Comunità di S.Egidio


 

21 agosto 2000

Spiritualit� e folla

 

I giovani cattolici accorsi a Roma attorno a Giovanni Paolo II hanno fatto molto discutere dentro e fuori la Chiesa. I laici si sono interrogati sull�attrazione esercitata da questo anziano Papa. La forma della manifestazione di massa ha suscitato perplessit� sia tra i laici sia tra i cattolici. Lo stesso Pontefice, nel suo discorso ai giovani, ha voluto marcare la differenza tra la manifestazione di Tor Vergata e le adunate oceaniche dei regimi autoritari. La Chiesa cattolica finisce per imitare quelle grandi adunate e tralascia la dimensione spirituale e personale che matura nella solitudine? Come � possibile fare un vero percorso spirituale camminando in tanti? La storia del Novecento � piena delle grandi adunate dei regimi autoritari: dalla Norimberga delle liturgie naziste ai riti fascisti, sino alle grandi manifestazioni della Piazza Rossa a Mosca. Sono le espressioni d�una politica che si sacralizza e diviene religione nazionale, sono quei �riti della comunione di massa� che celebrano il messianismo del capo.

Il cristianesimo ha una storia molto pi� antica di manifestazioni popolari di fede. La Chiesa di Roma non ha mai avuto paura dell�incontro con le masse. Anche se ha lasciato spazio alle diverse sensibilit� religiose: quelle di chi preferisce momenti pi� elitari sino al caso estremo degli eremiti.

La Chiesa romana e quelle ortodosse hanno una storia di pellegrinaggi, guidati dai propri leader, di masse che si muovono, che si radunano, che pregano insieme. Nel Novecento questa tradizione antica � rifiorita. Non � solo la storia dei giubilei del secolo, ma quella degli incontri di Leone XIII con gli operai e a inizio Novecento sino alla manifestazione in piazza San Pietro all�inizio del Vaticano II, in cui Papa Giovanni tenne il commovente �discorso alla luna�. La Giornata della giovent� rappresenta il prolungamento di un�antica tradizione, con nuove opportunit� e le particolarit� legate alla figura di Wojtyla. Il Papa infatti comunica il suo messaggio con grande chiarezza ma allo stesso tempo con pazienza e apertura. Il che piace ai giovani che si trovano, contemporaneamente, liberi e posti di fronte a un discorso impegnativo.

Del resto la Giornata della giovent� non � solo l'incontro finale a Tor Vergata. I giovani hanno vissuto a Roma una serie di momenti di riflessione su scala ridotta. Era interessante vederli per Roma tra discussioni, incontri e clima festoso. L�incontro diretto tra ragazzi di diversi Paesi ha, tra l�altro, un valore di educazione alla comprensione che i grandi statisti europei hanno capito sin dal secondo dopoguerra. Lo capiamo noi bene dopo le vicende della ex Jugoslavia.

Certo dopo il clima festivo romano verranno per i giovani i giorni della ferialit�, in cui si ritroveranno nella loro realt� quotidiana su dimensioni pi� ridotte e talvolta in solitudine. C�� qui un�importante sfida alle chiese locali e ai loro responsabili, su cui poco si � discusso in questi giorni. Insomma il �successo� della chiesa diventa una grande responsabilit�: non deluderli, ma accompagnare una sensibilit� maturata nell'esperienza di Roma. � una sfida da non sottovalutare. Questi ragazzi infatti sono una generazione nuova per tanti motivi: tra l�altro sono postcomunisti e postideologici, ma anche pienamente figli del Vaticano II, senza i problemi preconciliari o della tumultuosa ricezione del concilio. Sono convinto che la loro umanit� giovane richieda di essere guardata con pi� simpatia e meno sezionata, perch� rappresenta per tutti, laici e cattolici, un apporto positivo al futuro.

 

Andrea Riccardi