu� essere una realt� gi� oggi, nella nostra vita e nel nostro mondo. Questa non � un�utopia secolare, ma una forza per continuare il cammino fino a Emmaus, ritornare a Gerusalemme e in tutto il mondo.

A Pasqua Dio ha detto "si" alla vita, e se Dio dice "si" lo dice in modo definitivo. Come cristiani non possiamo abbandonare la speranza. Anche noi possiamo dire "si" alla vita e impegnarci per la vita, anche noi possiamo essere testimoni della speranza per la vita. Cristo � risorto e vive, e anche noi possiamo vivere. Per questo motivo celebriamo la cena pasquale. Amen.