Comunità di S.Egidio


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3 ottobre 1993

Quelli di pane, vangelo e diplomazia
Miracoli di Sant'Egidio comunit� sessantottina
Oggi papa Woitila andr� a Trastevere per i 25 anni dell'organizzazione.
Dal liceo Virgilio alla pace in Mozambico

 

"Proprio ieri mi ha telefonato Romano Forleo, il segretario della Dc romana, e mi ha detto: professore accetta di fare il capolista per noi? Gli ho risposto: di che lista parla, di quella dei ginecologi? Perch� se invece parla della Dc, la mia risposta � la stessa di quando mi offr� di candidarmi sindaco. Lui ha insistito: lei � una persona onesta e pulita. E io gli ho detto: Non mi pare un gran complimento, anche mia nonna � onesta ma le assicuro che non pu� fare il sindaco di Roma".

Sorride il professor Andrea Riccardi, 41 anni, romano, docente universitario di Storia del cristianesimo e soprattutto fondatore e presidente della comunit� di Sant'Egidio. L'aver resistito una volta ancora alle lusinghe della politica, lo deve far sentire di ottimo umore. E poi, questo � un gran giorno per lui. O meglio, � la vigilia di un gran giorno. Al professore basta voltarsi a guardare Piazza Santa Marita in Trastevere per vedere come "fervono" i preparativi per l'arrivo del papa.

Gi�, Giovanni Paolo II stamani andr� a Trastevere per festeggiare i 25 anni della comunit� di Sant'Egidio: celebrer� la messa nella restaurata chiesa di Santa Maria e poi visiter� la sede della celebre organizzazione di laici cristiani, a piazza Sant'Egidio, dove ieri mattina c'era un frenetico via vai di ragazze con gli occhiali e giovani uomini con la barba (quasi tutti i membri della comunit� hanno la barba...).

Che giornate per i laici missionari della Comunit�. Tutti li cercano, tutti li vogliono. Li acclamano anche all'estero, dove un mese fa hanno dato l'ennesima prova della loro arte diplomatica contribuendo al rilascio dei due ostaggi italiani rapiti dai guerriglieri curdi in Turchia.

"L'ennesimo miracolo di Sant'Egidio", hanno scritto i giornali, ricordando il vero miracolo, quello della pace in Mozambico, firmata esattamente un anno fa nel monastero di Trastevere dopo un incredibile negoziato che aveva visto i membri della Comunit� riuscire laddove aveva fallito la diplomazia internazionale.

Ma chi sono gli 8 mila romani che fanno capo al centro trasteverino? Risposta difficile. Perch� non sono insediati nei posti chiave del potere politico ed economico, come i membri dell'Opus Dei. E non sembrano neppure granitici e vagamente integralisti come i ciellini di Comunione e liberazione. No, quella della Comunit� di Sant'Egidio � tutta un'altra storia. Una storia di poveri e nomadi, di barboni ed extracomunitari.

Una storia che inizia nel fatidico '68 e questo potrebbe gi� spiegare molte cose. Per esempio il fatto che al borghesissimo liceo "Virgilio" ci fossero dei borghesissimi studenti che volevano cambiare il mondo. Tra questi c'era Andrea Riccardi che al posto del Libro Rosso di Mao aveva divorato il Vangelo e che ai classici marxisti preferiva i teologi cattolici del Concilio Vaticano II.

Per farla breve il 7 febbraio del 1968, il giovane Riccardi fonda un suo gruppo che, con un termine molto in voga all'epoca, chiama "comunit�". Chi erano e dove andavano questi cattolici inquieti non era facile capirlo. Uno dei loro slogan era "dalla parte dei figli delle donne di servizio", un motto che metteva in evidenza sia le origini borghesi sia le aspirazioni rivoluzionarie dei primi militanti.

Ma la scelta chiave fu quella di stare dalla parte dei poveri, proprio come il Buon Samaritano, la parabola evangelica che amarono di pi�. "Cominciammo dalle baracche, il Terzo mondo sotto casa", ricorda oggi il giornalista Mario Marazziti, 41 anni (ma sembrano molti dimeno da quando si � tagliato la barba).

La prima missione fu a ponte Marconi, alla baraccopoli che era sorta sotto il Cinodromo. "Facevamo la cosiddetta scuola popolare", spiega Marazziti "andavamo l� il pomeriggio, riunivamo i bambini delle baracche e gli insegnavamo a scrivere e leggere". L'esperimento funzion� e da ponte Marconi le scuole popolari vennero estese alla Garbatella, a Primavalle e in breve in tutte le zone calde della periferia romana. Nel frattempo la Comunit� era cresciuta, i rapporti con gli studenti e movimento si erano chiariti ("non abbiamo mai votato tutti Pci, la nostra esperienza non era assimilabile ad un solo partito", dicono); e l'iniziale diffidenza del Vaticano era svanita.

Nel 1972 don Vincenzo Paglia - oggi monsignore, ma allora vicepar roco di Santa Maria in Trastevere - chiede ed ottiene dal cardinale vicario Ugo Poletti di poter seguire personalmente i giovani missionari delle borgate romane. E l'anno seguente il movimento trova la sua attuale sede, in un bellissimo monastero abbandonato a piazza Sant'Egidio, un santo che sembra fatto apposta per loro. "Aveva viaggiato da Oriente a Occidente", spiega ancora Marazziti, "nel ritratto che abbiamo trovato nella cappella toglie una freccia da un cervo, segno che lotta per difendere il debole dai potenti". Parole sante.

Quando nel 1979 quattro antenati dei naziskin danno fuoco ad un somalo che dorme sul portone di una chiesa, la Comunit� insorge e scrive al papa invitandolo a tenere una veglia funebre come Gregorio Magno che, scoprendo un anziano morto di stenti, entr� in chiesa e disse: "Niente messa, � venerd� santo", come se fosse morto Ges�. "Che fece papa Wojtyla? Venne a pregare con noi", ricorda con commozione il professor Riccardi.

Da allora la Comunit� cambia rotta sui nuovi poveri: i barboni, per i quali faranno anche una specie di guida Michelin su come sopravvivere; e poi gli zingari, seguiti in tutti i campi, nonostante i difficili rapporti con l'Opera Nomadi.

Il resto � cronaca: i successi diplomatici, il faraonico meeting per la pace di Milano, e le inutili pressioni per Riccardi sindaco di Roma. Ma in fondo per capire che la Comunit� avrebbe resistito alle tentazioni della politica bastava entrare nella cappella di Sant'Egidio: l� c'� un crocifisso senza braccia. Perch� senza braccia? Perch� la vera sfida � restare senza potere e ma cambiare il mondo.