Comunità di S.Egidio


 

29/01/2001


Morire sul marciapiede. In chiesa per ricordarli
La cerimonia dall�83, dopo la morte di Modesta alla stazione

 

I nomi vengono letti uno dopo l�altro, e sembrano non finire mai: nella chiesa di San Bartolomeo, all�Isola Tiberina, si ricordano cos�, durante una messa, uomini e donne senza dimora, senza propriet�, inghiottiti dalle strade della citt� quasi senza rumore, spesso senza funerali, senza nessuno che li piangesse. Roma ricorda i suoi morti invisibili, lo fa ogni anno nell�ultima domenica di gennaio da quando, era il 1983, Modesta mor� tra gli sguardi indifferenti su un marciapiede della stazione Termini. Quella della comunit� di Sant�Egidio � una lista che cresce ogni anno. Ci sono Marco, Jimmy, Mustaf�, Fran�oise: nomi di ogni nazionalit�, di ogni et�, di storie che erano normali, prima di chiss� quale tempesta. Gli altri, quelli che sono riusciti a sopravvivere, hanno trascinato in questa chiesa anche le grandi buste di plastica, gli odori della strada e del vino, e adesso ognuno di loro accende una candela: ogni nome letto, una piccola fiamma. Giuseppe, Michelle, Ian: l�elenco continua, ancora. Poi finisce, e i 500 presenti lasciano andare un sospiro. Ma la lista non si � esaurita, la lettura ricomincia. Gianni, Carlos, Gabriella. Le candele accese sono tante, adesso. Il coro accompagna la lettura con una melodia sussurrata, che cresce di tono quando i nomi finiscono. �Sono duecento, i morti - spiega Francesca Zuccari, Comunit� di Sant�Egidio - li ricordiamo per dare loro dignit�. Ci proviamo ogni sera, diamo cibo a 1.300 persone�.

Anche dopo la messa c�� un pasto da servire: penne al pesto e involtini. Tra gli altri, un settantenne alto come un bambino: �Sono sull�orlo di un gesto disperato - racconta Domenico Capano - per sopravvivere ho bisogno di una casa, magari piccola, su misura per me�. Racconta le sevizie subite da un ragazzo che l�ha picchiato per un�ora �per divertirsi�. Storie cos�, che per capirle bisognerebbe vivere nelle strade. Come fa Paola, una suora spagnola che ha scelto una vita di povert�: �Chiediamo cibo nelle case e aiutiamo chi ha bisogno; sono felice cos�. Basta guardarle gli occhi per crederle. Se invece incroci quelli neri di Juan, giovane sudamericano, trovi solo malinconia: �La mia vita si � spezzata un giorno, la mia donna se ne � andata e io mi sono perduto. Chiss� se sar� qui, il prossimo anno, o se il mio nome si aggiunger� agli altri�.

Alessandro Capponi