Comunità di S.Egidio


 

15 settembre 2000

Accuse di integralismo
Stizza per una Chiesa che parla ai giovani

 

Cattolici integristi che vogliono il ritorno a uno Stato confessionale o cattolici �buonisti�, pronti ad aprire le porte del Bel Paese all'invasione musulmana?

Il dibattito sugli organi di stampa non si � fermato per alcuni giorni di fila, con tutta una serie di equivoci. La realt� � che, al pari di quel che succede ovunque, anche in ambiente cattolico si dibattono i problemi tra sensibili differenze di opinione. Del resto il panorama del futuro � talmente inedito che necessita di confronti. Dietro a questo c'� tutt'altro che un disegno di chiudere la vita italiana nelle gabbie di chiss� quale integralismo. In questa democrazia i cattolici si trovano tanto bene, pur dicendo - al pari di tantissimi italiani - che � perfettibile. Forse la vivacit� di idee e di espressioni preoccupa chi era abituato sino a dieci anni fa a guardare pi� alla Dc che alla cultura dei cattolici. Era pi� rapido e pi� pratico. Forse stupisce (o stizzisce?), nel quadro della crisi delle certezze e delle ideologie, che la Chiesa non abbia rinunciato a comunicare il Vangelo nella societ� attuale e alle giovani generazioni. E non lo far�: anzi, ci sembra che sia sempre pi� consapevole del primato di questo compito rispetto a tanti altri aspetti della sua vita.

Il cardinale Biffi ha posto un problema che non pochi sentono. Paradossalmente, lo sentono pi� i laici che i cattolici.

E' la questione della presenza di una forte comunit� islamica nel nostro paese. I musulmani immigrati in Italia sembrano essere 457mila (a fronte dei 342mila cattolici e dei 276mila cristiani di altre confessioni). Il problema della presenza musulmana nelle societ� laiche occidentali � una questione comune alla gran parte dei paesi europei (tanto pi� grave per Francia e Germania per la maggiore ampiezza delle comunit� islamiche). In Francia abbiamo assistito alla cosiddetta guerra del velo nelle scuole e via dicendo. Come si concilier� l'identit� politico-religiosa dei musulmani con i quadri di vita laici europei? Indubbiamente la conciliazione e l'integrazione non saranno facili, come si vede altrove.

D'altra parte l'islam "italiano" non � una comunit� tanto compatta come si potrebbe credere. Su quasi mezzo milione di musulmani in Italia, ci sono gruppi dalla tenue identit� religiosa, come i circa 60mila albanesi. I 33mila senegalesi hanno un profilo molto particolare, perch� appartenenti in parte alle confraternite di stampo afro-musulmano, un mondo un po' a parte rispetto all'islam arabo. Resta il forte gruppo maghrebino (pi� di 200mila persone), maggiormente compatto, un po' meno della met� dell'islam "italiano". I processi di integrazione non risultano uguali per tutte le componenti musulmane, anche se alcuni problemi evidenti ci sono. Il cardinale Biffi suggerisce una politica di favore verso l'immigrazione non musulmana, anzi cattolica. Quanto sia concretamente praticabile questa strada non si sa, certo � che lo Stato pu� favorire l'arrivo in Italia di immigrati dall'uno o dall'altro Paese.

Ma qui si apre un aspetto forse appena accennato dall'arcivescovo di Bologna, su cui si vorrebbe attirare l'attenzione. Il convegno ecclesiale di Palermo aveva insistito nel coniugare la carit� vissuta dalle comunit� cristiane con la cultura. Allora a taluni sembr� un espediente un po' artificioso, ma oggi si rivela importante: anche la carit� richiede una sensibilit� culturale e la carit� genera una cultura con cui vedere le cose. La cultura aiuta la carit� a maturare: non si tratta di quel bieco realismo che talvolta raccomandano i nemici del "buonismo". La cultura aiuta la carit� a comunicarsi e a divenire un fatto di popolo.

Forse bisogna comprendere meglio la realt� dei cristiani nel mondo: ci sono aree in cui la loro vita � difficile. Non domandano solidariet�? Anzi questa solidariet� � una sfida fin dall'inizio, come si legge nelle lettere di Paolo o negli Atti degli Apostoli. A questo livello non si tratta solo di alcune opere o di appoggio alle Chiese del Sud, ma di sviluppare tra i cristiani una solidariet� con altri cristiani che vivono in situazioni difficili.

Una strategia dell'attenzione e della solidariet� ai cristiani in difficolt� pu� portare a iniziative nuove che valorizzino le risorse delle nostre Chiese e del nostro Paese. In primo piano si trovano le comunit� cristiane in Africa, che vivono l'impatto con una situazione drammatica, sotto il peso delle pi� diverse domande. Del resto non poche famiglie italiane, durante le Gmg, si sono gi� aperte con simpatia a giovani del Sud del mondo, mostrando un'attenzione diretta alla loro situazione.

Buonismo cristiano o integralismo? La Chiesa si inoltra in tempi nuovi con atteggiamenti molteplici - � una realt� complessa e non un istituto di ricerca o di azione sociale - e soprattutto dibattendo al suo interno. Da almeno trent'anni una cosa � chiara per�: sente l'evangelizzazione come primato. L'attuale dibattito sulla Chiesa e il futuro (in Italia e nel mondo) � l'indice di una coscienza pi� acuta delle responsabilit� dei cristiani. E ce n'� da rallegrarsene, anche se i risultati delle discussioni sono tutt'altro che definitivi. In fondo c'� una componente, quella dei cristiani, che discute e riflette sulle prospettive del Paese a lungo periodo, non a partire dalle immediate contingenze elettorali, dai sondaggi o altro. In un mondo globalizzato e molteplice, l'identit� matura e pensata della Chiesa � una ricchezza per i credenti e anche per quelli che non partecipano della sua fede.

Andrea Riccardi