Comunità di S.Egidio


 

3 settembre 2000

La grandezza di tenere insieme gli estremi

 

Giovanni Paolo II non ha timore di proclamare un gran numero di beati e di santi. Lo spiegava egli stesso dinanzi alle perplessit� di chi vede un'"inflazione" di santi negli ultimi due decenni. Anzi, per il Papa � opportuno procedere al maggior numero (ragionevolmente) possibile di beatificazioni e di canonizzazioni. Nella stessa prospettiva, Giovanni Paolo II ha invitato le Chiese locali a non lasciar cadere la memoria dei testimoni della fede del Novecento. Indubbiamente questo numero in crescita di beati e di santi ha significati assai differenti per le varie Chiese locali, come per i diversi gruppi di fedeli. Ma, nel suo insieme, vuole affermare la dimensione della santit� nella Chiesa. Si tratta, allora, di aggiornare i criteri con cui sono state lette finora le canonizzazioni, insistendo molto sul loro significato simbolico. Da vent'anni, questo affollarsi di beati e santi vuole parlare soprattutto della santit� possibile e perseguibile in tutte le componenti della vita della Chiesa.

Nel nuovo gruppo di beati che oggi - domenica 3 settembre - salgono agli onori degli altari, come si dice, grandeggia la figura di Giovanni XXIII.

I motivi della sua popolarit� sono un interrogativo su cui riflettere. � stato il Papa del concilio Vaticano II, un evento capitale nel cristianesimo contemporaneo. � stato anche il Papa che ha sottolineato fortemente il volto pastorale del pontificato e che ha espresso la sua simpatia per il mondo contemporaneo. Ma c'� qualcosa di ulteriore da cogliere nell'attrazione che questa figura esercita verso i cattolici e talvolta anche i non cattolici. � forse la forza di un cristianesimo maturo e sereno che esercita un'alta responsabilit� con un'umanit� profonda e simpatetica. In un tempo di crisi di riferimenti autorevoli, papa Giovanni esprime ancora la paternit� di un cristiano e di un vescovo in modo molto comunicativo. E in un raggio universale. Un vescovo russo ortodosso di grande rilievo, come il metropolita Nikodim, morto nel 1978 durante un incontro con Giovanni Paolo I in Vaticano, aveva scritto proprio una biografia di Giovanni XXIII. La personalit� di papa Giovanni e il suo pontificato sono insomma all'origine di tanti aspetti nuovi della vita della Chiesa e dei rapporti con altri mondi cristiani e non cristiani.

Ma papa Giovanni non � solitario nel gruppo dei beatificati. Accanto a lui c'� Pio IX, che non gode della stessa immediata e larga simpatia popolare del Roncalli. Tuttavia � un fatto storico che Pio IX fu forse il primo Papa della storia contemporanea a godere da vivo di una grande popolarit�, la quale gli sopravvisse e dur� sino all'inizio del Novecento. Eppure la sua beatificazione - com'� noto - ha suscitato in queste settimane parecchie discussioni. L'accostamento tra Giovanni XXIII e Pio IX � sembrato una manifesta incoerenza nel messaggio di questa giornata. Ma forse di incoerenza se ne potrebbe allora trovare almeno un'altra: la beatificazione di Tommaso Reggio, arcivescovo di Genova, morto nel 1901. Reggio, ad esempio, non condivise le scelte politiche di Pio IX sull'unit� italiana e pensava a una presenza cattolica nelle istituzioni del nuovo Regno, anche se fu un pastore obbediente alle direttive di Roma. Nel 1900 celebr� il funerale di Umberto I, malgrado il contenzioso tra Italia e Santa Sede non fosse risolto.

Le beatificazioni di oggi, allora, non esprimono un messaggio politico. Non si tratta di canonizzare l'antiRisorgimento, beatificando Pio IX. Una constatazione, questa, che peraltro non vuole imporre Pio IX o Reggio o Giovanni XXIII alla simpatia di alcuno. Da parte sua, Pio IX � un personaggio marcato fortemente dalla cultura del suo tempo. A ben pi� di un secolo dalla sua morte, la Chiesa ravvisa, dopo un lunghissimo processo, la santit� nella sua vita. Gli storici, come ha fatto con chiarezza Emile Poulat, notano in lui l'origine di un disegno di lungo periodo per la Chiesa nel mondo contemporaneo, che i suoi successori avrebbero affinato ma non mutato. Gli studiosi potrebbero cogliere come la sua influenza sulla storia della Chiesa sia stata molto profonda. Ma si tratta di analisi fini che richiedono il senso della complessit� e non sono facili nel corso di dibattiti affrettati.

La storia d'Italia ha percorso un cammino diverso da quello per cui Pio IX sembr� lottare. La fine del potere temporale fu definita "provvidenziale" dal card. Montini in un suo memorabile discorso in Campidoglio nel 1962, quando not� come fosse difficile ormai "comprendere le passioni che tanto commossero e amareggiarono le vicende di quel tempo". Del resto Paolo VI ha rappresentato, con i suoi discorsi e la sua azione, la riconciliazione profonda tra il mondo dei cattolici e la vita dell'Italia contemporanea. Sulla stessa linea, Giovanni Paolo II, di fronte a confuse spinte disgregatrici, ha richiamato al valore dell'unit� nazionale per il Paese e per la stessa Chiesa cattolica. Al tempo della "grande preghiera per l'Italia", alcuni notarono quasi come un paradosso l'impegno di Giovanni Paolo II per l'unit� del Paese.

Per tanto parlare dei Papi elevati all'onore degli altari, non vanno dimenticati gli altri beatificati di oggi, come il padre Cheminade (che visse il travaglio della Rivoluzione Francese e si colloca tra i fondatori di congregazioni ottocentesche che colsero le nuove opportunit� per la Chiesa) o come l'abate Columba Marmion, morto nel 1923. Quest'ultimo � una grande figura di monaco benedettino, uomo di preghiera e predicatore. I suoi testi di spiritualit� sono stati i classici della formazione spirituale e sacerdotale per varie generazioni. Oggi, dopo il Vaticano II, sembrano aver perso gran parte della loro funzione. Ma la Chiesa beatifica questo monaco che ha tanto contribuito al rinvigorimento della spiritualit� cattolica nella prima met� del Novecento.

Sarebbe dunque disagevole trovare un unico univoco messaggio in questo gruppo di nuovi beati. Anche i papi, da beati, sono collocati in un gruppo. Il messaggio che Giovanni Paolo II vuole dare - cos� ci pare - � quello della molteplice presenza della santit� negli ultimi due secoli di storia della Chiesa. Forse lo studioso ravvisa nelle beatificazioni odierne la manifestazione della complessit� del cattolicesimo, che non si riduce a un solo modello di santit�, a un'unica esperienza storica, a una sola visione. Insomma il cattolicesimo non � una grande setta - se cos� si pu� dire -, ma � un'autentica Chiesa che abbraccia esperienze spirituali e storiche anche molto diverse tra loro.

Torna alla mente una riflessione del card. Congar: �La grandezza, secondo Pascal, - scriveva il grande teologo francese - � tenere gli estremi e riempire lo spazio tra loro. Il cattolicesimo � gerarchico e si rinnova a partire dalla base; si riversa nel pluralismo e abbonda in mistici; parla di sofferenza e di croce e, gioioso, preconizza lo sviluppo dei pi� alti valori umani; limita le pretese della ragione umana e ne rivendica la possibilit�. E concludeva: �Il cattolicesimo � pienezza e, cos� come si � espresso nell'ultimo Concilio, sintesi�. � la realt� di una Chiesa complessa, al plurale, molto grande, con storie diversificate e con cammini spirituali differenti. Ma resta una sola Chiesa. Forse Giovanni XXIII, uomo della tradizione, ma anche testimone della simpatia per il tempo contemporaneo, incarna bene l'immagine di questa Chiesa che ha una lunga e ricca storia, ma vive con amicizia nel presente.

Papa Giovanni, un papa che studiava la storia e ne scriveva, era consapevole del lungo e complicato cammino della Chiesa, che ne fa forse l'istituzione pi� antica del mondo, sicuramente dell'Occidente. E la storia del cristianesimo � larghezza di vicende complesse e articolate. Ma la grande storia non pu� spegnere il gusto del presente, che � anche libert� dalla patologia della memoria. Lo si vede in papa Giovanni che guarda con passione il presente e il futuro, sperando in una Chiesa migliore e in una convivenza pi� pacifica tra gli uomini: �non � il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a capirlo meglio� - dice in punto di morte con una saggezza che fa ancora pensare.

Andrea Riccardi