C'� bisogno di una pazienza geologica per trovare un linguaggio comune tra le religioni. Forse � da questo tirocinio che nasce il lavoro che il 4 ottobre ha portato alla chiusura, a Roma, della guerra civile in Mozambico. Un conflitto dal bilancio tragico quanto naturalmente ignorato dal grande Nord del mondo: un milione di morti, come nella guerra Iran-Irak, un milione di rifugiati nei paesi vicini, quattro o cinque milioni di profughi interni, tre milioni di persone oggi a rischio di morte per fame come in Somalia.
C'� stata una conclusione solenne (la Farnesina, molti capi di stato, l'Onu) per un processo iniziato con molta modestia, e condotto, come � noto, con la mediazione ufficiale non di istituzioni, ma di quattro persone, l'on. Mario Raffaelli, mons. Jaime Goncaives, don Matteo Zuppi e chi scrive. Per quanti, come la Comunit� di Sant'Egidio, s'erano posto il problema della cooperazione per lo sviluppo del Mozambico negli anni '80 era evidente che in quel paese senza la pace niente era possibile. Ricordo di averlo detto al congresso del Frelimo, il partito al governo, alcuni anni fa, tra il sospetto di alcuni dirigenti e l'entusiasmo dei delegati.
Ma come era possibile stabilire un contatto tra la guerriglia e il governo? I sudafricani avevano fallito, giocando un ruolo poco chiaro. Varie diplomazie internazionali avevano provato, senza successo. In realt�, sul Mozambico si sono scaricati prima i guasti dell'eredit� coloniale, poi quelli della divisione del mondo in blocchi e poi anche quelli della fine della contrapposizione tra i blocchi.
In questo scenario � nato il tentativo della Comunit� di Sant'Egidio. Con la crisi del marxismo erano caduti i principali motivi ideologici del conflitto, ma non � certo questo un motivo sufficiente per smettere di fare la guerra. In pi�, la guerriglia, forte militarmente, doveva attrezzarsi completamente ad una mentalit� politica. Proprio la durezza dello scontro, l'"impotenza" delle grandi potenze, poi via via sospinte verso altre urgenze, come quella del riassorbimento dell'Est europeo, hanno reso necessaria la messa a punto di una formula diversa per uscire dalla guerra. Una sorta di diplomazia "free lance", in cui un soggetto ecclesiale come la Comunit� di Sant'Egidio (insieme a un arcivescovo mozambicano di grande saggezza e a un parlamentare italiano amico del Mozambico) ha iniziato a spendere il patrimonio di credibilit� umana e di fiducia legato agli anni passati provando ad aiutare il popolo e la Chiesa mozambicana.
Un compito tra il proibitivo e l'insostenibile.
Eppure, in un tempo di forti spinte alla chiusura, nella Chiesa cattolica � stato conservato un patrimonio di energie che aiuta a non pensare solo al proprio piccolo particolare, non accecati dal condominio o dal nazionalismo. E' quanto la Sant'Egidio sente come responsabilit� e vocazione per rilanciare - in vari campi lo "spirito di Assisi".
� cos� che alcuni "carismi" propriamente ecclesiali: la capacit� di amicizia e di dialogo, il servizio ai pi� poveri (e chi pi� povero di chi non ha nemmeno la pace?), l'ospitalit� e la capacit� di ascoltare e parlare al di l� delle contrapposizioni ideologiche, sono diventati una formula inconsueta ed efficace dal punto di vista diplomatico.
Ne emergono alcune indicazioni: - in un tempo in cui, con la Scrittura, rare sono le visioni e i profeti, ci si pu� spendere per un sogno e i sogni possono essere pi� concreti del realismo delle diplomazie e del sentire comune; ogni realt� ecclesiale pu� tentare una via di fedelt� evangelica aperta alle domande del mondo e non solo di chi � pi� simile a s�; una forte passione per li Sud del mondo non � necessariamente destinata solo alla sezione "buoni sentimenti" propria del mondo cattolico, quella non di rado tacciata di alcuni dei guasti nazionali per la sua carenza di concretezza o di senso dello stato: i complessi protocolli dell'accordo di pace messo a punto lungo due anni di trattative difficili, sono un esempio di notevole valore tecnico. Si tratta di competenze maturate strada facendo, ma nondimeno maturate e in maniera efficace.
Una dimostrazione di come tensione evangelica e laicit� si richiamano l'un l'altra.
Andrea Riccardi
|