Comunità di S.Egidio


 

22/11/2000

SAN FRANCISCO - Animata assemblea dei gruppi abolizionisti, proposta una moratoria
�Processo� alla pena di morte: anche in America crescono i no.

 

San Francisco. Per la prima volta da tempo immemorabile, tutti i gruppi americani che si battono contro la pena di morte si sono radunati insieme. A San Francisco, California. I delegati non credevano ai loro occhi. Sono arrivati anche a piedi da San Diego. Con i camioncini dipinti con la bandiera americana e "No to death penalty" (No alla pena di morte) scritto dappertutto. In aereo, anche dal Canada e dalla Germania. In tutto, erano un migliaio, impegnati per quattro giorni, nel Centro congressi Cathedral Hill, con l'obiettivo di uscire da un isolamento che � insieme la forza e la debolezza del movimento americano.

E' la forza di gente che a tempo pieno gira l'America, come George White e Bill Pelke, che spiegano con forza commovente, come possono farlo solo i parenti delle vittime, che l'unica soluzione � "love and compassion". Ma � anche la debolezza di associazioni slegate dalle altre, impegnate in un singolo caso, oppure radicate solo nel proprio Stato, e che quindi a fatica hanno la percezione di quello che accade fuori.

A San Francisco le parole che si sono sentite pi� volte sono: �Evento storico�, �straordinario�, �svolta�. L'entusiasmo � giustificato: � davvero una �prima volta�. E lo si vede dai promotori: Death Penalty Focus, National Coalition for Abolition, American Friends Service Committee e la Comunit� di Sant'Egidio. Da incontro panamericano si � trasformato in incontro internazionale, con gli echi della campagna promossa dalla Comunit�, che dall'Europa � arrivata a coinvolgere 132 Paesi.

Si alternano i militanti pi� noti negli Usa di questa campagna per la vita e i diritti umani, da Vance Lindsay a Pat Clarke a sister Helen Prejean. A San Francisco si � percepito che la discussione sulla pena capitale in America � uscita dal monolitismo. La stessa campagna elettorale, con George Bush governatore-record con oltre 100 esecuzioni nel suo mandato, sul tema ha registrato toni meno accesi del solito. Tutti i candidati si sono espressi a favore della pena di morte, ma con una maggiore enfasi sulla certezza della colpevolezza. Solo cinque anni fa il sostegno indiscriminato alla pena capitale era dell'80 per cento, mentre adesso � sceso al 64-66 per cento. Se si tratta di una persona arrestata per la prima volta, si passa al 48, e sempre sotto la met� degli americani si arriva quando si parla di misure alternative, come la detenzione a vita. Se l'ergastolo � associato alla possibilit� di lavorare, di produrre ricchezza utile a mantenere se stessi e a contribuire a programmi contro la povert�, si supera il 57 per cento di favorevoli alle misure alternative.

Il clima ha iniziato a cambiare quando il governatore Ryan ha dichiarato una moratoria in Illinois per l'inquietudine dell'enorme numero di detenuti, da anni nei bracci della morte, che sono stati rilasciati perch� innocenti. Nell'ultimo anno sei Stati hanno avviato un riesame dei sistemi di pena e quattro discutono una moratoria simile a quella che viene da Chicago.

Il senatore Feingold ha proposto una moratoria a livello federale e proprio ieri la stessa richiesta, sotto forma di petizione, � venuta da un gruppo di personalit� vicine al presidente Clinton. Intanto, all'unanimit� i vescovi cattolici hanno approvato un documento contro la pena di morte e per una revisione dell'intero sistema giudiziario americano sotto il segno della riabilitazione.

Cresce l'imbarazzo, tra i sostenitori, per gli errori giudiziari, le discriminazioni sociali e razziali che si accompagnano a questa pratica disumanizzante. �� meglio essere colpevole e bianco che essere innocente e nero�; il ritornello non ha bisogno di spiegazioni, visto che su 10 giustiziati 9 sono neri o di minoranze etniche e uno � bianco. Otto americani su 10 pensano che un innocente � stato giustiziato negli ultimi cinque anni e molti sono infastiditi del fatto che il loro Paese � quello che ha giustiziato il maggior numero di minori.

Si potrebbe continuare. A portare dati e esperienze dagli altri paesi sono stati i partner italiani, e dirompente � stato l'impatto dell'annuncio che i due milioni e mezzo di firme della campagna per una moratoria universale raccolti dall'Appello promosso dalla Comunit� di Sant'Egidio verranno consegnati a New York al segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan il prossimo 18 dicembre. La battaglia per la vita si fa internazionale e a tutto campo. Come al tempo della lotta per i diritti civili, come per la fine dell'apartheid. E centrali diventano, all'interno del movimento, i legami e il Sostegno che viene dall'Europa.

Per quello che riguarda gli Usa, acquistano un ruolo sempre pi� importante le testimonianze dei condannati a morte oggi liberi perch� vittime di errori giudiziari. Altra svolta: la convergenza tra tutti i gruppi di ispirazione religiosa, soprattutto cristiani di varia denominazione: diventa pi� difficile chiamare in causa Dio e giustiziare. �Eppur si muove�, viene da dire. Immobile, invece, dall'altro lato della Baia di San Francisco, sta il carcere della morte di San Quentin, con i suoi 560 condannati in attesa di esecuzione. Nel giro di qualche giorno anche quelli che stanno l� dentro sapranno della veglia-dimostrazione che tutti i partecipanti alla Convention �Committing to conscience� hanno portato per le vie di San Francisco fino a l� davanti. Presto sapranno anche che pure in California 3 persone su 4 si sono stancate degli errori giudiziari e sono favorevoli a una moratoria.

Mario Marazziti