Comunità di S.Egidio


 

11 marzo 2000

Gianturco (Sant'Egidio): bisogna intensificare la solidariet� dell'Europa
L'emergenza non � finita ma gi� si pensa a seminare
�Il nostro lavoro � addizionale a quello dei canali ufficiali�

 

(F.Car.) Come tanti altri ha capito il dramma che si stava abbattendo sul Mozambico. Ma prima di tanti altri ha lasciato tutto ed � partito per Maputo: ha ottenuto le ferie dal ministero e da due settimane lavora tra la gente. Nel fango. Leone Gianturco si trova ora a Kelimane, prima � stato nei barrios di Maputo, poi nella valle del fiume Save. Ed � sceso anche pi� a sud dove le acque hanno ucciso e continuano a farlo. Sta coordinando, per la Comunit� di Sant'Egidio, gli aiuti che cominciano a giungere. Cibo, acqua, medicine affidate per la distribuzione alla rete capillare della comunit� che, con i suoi trenta centri, muove pi� di un migliaio di volontari. �Stiamo assistendo - commenta -, al di l� di quanto arriva dall'estero, a una incredibile solidariet� interna che va al di l� degli steccati che magari potevano aver contraddistinto il passato: il nord del Paese che aiuta il sud, magari considerato un tempo ostile perch� sempre vicino al potere centrale�.

La situazione resta per� drammatica e cambia in continuazione. Come il livello dei fiumi: �Il Limpopo � tornato a salire. Aprono una chiusa e l'acqua aumenta di portata. Tutto cambia nel giro di mezza giornata. E la gente subisce questa situazione. Per fortuna, almeno il Save, � sceso sotto il livello di guardia�.

Le priorit� che la Comunit� di Sant'Egidio condivide con la popolazione restano tre: �Riuscire a seminare in tempi brevissimi, assicurare l'assistenza alimentare almeno fino a dicembre e iniziare la ricostruzione quando ci� sar� possibile�.

�Ma il nostro lavoro rester� addizionale a quello che viene compiuto attraverso i canali ufficiali - spiega Gianturco - utilizziamo i nostri punti di riferimento: le parrocchie, la Caritas. La confusione in queste ore � giustificata, noi cerchiamo di superarla nel quotidiano, con interventi mirati: per esempio abbiamo inviato una imbarcazione con 35 tonnellate di cibo a Mascianga, dove arrivano solo pochi elicotteri. Un intervento elementare, ma che in assenza di coordinamento globale rischiava di non essere compiuto�. E San'Egidio conta di far questo anche nel futuro. nel dopo emergenza quando magari l'attenzione internazionale sar� meno vistosa. Quando si dovr� gestire la quotidianit� di una devastazione inimmaginabile. �Significher� complementare le semine, garantire il cibo nella fase in cui si dovr� attendere il raccolto e indirizzare gli aiuti per la ricostruzione. Soprattutto delle case private, che spesso sono le ultime ad essere considerate dai piani internazionali�.

Un esempio tra i tanti viene dal barrio Polana Cani�o di Maputo: �L�, da dodici anni, opera un nostro centro per l'assistenza dei giovani. � una strutture nella quale i volontari aiutano i bambini a scoprire una nuova solidariet�. � una delle poche strutture lasciate in piedi dalle frane e dall'acqua�. La popolazione � stata concentrata nella zona di Magoanine e ora si tratter� �di decidere se a Polana si dovr� ricostruire o pensare a un trasferimento�.

Il problema ben presente � per� il �dopo�, quando l'�emozione internazionale non sar� pi� cos� forte�. Anche noi, ammette Gianturco �stiamo ripensando il nostro intervento: dovremo abbandonare altri obiettivi e ripensare la nostra presenza, rafforzandola. sviluppando sinergie con le altre comunit�. Anche con quelle europee che in questi giorni hanno risposto ai nostri appelli. Un rapporto nuovo fra l'Europa e l'Africa�.

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