Comunità di S.Egidio


 

22 giugno 2000

Amnistia, ci guadagniamo tutti
Nessun rischio: uscirebbero 10 mila colpevoli di piccoli reati

 

Siete mai stati in carcere? non come "ospiti", ma come visitatori. Penso che ognuno dovrebbe andare qualche volta in carcere. Si capiscono e si vedono meglio tante cose. Giovanni Paolo II andr� in carcere, a luglio, e sar� una tappa importante, nel cuore del Giubileo. Il primo Papa dei nostri tempi ad andarci fu Giovanni XXIII, e alcuni lo ricordano ancora. L�, nella rotonda di Regina Coeli, i detenuti con la divisa a strisce. Tutto era vero, in quella visita inaspettata e che la stampa chiam� "storica": le parole, la commozione, un Papa misericordioso che ricordava di avere avuto uno zio in prigione che si chiamava come lui, e che diceva ai carcerati di scrivere a casa che il Papa pregava per ognuno di loro. La BBC mand� sei volte in onda quel pezzo, sommersa dalle telefonate che lo chiedevano. Bisognerebbe imparare dai papi almeno che il carcere fa parte della nostra vita. Sono stato a Regina Coeli e a Rebibbia. Quella rotonda, al centro dei bracci fatti a stella, non � cambiata. � la stessa di quei filmati in bianco e nero. Rebibbia � pi� "a colori". Al centro c'� una chiesa di mattoni rossi e una zona verde: qualche volta i detenuti possono andarci e incontrare la propria famiglia. Adesso non ci si veste pi� a strisce. Chi ha i vestiti da casa sta in camicia o in maglietta, ma quasi tutti stanno in tuta. Tute poveracce, scompagnate. Il colore, in carcere, lo danno quelle tinte stinte e qualche straniero. La maggioranza dei detenuti sembra un mondo sparito.

Ricordate le borgate di Pasolini? Non esistono pi�, ma a Rebibbia se chiedi da dove vengono in tanti rispondono: Pietralata, Primavalle, Quarticciolo, Tufello, Nuova Ostia e cos� via. � la cintura della periferia che si ricostituisce in carcere. � paradossale, ma alla messa di Natale o di Pasqua, quando ci si vede insieme e non si sta separati nelle sezioni, parte della festa � il piacere di rivedere amici di infanzia, che stanno in un'altra sezione. Bene o male, chi viene da quella periferia l� ha pi� probabilit� di finire in carcere di chi � cresciuto da un'altra parte. Come accade negli Usa, dove per lo stesso reato un ragazzo incensurato bianco, un ispanico e un nero hanno probabilit� radicalmente diverse di finire in prigione. Tanto dipende dagli avvocati, dalla famiglia che ti accompagna (o che non c'�) al processo, da come ti presenti, dalle scuole fatte o non fatte, da professori capaci e meno capaci di conquistarti alla speranza di un futuro diverso.

Nelle carceri italiane ci stanno circa 40 mila posti e pi� di 50 mila persone. Alcuni migliorano, in carcere, altri peggiorano, pare molti. La violenza e la rabbia, quando non si ha quasi niente e lo spazio � poco, � pi� facile che crescano anzich� diminuire. Prima del carcere ci stanno i processi, a centinaia di migliaia, milioni. Ma appena uno o due processi su dieci arrivano alla fine: insomma, non � detto che in carcere ci stiano sempre i peggiori. Quasi mai i processi si concludono con pene alternative alla detenzione. Anche se le prigioni scoppiano. Se un detenuto in semilibert� commette di nuovo un reato si scatena una campagna che invoca a gran voce pi� durezza e pacchetti "sicurezza".E pochi ricordano che solo lo 0,6 per cento dei detenuti in semilibert� hanno commesso reati mentre erano fuori. Vuole dire che pi� di 99 su cento non commettono reati mentre godono di benefici. Vuol dire che le leggi che prevedono i benefici funzionano, sicuramente pi� del carcere, dove chi esce alla fine della pena tante volte ricade.

Allora? Allora occorre evocare seriamente - fuori delle polemiche - le parole clemenza, "amnistia" e "indulto", che da dieci anni sono tab�. I detenuti e le loro famiglie l'attendono. Gli avvocati ne sono convinti sostenitori. Le procure respirerebbero, per centinaia di migliaia di fascicoli in meno. I direttori delle carceri e il personale di sicurezza non possono che augurarselo: minore sovraffollamento � minore tensione. Uscirebbero (forse 10 mila) colpevoli di piccoli reati, con nessun rischio per l'ordine pubblico. Nessun "colpo di spugna". Certo, l'amnistia non � la soluzione, ma pu� essere un inizio.

La soluzione � una societ� che sa dare di pi� a chi � svantaggiato, che sa prevenire i reati e che sa proteggere senza creare bunker. La soluzione dei problemi sociali e dell'ordine pubblico non pu� essere l'imbuto della reclusione, come non si possono dare risposte "militari" al disagio sociale. Come la si mette, il carcere segnala sempre una sconfitta. La divisione che si pu� creare tra "morbidi" e "duri", oggi, sarebbe letale, come pure il mercanteggiamento sull'amnistia. In questo, la grazia ad Agca apre una fase diversa. L'amnistia � necessaria e utile. Il problema � che ci vogliono i due terzi del parlamento per approvarla (prima non era cos�) e dare al Capo dello Stato la facolt� di promulgarla: e di questi tempi in parlamento la maggioranza � un po' risicata e lo scontro � su tutto. Era cos� anche prima dell'elezione del Presidente della Repubblica. Poi � prevalso il senso comune e oggi abbiamo un eccellente presidente. Forse, in questo anno giubilare, non � esagerato aspettarsi dalle forze politiche un simile gesto di saggezza. Con l'apporto di tutti i partiti. Non ci perderebbe nessuno.

Mario Marazziti
Comunit� di Sant'Egidio