27/12/2000

Tanti sponsor per il pranzo della Comunit� di Sant'Egidio

A fronte di un modo scintillante di fare Natale - anche bello, ma forse non basta - e di celebrare il Duemila senza domandarsi "Duemila anni da chi?", si pu� aprire la porta di casa a chi vive spesso per strada e dare anche cos� un'indicazione per il futuro. E' troppo pensare cos� al prossimo millennio, entrarci con un sogno di larghezza? In 250 hanno varcato la porta delle chiese di San Tommaso e di Santa Maria degli Angeli, il 25 dicembre, allestite dalla Comunit� di Sant'Egidio insieme a volontari venuti dai contesti pi� diversi della citt� (Fraternit� di Romena, famiglie, laici per una festa piena di senso) per il pranzo di Natale. Giovani, anziani, senza fissa dimora, immigrati e nomadi, nessun ospite ma tutti come in famiglia: il pranzo degli amici di Sant'Egidio � l'immagine di un impossibile che diventa realt� e al banchetto dei sogni - e non � solo poesia - trovi accanto il sindaco Leonardo Domenici - anche lui ha voluto trattenersi al pranzo ("� davvero una festa bellissima) - giovani e alcuni senza fissa dimora, e ancora il cardinale Silvano Piovanelli e gli anziani. Intorno a quei tavoli erano idealmente seduti molti di pi�: quanti, dalla gelateria Cavini alla Comunit� di Fontenuova, passando per la Manetti & Roberts, Guido Guidi, Filippo Lenci e Salumificio Bechelli fino ai mercati delle Cascine e di San Lorenzo (pi� di quaranta, impossibile citarli tutti) hanno dato un mano perch� il pranzo riuscisse bene. Si sono raccolte le voci lontane (Piovanelli ha parlato del Natale cupo di Palestina, "pregate per la Palestina perch� gli Ebrei e i Palestinesi trovino la pace: ognuno deve cedere qualcosa", e dei malati negli ospedali) ma anche di chi, lontano, � diventato vicino nelle nostre citt�, come Ardian, albanese, che ha portato il saluto degli immigrati: "Tante volte viviamo gli uni accanto agli altri senza conoscerci - ha detto - Viviamo fisicamente vicini, ma lontani nel cuore. Sarebbe bello che fosse sempre come oggi, come questo bel Natale vissuto insieme, in cui anche chi ha dovuto lasciare il proprio paese per necessit� non si sente solo. Il mio augurio � questo: conosciamoci senza dare spazio all'indifferenza e ai giudizi generali. Capiremo di pi�, sicuramente vivremo meglio tutti". Buon Natale.

Michele Brancale