Una solenne liturgia eucaristica, presieduta
dal Patriarca di Lisbona Jos� da Cruz Policarpo alla presenza del
Catholicos degli armeni di Cilicia Aram I, ha aperto il tredicesimo
incontro "Uomini e Religioni" nella capitale portoghese. E'
stato dunque un evento ecumenico a dare avvio all'annuale tre giorni di
preghiera, confronto e riflessione organizzata dalla Comunit� di
Sant'Egidio nello spirito di Assisi. La cinquecentesca, originale basilica
del Mosteiro dos Jeronimos � gremita. I cardinali Edward I. Cassidy e
James F. Stafford assistono alla cerimonia. Di fronte a loro, il
presidente della Federazione luterana mondiale, Noko, cofirmatario dello
storico accordo tra cattolici e luterani sulla dottrina della
giustificazione, sottoscritto lo scorso anno, guida simbolicamente la
nutrita schiera di rappresentanti di Chiese protestanti e riformate.
C'� grande silenzio mentre il Patriarca Jos� da Cruz Policarpo legge la
sua omelia, tradotta in pi� lingue e distribuita ai presenti. Le letture
pongono subito al centro dell'assemblea le responsabilit� dei cristiani
verso la pace: "Un frutto di giustizia viene seminato nella pace, per
coloro che fanno opera di pace" (Gc 3, 18). "Ci riuniamo qui
perch� tutti crediamo che la sincera fede religiosa sia un elemento che
costruisce la pace. La lettura del Vangelo di Marco ci insegna che i
costruttori di pace devono avere il candore dei fanciulli e il coraggio
generoso e sofferente dei martiri. Ogni vera fede religiosa pu� essere
costruttrice di pace. Non esistono un Dio vero e altri falsi. Quelli falsi
non esistono e il Dio vero � solo uno, in cui tutti crediamo, il cui
volto tutti cerchiamo", afferma il Patriarca, prima di dare la parola
al Catholicos Aram, per "proseguire" l'omelia commentando il
Vangelo. Aram ringrazia il Patriarca. Vede nell'invito ricevuto un gesto
concreto e significativo di stima e fraternit�.
Al termine, celebranti, ospiti ecumenici e laici - spicca la
partecipazione del primo ministro del Marocco Abderahmane El Youssoufi e
del Presidente di Capo Verde Antonio Mascarenhas Monteiro - si uniscono
alla folla presso l'assolatissima facciata in stile manuelino,
prospiciente le banchine dalle quali Vasco De Gama part� alla ricerca di
una nuova via per le Indie, per assistere al propiziatorio lancio di
colombe bianche.
Nel pomeriggio si � tenuta l'assemblea inaugurale, nel teatro del Centro
Culturale di Bel�m. Il clima � festoso. L'ingresso dei relatori e dei
rappresentanti delle religioni � accompagnato da lunghi applausi. Apre il
presidente portoghese Branco de Sampaio, che esprime l'onore di accogliere
un'assemblea tanto variegata ed importante, ed offre un "tributo
all'azione chiara di Sua Santit� Giovanni Paolo II, le cui coraggiose
iniziative di promozione del dialogo tra le religioni e dello spirito
ecumenico sono state di somma importanza nella risoluzione di contenziosi
antichi e nell'identificazione e nel consolidamento di valori comuni alle
diversi fedi e a tutti gli uomini di buona volont�". Quindi
manifesta "apprezzamento e ammirazione per il lavoro instancabile
della Comunit� di Sant'Egidio a favore della pace e del dialogo
interreligioso. La presenza di tanti e distinti rappresentanti delle
religioni e di alti responsabili politici, animati da una comune volont�
di dialogo, � la migliore testimonianza della capacit� della Comunit�
di riunire volont� in favore della pace e della riconciliazione".
� la volta del Presidente del Consiglio italiano Giuliano Amato, che si
aspetta molto dai credenti. Parla della responsabilit� degli uomini di
religione di parlare al cuore e far scaturire sentimenti di pace. La
guerra, secondo il premier italiano, � figlia dell'odio. E l'odio nasce
dalla paura dell'altro. La storia umana ha inventato molti modi per
allontanare il diverso da s�, scavando fossati, o, nel mondo ricco,
spostando i conflitti sul piano economico. La globalizzazione torna ad
avvicinare culture e religioni diverse, e la paura ritorna. Qui si colloca
il ruolo insostituibile degli uomini di religione: comunicare a se stessi
e agli altri una cultura dell'amore e dell'amicizia, ben pi� complessa e
matura della logica dell'odio: "Senza un profondo sentimento di amore
- ha detto Giuliano Amato - la guerra non sar� mai eliminata. Solo
attraverso l'impegno delle religioni � possibile edificare un mondo in
cui ogni essere umano riconosca nell'altro il nome di Dio".
L'intervento centrale del pomeriggio � stato quello del fondatore della
Comunit� di Sant'Egidio Andrea Riccardi, che ha riflettuto sul senso
degli incontri di "preghiera per la pace" nello spirito di
Assisi, a partire da quel primo voluto da Giovanni Paolo II nel 1986:
"Non un Parlamento delle religioni, ma un incontro nella preghiera
che, per tutte le tradizioni, � radice della pace. Non un'esperienza
sincretistica, ma di prossimit�, che nulla toglie alla convinta identit�
delle proprie comunit� religiose. La Comunit� di Sant'Egidio sent� che
Assisi non poteva restare il capolavoro di un giorno, ma doveva
continuare. Quello "spirito di Assisi" era l'aspirazione di
tanti popoli e tanti poveri, il sogno maturato in tempi di guerra e di
pregiudizio".
Anno dopo anno � maturata una cultura del dialogo, che si � confrontata
con l'umanesimo laico. � questa una scelta precisa, quando l'istinto
"spingerebbe a tirare dritti ciascuno per la propria via, presi dai
problemi interni alle proprie comunit� religiose, dalle abitudini, dalla
facilit� a polemizzare in una societ� come la nostra dove tanto si grida
e poco si parla". Le diversit� non sono il grande ostacolo, ha detto
ancora Andrea Riccardi: "Non si possono mettere in secondo piano i
valori dello spirito. Siamo credenti che hanno trovato nelle loro grandi
tradizioni religiose un patrimonio di pace e di amore, una via amoris, che
porta al dialogo. La differenza non ci scoraggia, ma rappresenta la
geografia spirituale del mondo. Differenza e dialogo sono le guide per
allargare il nostro sguardo al mondo intero, per trovare senso in una
convivenza tra gente di religione diversa. Il dialogo non � un fatto
accademico, ma diviene un modo di vivere ogni giorno da parte di milioni
di credenti".
Il Patriarca Policarpo ha approfondito la connaturalit� tra fede
religiosa e impegno nella costruzione della pace. L'uomo di fede non pu�
non essere un operatore di pace: "L'impegno a favore della pace esige
da noi credenti una conversione continua alla verit� spirituale della
religione che professiamo, traducendola in impegno di vita, in lotta per
la giustizia, per la vittoria della grandezza, della generosit� e del
dono a favore del bene. Non si pu� essere sinceramente religiosi senza
essere costruttori di pace. Per gli uomini e le donne che credono in Dio
gli attacchi alla pace sono sempre infedelt� religiose".
La platea, calorosa, competente, attenta, esprimeva plasticamente con il
suo atteggiamento la domanda di unit� e riconciliazione che � viva in
tanti credenti.
Al Patriarca hanno fatto seguito interventi pi� brevi. Quello del primo
ministro del Regno del Marocco, che ha trasmesso gli echi ancora vivi
della storica visita di Giovanni Paolo II in quel paese che, "situato
all'estremit� occidentale del Maghreb, � sempre stato terra di
accoglienza, incontro e scambio, in cui le tre religioni del libro hanno
potuto e saputo coabitare convivialmente, e il rispetto dell'altro, e la
pluralit� delle culture, sono costitutive dell'identit� stessa della
nazione. A seguire, El-Hassan Bin Talal, principe di Giordania e attuale
Moderatore della World Conference on Religion and Peace, il Catholicos
degli armeni Aram I, fino all'ultima, toccante testimonianza del rabbino
Sirat, fedele frequentatore del cammino di dialogo, e ospite lo scorso
anno in Vaticano nell'ambito dell'assemblea interreligiosa voluta dal
Papa. L'ex-presidente della Conferenza dei Rabbini d'Europa si � detto
stupito dell'ampiezza e della rapidit� del cambiamento positivo nel clima
dei rapporti tra religioni diverse. Ha sostenuto che "forse gli
uomini di religione non sono abbastanza coscienti della forza
straordinaria che emana dalla loro debolezza".
In serata, il ricevimento offerto dal Presidente della Repubblica
portoghese nella sua residenza. L'appuntamento � per le numerose tavole
rotonde, dove gli ospiti si confronteranno tra loro e con il pubblico, in
attesa della "liturgia di pace" che concluder� la
manifestazione.
Marco Spiandore
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