Comunità di S.Egidio


 

12/10/2000


Non voleva arrendersi alla povert�

 

Da tre anni Roma � senza "don Luigi". E don Luigi, anche per chi non si interessava di cose di Chiesa era "Di Liegro", prete romano figlio di emigranti, che ha incarnato come pochi un cattolicesimo sociale che s'era incontrato con il Concilio Vaticano II. Aveva a cuore il rinnovamento dei cattolicesimo politico nella citt� dei Papa - in uno scenario in cui gli interpreti principali si chiamavano Dc e Pci - e l'idea che il Vangelo accorciava naturalmente le distanze con i pi� poveri. La conclusione del convegno diocesano dei febbraio 1974, quello sui "mali di Roma", con i protagonisti della vita politica italiana in prima fila ma in piedi, senza posti donore, come gli altri, era il risultato anche di come "don Luigi" immaginava il rinnovamento della pastorale.

Per quasi tutti i romani � stato il direttore della Caritas. Chi considera i poveri un incidente di percorso o un elemento del paesaggio urbano probabilmente ha pensato a lui come a un "rompiscatole". Chi lo ha conosciuto bene, discutendoci, facendo assieme molte cose per i poveri, lo descrive come uno che si faceva coinvolgere nei problemi difficili di tutti i generi. Uno con una capacit� rara di assumersi il dolore degli altri e farlo divenire indignazione morale: e per questo a volte appariva arrabbiato, per i ritardi, per i poveri, con le istituzioni, anche con la gente deila Chiesa.

Don Luigi non c'� pi�. La Caritas non ha smesso di stare dalla parte degil ultimi, ma lo stile scelto � diverso. C'� un'animazione pastorale che si sparge in periferia, punta meno alla gestione diretta dei servizi, cerca di coinvoigere ie parrocchie in altro modo. AI Comune non devono pi� aprire il giornale la mattina per sapere qual � la grana urgente da mettere a posto. Chi fa politica pu� inseguire con meno imbarazzo i voti di chi per "Roma pulita" intende una citt� dove i poveri non si devono n� vedere n� sentire. I poveri non sono diminuiti, anzi, forse, sono aumentati, come in tutti i paesi ricchi. L'impressione � che invece � aumentata l'assuefazione: quasi che condizioni di vita inumane per bambini zingari, anziani (tanti) soli, immigrati meno (e non pi�) tollerati di ieri, siano ovviet�.

Piacesse o no, don Luigi � stato un antidoto all'assuefazione, una lente d'ingrandimento che a sprazzi costringeva a guardare la periferia umana e urbana di Roma, spingendo ad assumersene la responsabillt�.

Non sono spariti gli amici dei poveri, ma quel simbolo vivo, sanguigno, un po' uomo di Dio e un po' cavaliere soiltario, oggi non c'�, e tutti sono un po' pi� soli. I giornali hanno meno Di Liegro e meno attenzione ai poveri, come la nostra citt�. In tempi pi� difficili avremmo ancora pi� bisogno di simboli. Soprattutto quando sono veri e umani come "Di Liegro".

Mario Marazziti