Comunità di S.Egidio


 

16 giugno 2000

Giovanni Paolo II accoglie alla sua mensa duecento senza dimora
�Poveri, siete la mia ricchezza�
Una giornata giubilare del tutto speciale, alla vigilia del Congresso eucaristico, l'ha vissuta ieri una schiera di barboni e senzatetto, italiani e no, che ha preso parte al singolare banchetto con Wojtyla e alcuni cardinali organizzato, con semplicit� e cura, grazie all'aiuto di Caritas, Comunit� di Sant'Egidio e Missionarie della carit�

 

Roma. La cura, si sa, � una questione di particolari. E i particolari parlano chiaro nell'atrio dell'aula Paolo VI in Vaticano. Le candide tovaglie di fiandra, le posate disposte come nei migliori ristoranti, i morbidi tovaglioli, i tre bicchieri per l'acqua, il vino e lo spumante. E poi i fiori bianchi e gialli a centro tavola, i sottopiatti di metallo argentato. Nessun particolare � stato trascurato per questo specialissimo pranzo, quasi un banchetto nuziale, nel cuore del Giubileo.

Gli invitati sono loro, duecento tra i pi� poveri di Roma. Oggi sono arrivati in pullman, portati qui dalla Caritas diocesana, dalla Comunit� di Sant'Egidio e dalle suore di Madre Teresa. Ma le strade della capitale di solito le percorrono a piedi, perch� quella � la loro "casa". E a guardarli negli occhi, si capisce al volo l'emozione di trovarsi per un giorno nella casa del Papa.

Nel gruppo ci sono uomini e donne, grandi e piccini, italiani e stranieri, cristiani e no. Si distingue una vecchina, vestita in maniera impeccabile. Abito color lilla, scarpe in tinta, i capelli incanutiti raccolti dietro la nuca. Accanto a lei, quasi a far da contrasto, un enorme nero con i pantaloni a strisce nere e arancioni. I rom e i sinti, invece, si riconoscono dai lunghi capelli e dai folti baffi. Qualcuno ha anche portato i bambini, una decina in tutto, che alla fine del pranzo, davanti al tavolo del Papa improvviseranno, tra gli applausi, una piccola danza.

Tutti insieme, poco prima, hanno varcato la Porta Santa della Basilica di San Pietro e i cattolici hanno recitato il Padre Nostro. Poi, davanti alla tomba di San Pietro, il rinnovo delle promesse battesimali e un'Ave Maria. �Non si tratta solo di un pranzo con il Papa - spiega il segretario del Comitato centrale per il Giubileo, monsignor Crescenzio Sepe -. Questa � una vera a propria giornata giubilare�.

Ancora una porta, certo meno solenne di quella Santa, e la giornata giunge al suo apice. Quando arriva il Papa, poco dopo le 13,30, gli ospiti sono gi� seduti ai loro tavoli, in tutto 23, nove per ogni tavolo, insieme con un cardinale o un vescovo e un volontario. Ci sono il segretario di Stato, Angelo Sodano, il presidente del Comitato per il Giubileo, Roger Etchegaray, il vicario di Roma, Camillo Ruini e numerosi vescovi. A capo di uno dei tavoli, c'� anche una suora, madre C�line Varkey, superiora della casa "Dono di Maria", che sorge all'interno delle mura vaticane proprio l� a due passi.

�Fra i tanti appuntamenti del Giubileo - dice Giovanni Paolo II, nel breve saluto che pubblichiamo integralmente qui a fianco - questo � per me sicuramente uno dei pi� sentiti e pi� significativi�. Poi il Papa benedice la tavola, prega perch� �a nessuno manchi il necessario alimento�. E cominciano ad arrivare le portate, servite in tavola da 65 seminaristi romani. Ravioli di ricotta, arrosto di vitello con patate al forno, mozzarelline di Aversa, insalata fresca, dolce, macedonia con gelato, caff�. E tra una portata e l'altra la big band dei Legionari di Cristo (30 musicisti e 10 coristi) intona brani famosi come Granada, Romagna mia, Funicul� Funicul�, La Bamba, 'O sole Mio.

Il clima � sereno, gioioso, da grande famiglia. Adelina, una simpatica vecchietta amica di Madre Teresa che siede alla destra del Papa, a un certo punto prende la mano del Pontefice e dice a nome di tutti un �grazie� che vale pi� di mille parole. Con lei, al tavolo di Giovanni Paolo II, ci sono Ubaldina, una giovane peruviana, Kurbanali, dell'Afghanistan, Manad� del Senegal, Yelena, una nomade originaria della Bosnia, due italiani, Antonio e Francesco, e il fondatore della Comunit� di Sant'Egidio, Andrea Riccardi. Ma non sono da considerare privilegiati. Si sentono piuttosto rappresentanti di tutti gli altri, specie quelli che non sono potuti venire.

Alla fine i 200 sfilano davanti al Papa che vuole salutarli a uno a uno. Per tutti ha un dono e con ognuno posa per la foto ricordo. �La conserver� insieme a questo cartoncino di invito dove c'� il mio nome�, dice uscendo una giovane donna filippina. Un altro particolare. Prezioso come una carezza.

Mimmo Muolo