Comunità di S.Egidio


 

27 agosto 2000

Sant'Egidio: l'ONU di Trastevere

 

In principio, se non proprio la paura, i nuovi arrivati avevano alimentato l'apprensione e i sospetti dei trasteverini, che all'inizio degli anni '70 - quindi, in piena contestazione - erano gelosi della pigra tranquillit� del loro quartiere, e soprattutto temevano l'inquinamento delle novit�. Quel gregge di giovanetti con i capelli lunghi e di giovanette con le gonne a fiori che bazzicavano sulla piazza, entravano e uscivano dal convento di Sant'Egidio, e distribuivano sorrisi a tutti prima di venir inghiottiti nei bui corridoi del vecchio monastero, avevano scatenato commenti non proprio edificanti. Anche perch� nel convento, fino a pochi anni prima, abitavano le suore carmelitane di clausura, e vedere il via vai di disinvolti ragazzi che fumavano sigarette americane e masticavano Brooklyn gustolungo sembrava abbastanza dissacrante. �Ma che vorranno mai!� Niente. Volevano semplicemente accendere il motore di una pacifica rivoluzione sociale, scavando nel cuore delle borgate romane quel solco di solidariet� e tolleranza che traeva idee ed energie dall'onda lunga del Concilio Vaticano II. Non le parole che non costano, dunque, ma i fatti: portare un pasto caldo ai barboni, aiutare quotidianamente i poveri, rinunciare al cinema per assistere anziani e malati, incoraggiare gli immigrati, proteggere i bimbi abbandonati. Il loro motto? Semplice: �Il nemico non esiste�. E semplici, pur nella loro profondit�, erano le lezioni suggerite dal Vangelo, e impartite ai simpatizzanti della Comunit� da un giovane professore universitario, Andrea Riccardi, che in quegli anni di contestazione rifiutava le gabbie del dogmatismo, respingeva la violenza e, insieme, si sottraeva alla calamita dell'intransigenza religiosa, proclamando l'�amore per i senzaniente� con il pensiero rivolto alla Roma di Pasolini. Si devono proprio a questo colto condottiero, corazzato di fede e di curiosit�, e ad un sacerdote roccioso e insieme anticonformista, Vincenzo Paglia, da poche settimane vescovo di Terni, prima i vagiti (1968) poi la straordinaria crescita (ma loro preferiscono chiamarla evangelicamente �lievitazione�) di un movimento che ha saputo trasformare la lezione dei poveri in una straordinaria macchina di solidariet� e di mediazione politico-diplomatica, attivissima oggi ma gi� proiettata nel futuro: quando - � facile prevederlo - si moltiplicheranno i conflitti tra chi non riesce a sopravvivere perch� non ha niente e chi ha tutto.

Il teorema del volontariato - tutti i componenti della Comunit� hanno un lavoro, e l'impegno nel sociale assorbe quasi per intero il tempo libero - trova proprio qui la sua limpida dimostrazione. Se oggi il Mozambico vive in pace, si deve alla pazienza e alla perseveranza di questi giovani. C'era chi, all'inizio delle trattative trasteverine con governativi e guerriglieri (�terroristi�) di quel lontano Paese africano, si adoperava per impedire che i nemici si incontrassero incidentalmente nei corridoi di Sant'Egidio: anche le porte d'accesso erano diverse. Se, a cena, veniva servita una cernia al forno agli uni, una cernia al forno (di identiche dimensioni) veniva offerta anche agli altri. Le Monde ironizzava su quelle �trattative fra basiliche e ristoranti�. Ma dopo la storica firma, fu costretto a trasformare l'ironia in apprezzamento. Se l'Algeria ha imboccato la strada di una difficile convivenza tra governo laico ed estremisti islamici, si deve in gran parte alle intuizioni e agli sforzi della comunit� di Sant'Egidio, che ha distribuito ai protagonisti del conflitto il siero della tolleranza, impegnandoli a firmare un documento al quale si � sicuramente ispirato il neopresidente Bouteflika. �La ricetta non � impossibile - spiega Andrea Riccardi -. Al tavolo delle trattative, basta cercare ci� che unisce e mettere da parte ci� che divide�.

Ma allora esiste davvero l'�Onu di Trastevere�, che qualcuno immagina come la diplomazia parallela del Vaticano? �Vede, noi abbiamo sentito l'esigenza di mediare, nelle situazioni di conflitto, con un unico obiettivo: alleviare le sofferenze dei poveri. Per aiutare i poveri � infatti indispensabile far tacere le armi, perch� la guerra � sempre contro i poveri�, dice monsignor Paglia, che nonostante la promozione, lo zucchetto e i riconoscimenti internazionali, continua a impiegare generosamente il suo tempo, senza misurare l'importanza e il potere dell'interlocutore. �Amore, amicizia e disponibilit� non significano arrendevolezza. Sono prove di forza�. I fatti confermano. Tra i movimenti che si richiamano al Concilio, � uno dei pochi in continua crescita. � presente in 45 Paesi e conta oltre 30.000 aderenti, senza tessera e senza obblighi. �Siamo come un ponte tra la periferia dell'emarginazione e il centro, non viceversa - dice Mario Marazziti, responsabile delle relazioni esterne di Sant'Egidio - , e i risultati che abbiamo raggiunto si spiegano cos�: non siamo legati al potere, al denaro, a lobbies o a gruppi di interesse.

Abbiamo cominciato a lavorare tra i baraccati delle periferie romane, poi con gli anziani, i bambini, gli handicappati, i malati di Aids. Ora ci sono anziani che aiutano altri anziani; disabili che aiutano altri disabili. In giro per il mondo, nelle comunit� che aderiscono a Sant'Egidio, vi sono soltanto volontari locali. Siamo presenti in gran parte dell'Africa, in Europa, in Sudamerica, in Indonesia, nell'estremo oriente, persino a Cuba. Credevamo di poter cambiare il mondo senza ricorrere alla forza. Non dico che ci siamo riusciti, umilmente ci stiamo provando�.

Se li avessero lasciati fare, forse si sarebbe potuta evitare anche la guerra nel Kosovo. Non perch� Sant'Egidio possedesse le chiavi della mente e della volont� di Slobodan Milosevic, ma perch� aveva capito il problema alla radice, e non aveva paura di �affrontare il mare aperto, senza nascondere la testa sotto i fondamentalismi�, come dice Riccardi. Sin dagli anni '70 il fondatore di Sant'Egidio sentiva una particolare attrazione per l'Albania. �Volevo assolutamente visitare quel Monte Athos dell'ateismo che era Tirana�, dice. E l'obiettivo si realizz�.

Fu la Comunit� ad offrire, per prima, un concreto aiuto al Paese devastato da uno dei regimi comunisti pi� rigidi e ottusi. �Cercammo di aiutarli anche a costruire una rete di ottici. Nell'Albania di Enver Oxa erano un lusso persino gli occhiali�, rivela Marazziti. Nasce da quel rapporto, l'interesse per il Kosovo e la ricerca di una formula che garantisse la pacifica convivenza fra serbi e musulmani, ancor prima che la provincia diventasse il teatro di una guerra. Fu proprio Sant'Egidio a convincere Milosevic e il leader kosovaro Rugova a firmare un documento che prevedeva la progressiva restituzione alla minoranza albanese delle universit� e delle scuole, primo passo verso l'autonomia della provincia. La Comunit� aveva capito che il leader serbo non avrebbe mai accettato una formale mediazione internazionale. Preferiva infatti il canale confidenziale dell'�Onu di Trastevere�. Quando l'inviato di Clinton, Richard Holbrooke, chiese a Milosevic per quale motivo rifiutasse gli americani e accettasse invece come mediatore monsignor Vincenzo Paglia, la risposta fu precisa e tagliente: �Perch� mi fido. Perch� lui conosce bene sia me sia Rugova�.

� chiaro che poi l'intransigenza ha rovinato tutto, da una parte e dall'altra. Ed anche su Sant'Egidio si sono intensificati gli attacchi di chi non sopportava (o ne era invidioso) iniziative autonome e fuori dal coro. �Voglio ricordare - precisa Riccardi - che noi non intendiamo sovrapporci ai governi, agli Stati e agli organismi internazionali. Quando i mozambicani ci chiesero che cosa volevamo, che ruolo insomma avremmo desiderato nel loro Paese, rimasero sorpresi dalla nostra risposta, che cio� eravamo felici di aver contribuito all'accordo. Tutto qui�.

� proprio questo meccanismo di volontariato vincente ad aver avvicinato alla Comunit� di Sant'Egidio persino la Banca mondiale. All'incontro ecumenico dell'anno scorso, a Genova, il vicepresidente americano della prestigiosa istituzione finanziaria disse: �Sono qui per capire. Guardando al futuro, e seguendo l'esempio di questi giovani, ci siamo convinti che � meglio ridurre la povert� che aumentare gli introiti�.

 

Antonio Ferrari