Comunità di S.Egidio


 

14 luglio 2000

Il secolo dell'espansione e dei martiri si chiude con un profondo rivolgimento di scenari. E con nuove sfide
Terzo millennio, primo annuncio
Riccardi: un mondo � finito, la missione della Chiesa � solo agli inizi
�Il lontano oggi si fa prossimo: � una rivoluzione spirituale�

 

La missionariet� della Chiesa sulla soglia del Duemila: � il tema dell'ampia relazione con la quale Andrea Riccardi ha aperto luned� a Burgos la 53esima Settimana spagnola di missiologia. Ne offriamo alcuni passi salienti.

Prendo le mosse dall'incipit dell'enciclica missionaria di Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, che � del dicembre 1990: �La missione della Chiesa � ancora ai suoi inizi�. � un'affermazione radicale: come si pu� dire che, dopo duemila anni, la missione della Chiesa sia davvero all'inizio? Non si tratta di un espediente retorico per riproporre un'attivit� ecclesiale un poco declinante nella nostra Europa, molto pi� presa da s�, dai tanti tipi di individualismo, e poco propensa a un'estroversione missionaria? Ne conosciamo i motivi: questo nostro mondo europeo mostra un desiderio calante di esportare valori e messaggi, magari all'insegna della tolleranza o di un diffuso disinteresse per il mondo esterno al nostro. (...)

La missione della Chiesa, proprio nel Novecento, � giunta sino agli estremi confini della terra, per parafrasare l'espressione evangelica, giungendo lungo il secolo trascorso a contatto con mondi, popoli, religioni, culture, che non erano stati mai toccati dalla lunga storia della comunicazione del Vangelo. Mai era arrivata a un punto cos� estremo geograficamente e culturalmente, mentre sono nate nuove comunit� in terre lontane.

Forse bisogna prendere pi� sul serio il passaggio storico che stiamo vivendo per rendersi conto del valore di questo "nuovo inizio". Non si tratta solo di una data convenzionale. Ma un mondo � finito: � finito quello che � stato chiamato convenzionalmente il secolo breve, il tempo tra il 1917 e il 1989, che � stato - tra l'altro - una grande stagione missionaria. La fine, nella storia, non cancella i tanti aspetti di continuit� che tutti viviamo. La fine pu� essere avvertita in maniera molto attutita. Ma il mondo che si disegna sugli orizzonti del 2000 appare diverso - si pensi alla fine del comunismo e alla crisi di quello che si chiamava il terzo mondo - da quello di ieri. Non solo diverso perch� qualcosa � finito e perch� tanti valori sono stati bruciati, ma perch� qualcosa di nuovo � iniziato, come - e dico una banalit� - il processo di globalizzazione, il nuovo modo di comunicare, il dominio di una sola potenza, quello dell'economia liberista e via dicendo. Occorre cogliere come questo passaggio sia anche l'occasione per pensare un "nuovo inizio": certo un inizio inteso nel senso profondo della vita cristiana, in cui continuit�, fedelt�, tradizione, si fondono con il nuovo, al modo dello scriba saggio del Vangelo, capace di trarre dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie.

Ma spesso - va detto - noi ragioniamo, progettiamo, pensiamo come se fossimo nel passato, eppure tanto � cambiato. Talvolta gli uomini e le donne di Chiesa guardano a orizzonti limitati, magari con molta dedizione, eppure non cogliendo le interconnessioni profonde tra il proprio ambiente e tanti altri mondi. Spesso - come dice Emile Poulat - la Chiesa � un mondo e ci si pu� vivere dentro molto degnamente senza preoccuparsi troppo degli orizzonti che si allargano al di fuori. � quel modo autoreferenziale di stare nelle nostre istituzioni, nelle nostre discussioni, nelle nostre dinamiche, dentro il nostro linguaggio. � il tanto discutere sulle nostre istituzioni, come se il cambiarle cambiasse poi tanto. Del resto questa autoreferenzialit� � un riflesso tipico di tanti mondi che si trovano spiazzati dalla globalizzazione, cio� esposti a un universo troppo vasto e invadente. Altri mondi religiosi reagiscono con il fondamentalismo che contesta la globalizzazione in nome di un mondo chiuso: penso proprio ad alcuni ambienti e movimenti islamici che costituiscono universi bloccati e aggressivi. Il mondo contemporaneo chiede di navigare in mare aperto. Ma non � facile. Il proprio mondo, il proprio territorio viene abitato da gente che non si conosce, di altra religione e altri costumi, mentre giungono messaggi e si realizzano connessioni con il mondo intero. � il mare aperto... (...)

Il Novecento � stato il secolo pi� secolarizzato della storia cristiana. Molti, proprio all'inizio del Novecento, prevedevano la fine del cristianesimo in un mondo che si era fatto laico, padrone del proprio destino, diffidente nei confronti della fede, un mondo dove l'ateismo � divenuto teologia di molti Stati e dove nel 1967 uno Stato, l'Albania, ha vietato ogni culto religioso. � stato il secolo del mondo uscito da Dio, laico e secolarizzato. Eppure il vissuto cristiano non si � estinto, anzi per tanti aspetti si � approfondito. Sono caduti per sempre quei quadri di cristianit�, quelle istituzioni, espressioni, quei costumi, che erano permeati dal cristianesimo. Alla cristianit�, quella condizione in cui il cristianesimo ha vissuto per secoli in Europa, si � sostituita lungo il Novecento una secolarit� sempre pi� spinta in cui tutto - anche la religione o le religioni - � entrato nel mercato. Eppure il cristianesimo non � morto.

Si pu� dire invece che il Novecento � stato il secolo pi� missionario della storia cristiana, tanto da poter essere paragonato alla stagione del cristianesimo nascente. Lo � stato soprattutto per la Chiesa cattolica e per le Chiese evangeliche che hanno compiuto un ingente sforzo missionario. Per alcune regioni della terra � stato il tempo dell'inizio della vita cristiana e del suo radicamento nel cuore di popoli interi. Proprio nel XX secolo � giunta a maturazione quell'onda lunga ottocentesca di vita missionaria che portava fuori dai confini dell'Europa verso il Sud e verso l'Est. (...)

Il Nord prospero, proprio nel 2000, sente sempre pi� la spinta a ripiegarsi su di s�, uscendo da quegli scenari caotici che spesso caratterizzano il Sud e in particolare l'Africa, anche perch� questi mondi presentano un interesse economico molto relativo per il Nord a confronto dei tanti rischi. Tanto diversa � la posizione della Chiesa: essa sente le ragioni, le speranze e le angosce del Sud del mondo come sue. � un orientamento opposto all'insorgente tentazione a costruire un futuro del Nord separato, quasi protetto dal disordine, con un vallum che isoli il Sud e ne eviti il contagio destabilizzante.

Nel mondo secolarizzato del Novecento, le nostre Chiese si sono scoperte in missione anche nelle loro terre. � un'affermazione che rischia solo di essere una nuova organizzazione della vita ecclesiale, ma � prima di tutto una spiritualit� e un atteggiamento profondo dei cristiani. � concepire tutta l'esistenza cristiana e tutta la vita della Chiesa nel quadro della missione. Parte dall'autocoscienza del cristiano stesso, come discepolo: la spiritualit� e la teologia del discepolo sono un tema su cui si dovrebbe insistere perch� mai il cristiano pu� smettere di ascoltare e di comunicare allo stesso tempo. (...)

Bisogna che le nostre comunit� si abituino a pensare sugli orizzonti del mondo. Del resto mi sembra che l'uomo contemporaneo sia portato dalla sua condizione a vivere su di una dimensione larga: non vive pi� solo in un quartiere o in una citt�. Ormai viene raggiunto da messaggi, interrogativi, domande da ogni parte del mondo. Vede in diretta e in tempo reale immagini di dolori e di sofferenze che lo interpellano, anche se sono lontane geograficamente. Il lontano si fa prossimo all'uomo contemporaneo. � una vera rivoluzione spirituale rispetto all'uomo e alla donna del passato. Le informazioni ci legano a parti del mondo geograficamente lontane: vediamo tutto, ma che facciamo? (...)

C'� un "nuovo inizio" da vivere in questo secolo globalizzato che � il Duemila: un nuovo inizio per le comunit� cristiane � la missione. in un mondo complesso, di fronte a forze grandi e a sistemi di trasmissione di messaggi potenti e talvolta occulti, il cristianesimo pu� apparire debole, fragile, vinto in partenza, quindi destinato alla marginalit� nelle nostre societ� come in quelle del Sud o dell'Est del mondo. Ma c'� una forza. � la forza che ha mostrato in un secolo, come il Novecento, avvertito straniero da tanti cristiani stessi. � una forza debole nel senso in cui parla l'apostolo Paolo: �Quando sono debole � allora che sono forte�. L'eredit� del Novecento � soprattutto quella di questa "forza debole", quella manifestata soprattutto dai nuovi martiri. E una parte cospicua dei nuovi martiri sono stati quelli che si sono spesi per comunicare il Vangelo, specie in terre lontane. Forse dobbiamo essere pi� consapevoli di questa forza debole del cristianesimo.

Andrea Riccardi