Comunità di S.Egidio


 

24 settembre 2000


Testimoni del Vangelo e amici dei cinesi
La canonizzazione dei 120 martiri, nella festa
di santa Teresa di Ges� Bambino, Patrona delle Missioni

 

Con la celebrazione del 1� ottobre, la Chiesa canonizza 120 martiri, gi� da tempo proclamati beati, che hanno dato la loro vita per comunicare il Vangelo in Cina. Le canonizzazioni si iscrivono nello spirito del Grande Giubileo del 2000, gi� segnato da eventi importanti, come la richiesta di perdono formulata in San Pietro la prima domenica di Quaresima e la solenne celebrazione del 7 maggio 2000, al Colosseo, in memoria dei testimoni della fede del XX secolo. Un legame profondo ha unito i due eventi di San Pietro e del Colosseo. Lo ha detto lo stesso Giovanni Paolo II parlando dei nuovi martiri: "Se vantiamo questa eredit� non � per spirito di parte e tantomeno per desiderio di rivalsa nei confronti dei persecutori, ma perch� sia resa manifesta la straordinaria potenza di Dio, che ha continuato in ogni tempo e sotto ogni cielo. Lo facciamo, perdonando a nostra volta, sull'esempio tanti testimoni uccisi mentre pregavano per i loro persecutori".

Quando la Chiesa ricorda i martiri, non lo fa per desiderio di rivalsa. Del resto, a San Pietro, il Papa ha chiesto perdono per le colpe commesse dagli uomini di Chiesa. Al Colosseo ha offerto il perdono per le colpe commesse contro i cristiani che sono stati martirizzati. Il perdono rappresenta la risposta cristiana alla violenza che in forme diverse e da parti opposte ha insanguinato la storia umana e in particolare il Novecento. Giovanni Paolo II ha voluto che, nel Grande Giubileo del 2000, la Chiesa chiedesse e offrisse il perdono per le violenze fatte o subite, riaffermando cos� solennemente la sua fede nella "forza debole", pacifica, del Vangelo.

Anche la celebrazione del 1� ottobre si iscrive in questa prospettiva. I martiri che saranno canonizzati sono vittime innocenti della violenza. Sono anche testimoni eloquenti dell'inutilit� della violenza perpetrata in una difficilissima situazione politica. In Cina, tra il 1840 e il 1911, le potenze occidentali hanno imposto la loro presenza commerciale e militare, approfittando della debolezza del Celeste Impero. Le potenze europee hanno preteso di "proteggere" gli interessi della Chiesa, imponendo con la guerra la "libert�" di evangelizzare o attuando terribili violenze, come quelle seguite alla rivolta dei Boxer. I 120 martiri dimostrano quanto la violenza sia stata inutile e controproducente: ben 102 di loro sono stati uccisi mentre in Cina vigeva la cosiddetta libert� religiosa imposta dalle due guerre dell'oppio.

Il 1� ottobre, il Papa proseguir� idealmente il cammino del Giubileo. Coloro che saranno canonizzati il 1� ottobre non sono solo missionari e missionarie, ma anche semplici fedeli cinesi e persino alcuni bambini. Sono stati travolti da una situazione in cui l'annuncio del Vangelo � stato ostacolato da molti interessi contrastanti. Con la canonizzazione la Chiesa non d� un giudizio storico o politico su quella situazione, ma ricorda la santit� di quei martiri.

Proprio parlando alle beatificazioni del 3 settembre (quando sono saliti agli onori degli altari, tra l'altro Pio IX e Giovanni XXIII), il Papa ha chiarito questa visione: "La santit� vive nella storia e ogni santo non � sottratto ai limiti e condizionamenti propri della nostra umanit�. Beatificando un suo figlio la Chiesa non celebra particolari opzioni storiche da lui compiute, ma piuttosto lo addita all'imitazione e alla venerazione per le sue virt�...".
I martiri in Cina hanno pagato il prezzo di incomprensioni e problemi cominciati ben prima di loro, di cui non sono stati responsabili, come l'infelice controversia dei riti che � all'origine della decadenza della presenza cristiana in Cina tra XVIII e XIX secolo. Le difficolt� della situazione dei cristiani in Cina del XIX secolo sono mostrate emblematicamente proprio dal caso del padre Chapdelaine delle Missions Etrang�res de Paris, ucciso appena dopo due anni dal suo arrivo, solo perch� la sua presenza contravveniva le leggi imperiali e tradito da chi abus� della sua fiducia. La sua morte fu utilizzata da francesi e inglesi per scatenare la seconda guerra dell'oppio. Ma oggi la sua canonizzazione ne esalta la figura di testimone del Vangelo e di amico dei cinesi, che si sarebbe ribellato a quell'orribile guerra con il pretesto di vendicarne l'uccisione. La canonizzazione esalta il santo, il testimone, l'uomo di carit�, non certo il cittadino di un paese che ha mosso guerra alla Cina.

Con questa celebrazione, Giovanni Paolo II si collega ad un percorso gi� seguito dai suoi predecessori. Senza soffermarmi sull'atteggiamento della Chiesa verso la Cina in epoca medievale e moderna, testimoniato da grandi figure a partire da Giovanni da Montecorvino sino a Matteo Ricci, vorrei per� ricordare come gi� nell'Ottocento la Chiesa tent� di svincolarsi dalla "protezione" asfissiante delle potenze europee. Fu una storia lunga e irta di difficolt�. Nel 1860, Pio IX, poco fiducioso nelle potenze occidentali, scrisse all'imperatore cinese per stabilire un rapporto diretto e per chiedere a lui l'effettiva "protezione" dei cristiani in Cina. Questo orientamento, si � rafforzato durante il pontificato di Leone XIII, che cerc� insistentemente di stabilire rapporti diplomatici tra la Santa Sede e Pechino, ma fu bloccato dal veto della Francia. Lo stesso tentativo fu compiuto pi� tardi da Benedetto XV, anche lui impedito da motivi analoghi. Ma non furono sforzi inutili, tanto che Pio XI pot� inviare in Cina un delegato apostolico, Mons. Celso Costantini che rifiut� la protezione delle potenze europee e stabil� la sua residenza lontano dalle loro ambasciate.

Giungendo in Cina, Costantini raccolse, in un certo senso, l'eredit� dei martiri oggi canonizzati, che avevano tentato, a prezzo di tante sofferenze e con la loro mentalit�, di farsi vicini al popolo cinese. Seguendo le istruzioni ricevute da Pio XI, Mons. Costantini realizz� in Cina un atteggiamento nuovo della Chiesa cattolica. Aveva maturato un grande rispetto per la civilt� cinese e si persuase che l'annuncio del Vangelo avrebbe dovuto calarsi in profondit� dentro questa cultura. Collegandosi idealmente a Matteo Ricci, quel delegato apostolico si adoper� per chiudere l'infelice controversia dei riti e per promuovere nei cristiani cinesi un atteggiamento di lealt� verso la Cina e le sue leggi.

La memoria dei martiri cinesi era stata per Costantini il segno dell'amore profondo della Chiesa cattolica per la Cina e di stima per la sua civilt�. Ricordare quei martiri nella prospettiva della Chiesa non � riaprire oggi una pagina del passato, un contenzioso con chi li uccise, n� riabilitare le guerre delle potenze occidentali. Con molta semplicit� la Chiesa ricorda questi suoi figli, europei e cinesi, che hanno dato la vita per il Vangelo e per il servizio al popolo della Cina. La memoria, per la Chiesa cattolica, non serve a fondare un diritto, n� � l'occasione per legittimare un comportamento o ancor peggio per chiedere vendetta. La memoria dei martiri ha una funzione puramente religiosa. Anche la fortuita coincidenza della canonizzazione con la festa della proclamazione della Repubblica Popolare Cinese non ha alcun significato politico, che forse un'opinione pubblica attenta solo alle logiche degli Stati potrebbe vedervi. Per la Chiesa cattolica il 1� ottobre � la festa di santa Teresa di Ges� Bambino, la piccola santa contemplativa, patrona delle missioni con la sola preghiera. E l'accogliente Piazza San Pietro ospita nella prima Domenica d'ottobre una celebrazione giubilare. Ma questa � una prospettiva religiosa. In questa prospettiva, che � quella della Chiesa di Giovanni Paolo II, la canonizzazione del 1� ottobre parla di amore, di pace, di generosit�.

Andrea Riccardi