Comunità di S.Egidio


 

2 aprile 2000

Il vescovo di tutti gli uomini soli

 

"Quando arrivai, trovai la chiesa vuota. Non ci veniva quasi nessuno. Alla prima messa contai 35 fedeli. Ci pioveva dentro, c'erano i secchi sparsi per le navate...". Santa Maria in Trastevere. Il luogo di culto cattolico pi� antico di Roma. Don Vincenzo Paglia, il parroco che ha guidato questa parrocchia negli ultimi 20 anni, se ne va. A 55 anni, don Vincenzo, nato a Boville Ernica nel frusinate, diventa vescovo. Lascia la Basilica, bellissima, con i suoi pavimenti cosmateschi e le storie di quel cuore di citt� che e' stato Trastevere. Lascia una chiesa in cui accanto a ci� che resta dei trasteverini vanno a pregare Francesco Cossiga, il neurochirurgo Giulio Maira, Romina Power con le sue figlie. A Santa Maria lo sostituir� don Matteo Zuppi, un' altra colonna della Comunit� di Sant'Egidio, della quale don Vincenzo e' padre spirituale. Quasi vent'anni passati in questo osservatorio privilegiato di Santa Maria in Trastevere hanno lasciato un'eredit� importante, di solidariet� , ecumenismo, pronto intervento sociale, iniziativa di pace internazionale. E 13 libri scritti di proprio pugno, all'insegna del dialogo anche con chi non crede.

Vent'anni fa com'era questa parrocchia oggi celebre nel mondo?
"Un deserto, purtroppo...".

Come fu nominato parroco?
"Il papa Giovanni Paolo II aveva saputo della comunit� di Sant'Egidio, annessa alla chiesetta poco distante dalla Basilica di Santa Maria. Voleva visitarla ma gli fu consigliato di farlo in forma non ufficiale. La comunit� esisteva dal 1973. Venne e trovo' un locale stracolmo di giovani. Mi disse: "Qui e' tutto pieno, la basilica invece e' vuota. Perch� non diventa parroco di Santa Maria?" "Ma io non sono mica il vescovo di Roma..." gli obiettai. E lui, allontanandosi, ribatt� : "Eh, gi� ...". Subito dopo pero' arriv� la nomina.

Cosa fece nella nuova chiesa?
"Trovai le siringhe infilzate nei battenti della chiesa. La chiesa era slegata dai problemi del quartiere, tutt'al pi� era un bersaglio... Intorno a noi c'erano sfratti, impoverimento, microcriminalit� . Poi mori' Francesco, uno scippatore colpito da una pallottola di rimbalzo sparata da un carabiniere. Mor� proprio davanti alla chiesa. Fu uno shock. Allora scrivemmo quattrocento tatzebao, rivolti al quartiere".

Per dire cosa?
"Che era necessaria una riconciliazione. Detti appuntamento a tutti per la domenica, a una messa di pacificazione. La chiesa si riemp�. Avevamo aperto una porta. Alla prima benedizione pasquale delle case scoprimmo gli anziani soli. Trovammo almeno centodieci abitazioni di anziani soli e da quel momento decidemmo di occuparcene...".

Anziani, poveri, drogati...
"Molti ragazzi vivevano di scippi e droga. Quindici di loro occuparono all'improvviso Palazzo Leopardi, l'edificio che ora stiamo restaurando e dove gi� vivono dodici piccoli in una casa famiglia. Allora il palazzo era in stato di abbandono. Quei ragazzi occuparono chiedendo di potersi disintossicare. Era un grido di dolore. Lo raccogliemmo".

In quello stesso anno, l'82, cominciaste ad occuparvi anche dei barboni.
"Da allora il pranzo di Natale sotto la navata centrale e' diventato una tradizione. E' il posto in cui i barboni mangiano col presidente della Repubblica. Cossiga, Scalfaro, Ciampi... Cos� la chiesa � diventata la casa dei pi� bisognosi. Vengono qui i poveri con le loro bollette, gli zingari per i vestiti, gli anziani per un po' di compagnia. Man mano intorno alla chiesa sono cresciuti altri santuari della carit� ...".

Quali?
"La mensa di via Dandolo, con 1.500 pasti al giorno. La casa per stranieri, cio� "la Tenda di Abraham, Ibrahim, Abramo" con sessanta posti letto, la casa famiglia al pianterreno di palazzo Leopardi con dodici bambini, la casa per anziani in via Sacchi con quindici non autosufficienti, la casa per malati con sei degenti. Tutto questo intorno a una chiesa aperta davvero a tutti".

A Trastevere avete portato i rappresentanti delle altre chiese monoteistiche, gli ebrei per la processione fino al Portico d'Ottavia, i leader di tante nazioni in guerra, il segretario di Stato americano, il leader kosovaro Rugova.
"Ma anche i tifosi laziali per i funerali di Claudio Marsili, morto durante una rapina. Vennero in massa, con striscioni che urlavano vendetta. Volevano la testa del metronotte che aveva colpito il loro amico. Volevano cantare i loro inni in chiesa. Li affrontai da solo, davanti al sagrato, dopo essermi messo i paramenti sacri. Mi seguirono in chiesa e non vol� pi� neanche una mosca. Ricordo anche il funerale di Dario Bellezza. Uno di quei momenti importanti, in cui si possono creare legami anche con chi non crede".

Un ultimo ricordo?
"Il matrimonio di Marcellino, il barista di San Calisto, con una siriana di Aleppo. C' era tutto il quartiere, pronto a recuperare un'antica tradizione di accoglienza e solidariet� interrazziale che c'� ed � viva. Per questo da due anni la benedizione pasquale delle case la fa padre Urbano. E' un prete nero, dello Zaire. I trasteverini sono contenti e io con loro".

Paolo Brogi

 

DA ROMA A TERNI: L' ordinazione oggi in Laterano

 

Oggi don Vincenzo Paglia verr� ordinato vescovo di Terni, Narni e Amelia.

L'ordinazione episcopale verr� celebrata alle 16.30 nella Basilica di San Giovanni in Laterano. La cerimonia sar� presieduta dal cardinale vicario Camillo Ruini. Vescovi coordinanti, l' arcivescovo Giovanni Battista Re, sostituto della segreteria di Stato, e monsignor Franco Gualdrini, vescovo emerito di Terni. Don Vincenzo Paglia � stato prete nella diocesi di Roma dal 1970. Alla celebrazione di oggi saranno presenti sacerdoti e fedeli della diocesi di Terni, i parrocchiani di S. Maria in Trastevere e numerosi amici della Comunit� di S. Egidio. Domani don Vincenzo sar� ricevuto dal suo amico Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica.