Comunità di S.Egidio


 

5 marzo 2000

Parla don Matteo Zuppi, di Sant'Egidio, presente nel Paese con 35 comunit�
�Sapranno rialzarsi�
Potrebbe nascere una nuova coesione sociale

 

Difficile non evocare una qualche �maledizione� per un Paese dilaniato fino al '92 dalla guerra civile, per anni detentore del primato della povert� e della peggiore qualit� di vita nel mondo. Si chiama Eline, come il ciclone, la sciagura odierna, ma la Comunit� di Sant'Egidio, protagonista della mediazione che ha portato agli accordi di pace di Roma nel '92, alla �maledizione� non vuole arrendersi.

�� un popolo che ha dimostrato di voler difendere strenuamente la pace raggiunta come raramente avviene in Africa�, spiega don Matteo Zuppi, uno dei responsabili, appena rientrato dal Mozambico. Nel Paese africano ha lasciato 35 comunit�: insieme ai numerosi missionari, molti dei quali italiani, saranno presto in grado di costruire una rete di soccorsi per tutta la regione inondata.

�Un disastro apocalittico - continua - per la quantit� della popolazione e le dimensioni geografiche. Pensi che tra Maputo e Beira ci sono circa 1.500 chilometri, pi� di quanto sia lunga l'Italia intera. Ma � un popolo che se aiutato cercher� strenuamente di rialzarsi, questa tragedia potrebbe divenire lo stimolo a costruire una nuova coesione sociale. Anzi oso sperare che possa divenire un esempio per l'Africa non solo per come uscire dalla guerra, ma come raggiungere uno sviluppo accettabile�.

Quale percezione avete avuto del disastro?
Nel Mozambico ci sono pi� di 1.000 persone della comunit� che ci riferivano direttamente del ciclone e delle successive inondazioni. A Maputo, dove abbiamo una scuola, un intero quartiere � stato sommerso, intere cittadine sono scomparse, ma ancora pi� difficile sar� identificare i piccoli villaggi spersi in un territorio molto vasto. Certo che l'emergenza rivela, dopo anni di guerra, l'enorme povert� preesistente. In particolare le strutture sanitarie, gi� inadeguate in una situazione normale, sono completamente travolte dall'emergenza.

In particolare � molto temuto il colera?
In alcune zone del Mozambico il colera � endemico. In una situazione di crisi e mancando completamente acqua potabile la situazione potrebbe degenerare. Per questo stiamo cercando di acquistare dei medicinali dai Paesi vicini per poterli distribuire subito.

Un'altra eredit� saranno gli orfani. Come si potrebbe intervenire?
Orfani ce ne sono gi� numerosi dopo 16 anni di guerra, ma le strutture del Mozambico non sono capaci di gestire questa emergenza. Adesso sono destinati ad aumentare. Penso che progetti di adozione a distanza, gi� attuati da molte organizzazioni fra cui la nostra, siano una soluzione.

Luca Geronico