Comunità di S.Egidio


 

13 aprile 2000

LA PROFEZIA DI UN GESTO SEGUITO DA MOLTI

 

Lo sappiamo: il debito estero dei Paesi pi� poveri verso il resto ricco del mondo � un moloch che inghiotte tutto: speranza, futuro, dignit� di almeno un quarto del pianeta.

Ma quando gli scandali sono troppo grandi, quando il Male � con la "m" maiuscola, la tentazione � quella di accettarlo e di pensare che, alla fine, � ineliminabile. Non � cos�, nonostante le dimensioni, che � per� bene ricordare.

Nel decennio 1982-1990, dal Nord al Sud del mondo nelle varie forme - investimenti, aiuti allo sviluppo, nuovi prestiti - sono andati 927 miliardi di dollari. Durante lo stesso periodo, solo sotto forma di interessi, il Sud povero ha trasferito al Nord ricco 1345 miliardi di dollari, mezzo miliardo di lire al minuto. E nel decennio che si conclude la situazione non � migliorata. Tutto questo si traduce, come hanno osservato i vescovi brasiliani, in uno degli strumenti pi� efficaci di "diminuzione della vita", di vera e propria costruzione di morte dei tempi moderni. Non si tratta di un'interpretazione, ma di un dato, asciutto, incontestabile. La speranza di vita alla nascita dall'inizio degli anni '80 alla met� degli anni '90 in paesi come Botswana, Uganda, Zambia, � calata di oltre cinque anni. In Africa centrale � di appena 46 anni. E va diminuendo per la spirale debito, sottosviluppo, guerra, Aids. Insomma, il risultato � che l� ogni essere umano vive trent'anni meno di un nostro connazionale o di un europeo.

Ma tutto questo non � un destino e non � inevitabile.

Sono nati negli ultimi anni movimenti di cristiani e no, che premono sui governi e sulle istituzioni internazionali per eliminare il debito insostenibile dei Paesi pi� poveri del mondo. Alcuni governi, come l'Italia, stanno prendendo iniziative per azzerare quei debiti che verosimilmente non verranno mai restituiti. Tutto questo � importante, ma non � ancora sufficiente per innescare un cambiamento di tendenza. E negli ultimi tempi si sta facendo strada anche nei responsabili del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale la consapevolezza che perdere nel buco nero del debito una gran parte del mondo � un lusso che nemmeno i Paesi pi� ricchi possono permettersi.

Al centro del Grande Giubileo del 2000 la Conferenza episcopale italiana ha lanciato una campagna per "acquistare" il debito di Paesi come la Guinea Conakry e lo Zambia e creare investimenti per l'istruzione, la salute e lo sviluppo in quei Paesi: � un'iniziativa di straordinario spessore e che va nella giusta direzione.
Anzitutto si tratta di un passo coraggioso, che va oltre il "politically correct". Senza ipocrisie coglie il nodo reale: che cio� i debiti dei poveri sono debiti con i ricchi. Che ottima cosa � il debito che non verr� mai pagato verso banche e istituzioni internazionali, concordando il modo in cui le medesime banche e istituzioni vengano danneggiati il meno possibile. Ma, alla fine, il debito che rimane, il debito reale - che non � solo un fatto contabile - a qualcuno andr� alla fine, almeno in parte, pagato. Correggere le distorsioni ha un costo. Andr� pagato, in misura minore ("in saldi", magari) ma pur sempre ai ricchi. Risulta che oltre cento diocesi abbiano finora avviato iniziative concrete. Altre se ne aggiungerano sicuramente.

� una campagna che si rivolge non solo ai governi ma a tutti, tocca le coscienze e chiede comportamenti diversi. Chiarisce che tutti hanno una responsabilit� e che tutti possono (devono) intervenire per trasformare questa vergogna in un passo di giustizia e solidariet�.

Una straordinaria sottoscrizione, allora, per acquistare dal governo italiano i debiti reali dei due Paesi africani e avviare all'interno di quei Paesi analoghi investimenti per la formazione professionale, l'agricoltura, per una speranza concreta per le nuove generazioni. E per "contagiare" altri. Una grande occasione per riannodare la propria vita personale a quella di milioni di persone con la "colpa" di essere nati dalla parte sbagliata del mondo. � l'occasione, anche per i governi, per un passo in pi�, nel secolo dell'interdipendenza: "Se il tuo fratello che � presso di te cade in miseria ed � privo di mezzi (per pagarti), aiutalo, come un forestiero e inquilino, perch� possa vivere presso di te. Non prendere da lui interessi, n� utili; ma temi il tuo Dio e fa vivere il tuo fratello presso di te". (Lev. 25, 35-36).

Mario Marazziti