Comunità di S.Egidio


 

28/11/2000

L'appello di Giovanni Paolo II
L'ora del laicato

 

Nel quadro dell'ultima domenica dell'anno liturgico, quando la Chiesa legge il passo evangelico sul drammatico confronto di Pilato con Ges�, Giovanni Paolo II ha parlato ai laici radunati a Roma per il congresso mondiale del laicato cattolico. "Siete chiamati ad essere profeti della speranza cristiana" - ha detto in un discorso che � sembrato subito di grande rilievo. Proprio sulle soglie del Duemila, quando tutti stiamo entrando nel XXI secolo senza grandi progetti e senza particolari sogni, un po' a testa bassa, il Papa evoca invece un grande disegno per la Chiesa e i laici. I laici cattolici hanno una funzione decisiva sul passo della Chiesa nel prossimo secolo, non come sostituti del clero, ma nella prospettiva di una loro missione propria che � per� decisiva per la Chiesa stessa.

L'origine di questo disegno � il Concilio. Il Papa lo ha detto a chiare lettere. Ma lo ha anche mostrato, quando, alla fine della Messa, ha riconsegnato i documenti del Concilio ad alcuni rappresentanti laici dei vari continenti. Il gesto simbolico � stato accompagnato da un'esplicita chiosa di Giovanni Paolo II: "A 35 anni dalla sua conclusione, io dico: bisogna ritornare al Concilio. Bisogna riprendere in mano i documenti del Vaticano II per riscoprire la grande ricchezza di stimoli dottrinali e pastorali".

Certo il mondo contemporaneo � molto cambiato da quello in cui si tenne il Vaticano II. Non esiste pi� il clima di guerra fredda tra i due imperi, mentre il comunismo � scomparso dagli orizzonti europei. Il grande ottimismo che aveva segnato la decolonizzazione del Sud del mondo lascia oggi spazio a una forte preoccupazione sullo sviluppo e sul futuro di tanti di quei paesi, specie africani. L'attuale processo di globalizzazione sembra travolgere quelle dimensioni intermedie che erano la vita di tanti all'epoca del Concilio. Tanto � cambiato da allora. I cambiamenti sono stati numerosi, profondi, non solo politico-economici, ma antropologici. Qualcuno, di fatto, sostiene che il Concilio, come ogni evento storico, � ormai datato o in parte inattuale.

Non si tratta, infatti, di collocare il Vaticano II in una specie di metastoria. Il clima e la cultura di quella stagione marcano in profondit� il Vaticano II e i suoi documenti, com'� ovvio. Tuttavia il Concilio non � un testo o un piano d'azione che si consumano nel giro di qualche anno tra i rapidi mutamenti del mondo. Il Vaticano II � stato soprattutto un ripensamento profondo della Chiesa in ordine all'ecclesiologia, che continua a essere al centro della riflessione e delle prospettive ecclesiali. E' stato, tra l'altro, l'unico Concilio della storia cristiana che si � celebrato fuori da un regime di cristianit� e in una societ� gi� secolarizzata.

La coscienza che si respira nei documenti del Vaticano II � che la Chiesa deve essere tutta missionaria. Fino dagli anni immediatamente successivi all'assise conciliare, nonostante il clima di polarizzazione di quei tempi, � emersa con forza questa vocazione "missionaria" della Chiesa. A dieci anni dal Concilio, Paolo VI scrisse nell'Evangelii nuntiandi circa gli obbiettivi del Vaticano II: "si riassumono, in definitiva, in uno solo: rendere la Chiesa del XX secolo sempre pi� idonea ad annunziare il Vangelo all'umanit� del XX secolo". Papa Montini guardava al nuovo secolo, come si vede in questa stessa esortazione apostolica: l'evangelizzazione era per lui "un aspetto fondamentale, per questi anni che segnano la vigilia di un nuovo secolo, la vigilia del terzo millennio del cristianesimo". Questa linea, che parte dal Concilio, si � andata approfondendo negli ultimi due decenni del Novecento.

Giovanni Paolo II ha insistito che il Vaticano II "ha segnato una svolta decisiva", proprio nella coscienza della "responsabilit� missionaria". Tanti laici - ha continuato il Papa - "hanno compreso con maggior chiarezza la propria vocazione cristiana, che, per sua stessa natura, � vocazione all'apostolato". Il primato dell'evangelizzazione ha conseguenze concrete nella vita del laico: "il vostro apostolato � indispensabile perch� il Vangelo sia luce, sale e lievito di una nuova umanit�" - ha detto Giovanni Paolo II nella liturgia di domenica scorsa. Il laico � parte attiva non solo nella vita della Chiesa, ma anche nella sua missione quotidiana. E' quella missione che cammina per tanti e differenziati percorsi che il popolo di Dio fa nella vita di ogni giorno.

Chi sono i cristiani oggi? Sono laici, in gran parte, donne e uomini che vivono nelle situazioni pi� differenti; ma tutti sono chiamati alla responsabilit� di comunicare il Vangelo. Il futuro della fede e del cristianesimo nel mondo di domani riguarda loro, soprattutto loro, o almeno passa per la testimonianza che danno, le parole che dicono, l'amore che hanno, il messaggio che comunicano. E' la vicenda di un "popolo profetico", oltre che regale e sacerdotale: un popolo che porta "la profezia del Vangelo" per le grandi strade delle metropoli europee, nei luoghi di lavoro della societ� occidentale, per le misere vie delle periferie, per i sentieri dei poveri e nelle piazze del mondo ricco. I "missionari" sono i laici, quei cristiani stessi che vivono in quelle situazioni concrete. Concludeva, a proposito dei cristiani nel mondo, l'anonimo autore di un trattatelo tra il II e il III secolo, noto con il nome A Diogneto:" Dio ha assegnato loro un posto cos� sublime, e a essi non � lecito abbandonarlo".

Essere cristiani oggi non � un'eredit� scontata, ma diviene sempre pi� una scelta consapevole. E' un'eredit� - come vediamo anche in Italia - che tante scelte di cristiani stanno rendendo attuale e preziosa. Infatti il post-Concilio, specie nel nostro paese, non � stato solo caratterizzato da alcune crisi, ma da un approfondimento della vita cristiana a tutti i livelli, specie dei laici. Gli anni Novanta, che hanno segnato una crisi decisiva del cattolicesimo politico italiano organizzato, non hanno lasciato - come qualcuno prevedeva - una Chiesa esangue nella vita italiana. Ma non si tratta solo del postConcilio in Italia, ma di un rinnovamento che, pur tra notevoli differenze, abbraccia vari Paesi del mondo. Giovanni Paolo II ha parlato di "una vivace stagione aggregativa, nella quale accanto all'associazionismo tradizionale sono sorti nuovi movimenti e comunit�".

Proprio di fronte all'immagine del Cristo, debole e sotto processo di fronte a Pilato, evocata dal Vangelo di Giovanni, il Papa ha indicato una forza particolare dei cristiani e dei laici: "potrete incendiare il mondo" - ha concluso. La forza, evocata da Giovanni Paolo II, � quella della fede, della santit� e dell'amore, spesso deconsiderata dal mondo, qualificata anzi come una specie di fragilit� o di debolezza. Queste sono le prospettive che si aprono innanzi al congresso mondiale del laicato in corso a Roma. Non � una riunione tra le tante, ma un momento di coscienza per i laici all'inizio del XXI secolo. Il tutto non finisce in un nobile appello alla buona volont�. C'� un'opera di fondazione spirituale da fare che viene prima di tanti progetti. In quest'opera il Vaticano II � decisivo. Ancora tornano alla mente le parole di Giovanni Paolo II: "io dico: bisogna tornare al Concilio". Non sono l'espressione della nostalgia di un anziano padre conciliare, che vede i testi della sua giovinezza messi un po' da parte. E' invece l'indicazione di una direttiva portante per cristiani verso il futuro, se vogliamo evitare uno spirito angusto che oscura, tra paura e ripiegamento orgoglioso, la grandezza della missione della Chiesa nel XXI secolo. Non dobbiamo tutti, laici e preti, riprendere in mano quel Concilio, che il Papa ha simbolicamente riconsegnato, forse per rileggerlo con uno sguardo nuovo nel nostro tempo?

Andrea Riccardi