Comunità di S.Egidio


 

21/01/2001


L�eredit� del Giubileo

 

Il Giubileo � finito, si sono chiuse le Porte Sante e Roma torna alla vita normale. Ma l�anno deI Giubileo non si pu� mettere tra parentesi, come qualcosa che c�entra poco con la realt� quotidiana della nostra citt�. Innanzi tutto quest�anno non � stato cos� dirompente come si prevedeva in maniera catastrofica. Roma non � stata sconvolta; ha retto bene l�impatto con le folle dei pellegrini e con gli eventi giubilari. La vita dei romani non � stata turbata in maniera drammatica, come qualcuno prevedeva. Questo � un primo fatto. Ma c�� un altro fatto di cui forse noi romani ci rendiamo meno conto. Mai si � parlato tanto di Roma nel mondo, almeno negli ultimi decenni. L�attenzione dei media di tutti i paesi � stata fortissima sulla citt�, su quello che avveniva, sul suo significato e sulle sue bellezze. Nei prossimi mesi e nei prossimi anni, Roma continuer� ad attrarre gente e a presentarsi come un punto di riferimento significativo all�opinione pubblica mondiale. C�� un nuovo interesse per Roma a tanti livelli: ecclesiale, ecumenico, culturale, artistico, turistico... Questo � un patrimonio religioso e civile da gestire.

D�altra parte l�anno giubilare � stato una specie di autorivelazione della citt� ai suoi abitanti. Lo � stato innanzi tutto per i cristiani di Roma che hanno visto plasticamente come la loro Chiesa abbia un grande significato per il mondo intero. Infatti, in un universo segnato dalla rinascita dei confini e dei nazionalismi, c�� una grande sete di universalit�. Roma ha rappresentato questo appuntamento di universalit�. I cristiani, venendo a Roma come pellegrini, sono andati al di l� delle loro frontiere abituali. I giovani delle GMG hanno vissuto l�esperienza dell�incontro con altri giovani dei pi� vari paesi e con un riferimento che � al di l� delle differenti identit� nazionali e dentro di esse. Il riferimento � quel messaggio di fede, di cui Giovanni Paolo II � stato testimone e predicatore instancabile durante tutto l�Anno Santo.

Infatti il Giubileo ha riproposto il senso della presenza del Papa ai romani stessi, che lo considerano un fatto connaturale alla loro citt�. Il Papa � il Vescovo di Roma, ma ha un ministero universale che, proprio in questi ultimi decenni, si sta esplicando con un�ampiezza umana e geografica la pi� vasta della sua storia. Lo si � visto nel Giubileo, quando tanti cristiani sono venuti a Roma dopo che, per pi� di vent�anni, il Papa ha visitato paesi e Chiese deI mondo intero. Che cosa vuol dire per i cristiani romani questo ministero universale del proprio Vescovo e questo significato universale della propria Chiesa? Il Giubileo, infatti, � stata per i romani una rivelazione della propria Chiesa.

In fondo � stata scossa la vita cristiana nelle nostre comunit� e nelle nostre parrocchie, vissute come isole nella grande citt�. C�� stata un�invasione, come durante le GMG, anche nei settori pi� riparati. Ci sono state tante sollecitazioni. Per questo penso che non si pu� tornare all�ordinario dopo il Giubileo. Molti hanno vissuto non il fastidio di tante presenze, ma la gioia di tanti incontri o di vedere la citt� festiva durante questi mesi. S�, Roma ha rivelato le sue potenzialit� spirituali e umane, che sono pi� ricche di quanto si sospettasse.

Tuttavia occorre non disperdere l�esperienza giubilare in queI modo affaccendato e distratto che tutto relativizza e tutto dimentica. Questo riguarda il primo luogo la Chiesa, interpellata direttamente dall�eredit� deI Giubileo. La lettera apostolica, Novo millennio ineunte, insiste in questo senso: �quanto � avvenuto sotto i nostri occhi chiede di essere riconsiderato e, in un certo senso, decifrato, per ascoltare ci� che lo Spirito, lungo quest�anno cos� intenso, ha detto alla Chiesa�. Pi� avanti il Papa precisa che �non si tratta, allora, di inventare un nuovo programma�. C�� da meditare quanto si � vissuto, da ricordarlo, e da �conoscere, amare, imitare� Cristo. A partire da questa esperienza di fede e di intelligenza della storia, ogni Chiesa � chiamata a �prendere il largo�, secondo l�espressione di Ges� all�apostolo.

Innanzi tutto si � rivelata una sete di fede e di spiritualit� in tanti uomini e donne contemporanei. Lo si � visto tra i pellegrini a Roma, ma Io si coglie anche nelle pieghe della nostra citt�. Il Papa ha notato, nonostante la secolarizzazione, un vero e proprio segno dei tempi� in �una diffusa esigenza di spiritualit� e �in una rinnovata esigenza di preghiera�. L�eredit� del Giubileo � quella di una Chiesa che prega, che celebra con dignit� la liturgia, che sa offrire uno spazio di ascolto della Parola di Dio. Questa eredit� deve diventare la vita concreta e quotidiana delle nostre comunit�, spingendo a una revisione di abitudini consolidate, per far spazio allo Spirito e per accogliere la domanda di spiritualit� di tanti. Diceva ai suoi confratelli in tempi di persecuzione religiosa, un prete russo ortodosso, padre Tavrion: �Se noi non mostriamo la bellezza, la gente non verr� da noi�. Non si tratta di competitivit� religiosa, ma di una spinta a essere una Chiesa che prega con pi� fede e pi� comunicativit�, una Chiesa che sa parlare di Dio.

Il Giubileo � un�eredit� di comunione, che nasce dalla preghiera comune: vivere la fede non da soli, non isolati, ma come popolo attorno al Papa e insieme tra i cristiani. Anche il Papa ne parla, dicendo che la Chiesa deve divenire �la casa e la scuola della comunione�. Egli considera questa una sfida per il millennio che ci � innanzi.

La comunione significa anche una apertura all�altro, al suo mondo, alla sua realt�. Roma si � aperta a molti mondi durante questo Giubileo ed � stata migliore, pi� se stessa. L�esperienza giubilare per non tramontare con il tempo deve diventare una cultura condivisa riguardo alla nostra citt�. Mi sembra un contributo che la Chiesa del Giubileo pu� dare a Roma e ai suoi abitanti: una cultura di una citt� accogliente, che fa della sua apertura aI mondo una delle ragioni della sua vita. Non si pu� sperperare quel significato che Roma ha assunto durante il Giubileo per milioni di persone e per l�opinione pubblica internazionale. Questo significato deve diventare cultura condivisa dei cristiani romani e degli abitanti della citt�. Roma � stata una citt� che non vive per se stessa e di se stessa, un citt� di relazione e di incontro, un luogo carico di significati. E� possibile che l�esperienza del Giubileo diventi un�acquisizione culturale larga? Credo che questa sia la via -come pi� volte ha sottolineato il discorso sul �progetto culturale�- per inculturare la nostra fede e per far s� che l�esperienza di fede divenga anche una cultura.

Non sono quindi solo una storia antica e una archeologia di significati a motivare il significato di Roma. E� invece un�esperienza attuale a mostrare che questa significativa universalit� � vivibile e rappresenta un fatto di popolo. Il Papa ha spesso utilizzato l�espressione: �Roma-amor�. Indubbiamente per una lettura cristiana del Giubileo e della stessa vocazione di Roma l�amore resta il punto focale. Giovanni Paolo II ha scritto: �dalla comunione intra-ecclesiale, la carit� si apre per sua natura al servizio universale, proiettandoci nell�impegno di un amore operoso e concreto verso ogni essere umano�. L�eredit� del Giubileo non richiede di capovolgere l�esperienza ecclesiale condotta negli ultimi anni, ma di allargarla e di immergerla di pi� nell�amore.

Sarebbe riduttivo archiviare di fatto il Giubileo come qualcosa avvenuto sopra a Roma: no, il Giubileo � passato dentro la fede e la vita dei romani! I romani non sono rimasti uguali. Forse si � aperta una porta pi� larga verso il futuro, dando speranza non solo alla Chiesa ma anche un po� di pi� alla citt�. Qualcuno potrebbe obbiettare che ciascuno ha i suoi problemi particolari e quotidiani; che c�entra la porta aperta e universale deI Giubileo con il proprio mondo? Credo che la condizione antropologica di ogni contemporaneo sia un grande intreccio tra universale e particolare per tutti, a partire dai messaggi della vita di ogni giorno. Ed � vero realismo tener conto di questi fatti della vita attuale; � vero realismo non dimenticare che la nostra esistenza � anche spirito, amore, universalit� e apertura, non solo peso della concretezza quotidiana. Lo ha detto il Giubileo e la sua eredit� pu� diventare un respiro pi� largo per i cristiani e un apporto significativo alla cultura della citt�.

Andrea Riccardi