Il
convegno Oceani di Pace, religioni e culture in dialogo, in corso a
Lisbona su impulso della Comunit� di Sant'Egidio, sta vivendo l'ora del
confronto. Un momento molto atteso, a giudicare dalla larga affluenza di
pubblico - nonostante la giornata lavorativa - al Centro Culturale di
Bel�m. La capitale portoghese si � resa conto dell'eccezionalit�
dell'evento, e si � posta in ascolto di uomini e tradizioni venute da
lontano, e che qualcuno � forse pi� abituato a osservare in conflitto,
piuttosto che in dialogo. Ma l'atteggiamento degli uomini di religione,
nello spirito di Assisi, non � polemico o riaffermativo, quanto pensoso.
L'urgenza di affermare una cultura del dialogo, di fronte a logiche di
odio e di paura del diverso, era stata detta con forza nell'inaugurazione
di domenica.
La pace non � prerogativa dei potenti, e il senso d'impotenza che coglie
molti di fronte al moltiplicarsi delle violenze trova in questi giorni
risposte consolanti. Anche la preghiera costruisce la pace. Lo ha detto
con chiarezza il Patriarca siro cattolico di Antiochia Ignace Mussa Daoud
I.
Altro punto di forza delle giornate di Lisbona � il dialogo tra laici e
credenti. Non si tratta di una novit� o di una moda, come ha specificato
il vescovo di Terni, Narni e Amelia Vincenzo Paglia, che al tema ha gi�
dedicato un libro Lettera a un amico che non crede: "E' stato il
Concilio Vaticano II ad aprire il campo al dialogo tra credenti e non
credenti. Oggi, all'inizio del nuovo millennio, di fronte alle grandi
sfide comuni, dalla progettualit� politica alla salvaguardia
dell'ambiente, dalla bioetica alla globalizzazione, � necessario
rinsaldare il rapporto tra cultura laica e cultura cristiana. Molti
autorevoli esponenti laici, pensosi, si interrogano su come arginare la
crescita esorbitante dell'egoismo, e chiedono aiuto ai credenti. Altri
sottolineano la comune responsabilit� nell'allontanare ogni intolleranza
e fondamentalismo per incamminarsi verso la costruzione di un mondo
solidale, senza dimenticare che esiste anche un fondamentalismo laico, che
complica la scena". E un laico come Giuliano Amato, che ha
partecipato a vari momenti del serrato dibattito tra laici e credenti, ha
riconosciuto il "sovrappi� d'amore" che contraddistingue chi
crede, come pure la loro capacit� - in primo luogo quella dell'attuale
Papa - di radunare le persone e indicare prospettive che i laici non
hanno: sembrano essere privi della forza dell'amore. Il dialogo, in questo
caso, si fa testimonianza della forza dell'amore.
La tavola rotonda pi� partecipata - circa 1000 persone - � stata quella
sulla "rinascita dell'Africa", a conferma della bont� di una
scelta costante degli ultimi incontri di preghiera per la pace, quella di
privilegiare e rimettere al centro l'Africa.
Ma i segni di speranza non mancano, e non giungono soltanto da qualche
indicatore economico. Come nota don Matteo Zuppi, assistente ecclesiastico
della Comunit� di Sant'Egidio, sperare la rinascita dell'Africa �
possibile a partire dalle migliaia di giovani che, in seguito all'annuncio
del Vangelo, cominciano ad amare i loro paesi e i poveri che li abitano, e
a costruire loro stessi un futuro rinnovato. E' l'esperienza - tra le
altre - delle tante Comunit� di Sant'Egidio sorte negli ultimi anni in
Africa. Don Zuppi illustra poi due progetti della comunit� romana, che
indicano una solidariet� discreta, possibile ed efficace. Si tratta della
ricostruzione del principale ospedale della Guinea Bissau, distrutto dalla
recente guerra civile, e del piano per la somministrazione della terapia
anti Aids alle donne in stato di gravidanza, che permetterebbe di spezzare
la catena del contagio e garantire la sopravvivenza dei nuovi nati. E' un
servizio alla sanit�, ma pure alla pace. Tanta conflittualit�, infatti,
dipende anche dallo stato di prostrazione in cui versano tanti, senza
possibilit� di cure e di una vita dignitosa. Quanti assistono alla
conferenza partecipano commossi. Gli uomini di religione danno prova di
concretezza e di speranza larga. Un approccio alla realt� vero ma caldo,
che sta toccando il cuore di tanti, qui a Lisbona, mentre la citt� si fa
intorno a questi cercatori di pace che oggi pregheranno, ciascuno secondo
la propria religione, per chiedere il dono della pace.
Marco Spiandore
|