Comunità di S.Egidio


 

 giugno 2000

Il destino di un ex impero
Perch� la Russia � anche cosa nostra
Il problema russo non � solo dei russi. Se la Russia va in pezzi si apre un vuoto e si profilano pericoli a cui molti paesi europei non sono attrezzati. Ma non sarebbe solo l'Europa a essere nei guai...

 

La nostra societ� � cresciuta, dopo la seconda guerra mondiale, guardando anche verso Est: c'erano l'Unione Sovietica, il comunismo, l'Europa orientale, la guerra fredda, la minaccia atomica... Si guardava verso Est con un misto di attrazione e paura. Quella Russia che ci appare oggi complessa, contraddittoria, indecifrabile sembrava allora invece riassumibile in poche categorie. Quel tempo oggi � remoto, malgrado siano passati pochi anni. Sia la paura sia l'attrazione sono scomparse. La Russia non � patria di utopie socialiste o minaccia per il nostro Occidente. Rimane per� un problema di fondo: la difficolt� di comprendere la Russia e di seguirne le vicende.

Tuttavia � impossibile per noi occidentali ignorare la Russia. Il problema russo non � solo dei russi. Se la Russia va in pezzi si apre un vuoto e si profilano pericoli a cui molti paesi europei non sono attrezzati. Ma il problema russo non � solo una questione con l'Occidente: l'impero russo non � mai stato solo europeo. Al contrario, il polo asiatico � decisivo nell'autocoscienza e nella vita della Russia: India e soprattutto Cina entrano in gioco nell'orizzonte di una Russia in crisi. Sui vuoti politici della Russia asiatica preme la Cina sovrappopolata.

Non � facile comprendere ci� che avviene in Russia oggi. I tentativi di comprensione fondati sull'estensione dei modelli occidentali sono andati in pezzi. Ci sono un'alterit� e una complessit� della Russia che richiedono ben altre categorie da quelle che utilizziamo. Anche perch� si � applicata alla Russia quella categoria di nazione, tipica dell'Europa orientale, in cui etnia, lingua, religione, cultura, storia coincidono. Ma la Russia � ancora un mosaico di popoli, come la guerra in Cecenia ha rivelato all'opinione pubblica. La nazione russa si � affermata sulle altre etnie attraverso uno stato imperiale, di cui ha rappresentato il nerbo. La Russia � stata impero dal 1600 al 1991. E' stato l'ultimo grande impero, dopo che erano andati in pezzi quello ottomano e asburgico, salvatosi nella metamorfosi sovietica.

L'Urss, per�, non era solo la prigione dei popoli e il carcere delle libert�. Era anche - ma non solo - un'identit� collettiva condivisa da milioni di persone, una realt� che suscitava consensi o avversione, che chiedeva sacrifici, imponeva una disciplina. Con il crollo dell'Unione Sovietica, la Russia non � divenuta uno stato normale, perch� serba nel suo vasto territorio tutti i problemi di un impero. L'impero sovietico ha perso molte regioni, ma la restante Russia rimane a met� tra uno stato nazionale e un mosaico di popoli.

La Chiesa ortodossa russa � fra le istituzioni quella che meno ha accettato la fine dell'impero, mantenendo la giurisdizione del Patriarcato di Mosca sui territori canonici, nonostante le spinte all'autocefalia ucraina o agli altri secessionismi ecclesiastici. L'ortodossia moscovita �, potremmo dire, l'ultimo recesso di un'autorit� imperiale, perch� esercita giurisdizione su quasi tutti i territori ex sovietici.

La particolarit� russa � stata disconosciuta sia nel periodo sovietico, parlando solo di comunismo e vedendo in Urss solo il comunismo, sia dopo il 1991, quando si � provato a normalizzare la Russia. Negli anni Novanta si � ragionato nei confronti dei russi con la "psicologia" dei vincitori della guerra fredda, convinti che la dipendenza economica dall'Occidente permettesse di controllare la Russia. Ci si � illusi di poterla integrare nel blocco euro-atlantico, come una grande periferia orientale, quasi un Far East del nostro Occidente. Ma si � dimenticata una lezione - se mai dalla storia si possano trarre lezioni - che ha accompagnato la storia dell'Ottocento e del Novecento europeo: la Russia non si vince e non si piega.

Un pensatore che ha conosciuto il lager sovietico, Ivan Solonevic, giunto in Europa dopo una fuga rocambolesca, ha scritto in modo molto efficace: "La Russia non � Europa e non � Asia, ma non � neppure Eurasia. La Russia � semplicemente Russia, vale a dire un complesso nazionale, culturale e statale del tutto particolare che si distingue chiaramente tanto dall'Europa quanto dall'Asia.., l'impero russo � costituito sulla base di una nazionalit�. Tuttavia, a differenza degli stati nazionali del resto del mondo, l'idea nazionale russa super� sempre i confini etnici e divenne sopranazionale".

Ma non � facile intravedere il futuro della Russia. Proprio la debolezza dell'edificio statale sembra essere il cuore dell'attuale crisi russa. La sua ricostruzione costituisce la sfida principale che hanno davanti a s� il gruppo dirigente di Mosca e il nuovo presidente Vladiinir Putin. Un futuro stabile della Russia � importante per il mondo, perch� � uno degli assi portanti del quadro geopolitico dell'Eurasia. Il pericolo di una disgregazione dello spazio dello stato russo lascia prevedere una prospettiva di grande rischio e di drammatica instabilit�, destinata a coinvolgere aree molto vaste. Si pensi solamente al pericolo rappresentato dalle armi atomiche ancora presenti sul territorio russo.

Sono scenari davanti ai quali sorgono interrogativi di fondo sulla capacit� delle �lite soprattutto russe, ma anche europee, di elaborare un nuovo progetto culturale e politico, che sia in grado di far fronte alle forze centrifughe che tendono alla disgregazione della Russia. I fattori di "erosione" sono molteplici e vanno da quelli di ordine politico relativi ai rapporti fra il centro e la periferia, a quelli di tipo economico, fino a quelli di carattere demografico e psicologico. Ma anche nel grande spazio russo c'� la possibilit� di nuovi poteri (che peraltro sono quelli che in vaste parti del mondo, come l'America Latina, fanno gi� sentire il loro peso): penso alle mafie e alla loro presa sulle immense ricchezze russe. � una realt� del mondo contemporaneo che ancora si stenta a comprendere in tutta la sua portata.

C'� il problema allora di formulare un progetto politico condiviso, insomma di un ethos nazionale che coinvolga cuori e menti di un popolo, quale quello russo, abituato a vivere con orgoglio un sentimento politico-nazionale. Oggi in Russia � diffuso tanto vittimismo, tanta frustrazione, su cui poco si pu� costruire politicamente.

C'� la necessit� di un ripensamento delle politiche delle classi dirigenti russe, in primo luogo, ma anche di quelle europee e statunitensi. Se le tendenze attuali non cambieranno, la Russia tra una decina d'anni non sar� pi� quella attuale. Probabilmente non sar� pi� dentro gli stessi confini di oggi. Le prospettive e la direzione della sua evoluzione saranno un interrogativo del futuro dei nostri prossimi anni.

Andrea Riccardi