Comunità di S.Egidio


 

30/01/2001

Concistoro, seconda chiamata
Novit� e sorprese

Ma la chiave sta a Leopoli

 

Non si pu� nascondere che l'annuncio della creazione di sette nuovi cardinali � stato sorprendente per molti aspetti. Si attendevano i due nomi ritenuti "in pectore"; ma l'aggiunta di altri cinque porporati a una settimana di distanza � un fatto nuovo. Si sceglie un modo articolato di comunicare e formulare la lista dei cardinali a inclusioni successive. Questo rivela la complessit� del cattolicesimo e la ricchezza delle sue componenti che il Papa vuole tenere presente il pi� possibile nella composizione del Sacro Collegio. Tale sembra essere la priorit� evidente che ha animato le scelte di questo concistoro, i cui nomi sono stati annunziati addirittura in due tornate.

Vari commentatori hanno insistito sull'ingresso dell'arcivescovo Lehmann, che era invece rimasto fuori dalla prima creazione cardinalizia. Il neo porporato ha dichiarato che la nomina rappresenta un gesto di apprezzamento per il suo lavoro di presidente della conferenza episcopale tedesca. Con lui e l'arcivescovo di Paderbornm cresce a otto il numero dei cardinali tedeschi sotto gli ottant'anni. Il cattolicesimo tedesco rappresenta, tra quelli europei, forse quello pi� polarizzato e dove tuttavia esiste variet� di posizioni. Il Papa lo ha voluto rappresentato nel Sacro Collegio.

Ma non � del tutto giusto focalizzare l'attenzione solo sui tedeschi. C'� infatti una regione, l'Ucraina occidentale - anzi una stessa citt�, Leopoli - che ha avuto due cardinali: l'orientale Husar e il latino Jaworski (d'origine polacca). Forse � qui - come indicava il portavoce vaticano - che bisogna trovare la chiave dell'allargamento successivo della lista dei cardinali. Giovanni Paolo II ha sempre guardato con attenzione a Leopoli. Durante una visita in Polonia, parlando della Chiesa di Leopoli, privata del suo vescovo latino durante il periodo sovietico, disse: "Leopoli oggi vedova". In giovinezza, il Papa aveva ben conosciuto l'ultimo arcivescovo latino di Leopoli, mons. Basiak che, da esule, aveva amministrato la diocesi di Cracovia. Aveva sentito da lui la narrazione degli anni tragici dell'Ucraina occidentale tra nazisti e sovietici.

Leopoli � un crocevia importante nella storia del Novecento. Qui all'inizio del Novecento l'arcivescovo ucraino di rito orientale, Szeptycskyj, nutriva sogni di espansione del cattolicesimo nell'Oriente russo. Il suo successore, Slipyj, vide nel 1946 la sua Chiesa soppressa violentemente dai sovietici e conobbe il gulag. Cominci� una storia di clandestinit� durata sino al 1989. Ricordo di aver incontrato a Leopoli, in anni difficili, il metropolita cattolico clandestino, Sterniuk che, con forte serenit�, teneva le fila di questo mondo religioso tra nascondimento, controlli e persecuzione. Questa storia ha trovato il suo massimo interprete nel cardinal Slipyj, liberato dal gulag nel 1963 per intercessione di Giovanni presso Kruscev. Husar, monaco studita, � l'erede di un cattolicesimo che si vuole profondamente orientale, convinto che gli ucraini non debbono essere latinizzati. Padre Husar � nato a Leopoli, ma � sempre vissuto in esilio. Slipyj, che era abituato a muoversi con grande libert� e autorit�, lo ordin� vescovo nel 1977, ma la Santa Sede conferm� questa nomina solo nel 1996, quasi vent'anni dopo. Padre Husar � vissuto silenziosamente e umilmente da monaco per lunghi anni presso il lago di Castelgandolfo nel piccolo angolo orientale costruito l� dallo stesso Slipyj.

Ora il neocardinale (eletto solo da qualche giorno arcivescovo maggiore di Leopoli, dopo Domenica, giorno dell'annunzio della prima lista di cardinali) si trova a gestire i difficili rapporti con la Chiesa ortodossa di Mosca. Infatti nel 1946 tutte le chiese degli ucraini cattolici furono occupate dagli ortodossi moscoviti; ma, lungo gli anni Novanta, i cattolici se le sono riprese. � nata una annosa questione tra Roma e Mosca, che si trascina con pesanti conseguenze. Husar � un uomo di grande sensibilit� ecumenica che, con la sua cultura orientale, ben comprende la vicenda degli ortodossi. Si trova in un crocevia difficile tra esigenze contrastanti: quelle della sua Chiesa, che si deve in larga parte ricostruire spiritualmente dopo la grande persecuzione, quelle ecumeniche di rapporto con gli ortodossi di Mosca e infine quelle delle due obbedienze ortodosse autocefale di Ucraina. Difficolt� emergeranno prevedibilmente anche durante il prossimo viaggio del Papa in Ucraina. Per l'occasione, gli ortodossi di Mosca chiedono che il Papa incontri solo i loro rappresentanti in Ucraina e non quelli delle altre due Chiese autocefale. Leopoli e l'Ucraina sono stati sempre un crocevia delicato e decisivo nella storia del cristianesimo novecentesco.

La situazione, come si vede, � molto complessa, in un mondo dell'Est dove nazione e religione sono fortemente connesse. Il neo-cardinale Jaworski, arcivescovo latino di Leopoli, � uno dei cinque cardinali provenienti dai territori ex sovietici, mentre prima c'erano solo quello bielorusso di Minsk e l'ultraottantenne arcivescovo maggiore di Leopoli, ora defunto. In questa "infornata" sono nominati, oltre Husar e Jaworski, il lettone Pujats e il lituano Backis, anche loro provenienti da terre ex sovietiche. Quella che un tempo era la "Chiesa del silenzio" (definizione mai accettata da Giovanni Paolo II) oggi � dunque ben significativamente rappresentata tra i cardinali. Del resto il Papa, domenica scorsa, ha detto all'annuncio dei nuovi sette porporati: "intendo onorare le rispettive Chiese che, specialmente nel corso del XX secolo, sono state duramente provate�".

In dieci anni il panorama del collegio cardinalizio europeo (con 65 porporati) � molto cambiato dal punto di vista delle nazionalit� rappresentate, come si vede anche con l'allargamento ad Est e con il rafforzamento del gruppo tedesco. Si disegna la presenza di quell'Europa dall'Atlantico agli Urali, poliedrica ma, nella visione di Giovanni Paolo II, un polo decisivo per il cristianesimo nel mondo contemporaneo. Infatti la visione ecclesiale del Papa � fortemente connessa alla geografia e alla storia dei popoli (e delle loro Chiese). Questo emerge anche in questa creazione cardinalizia.

Quella di Giovanni Paolo II non � per� una lettura eurocentrica del cattolicesimo, come lui stesso ha mostrato nei suoi tanti viaggi nel mondo. La nomina del francescano Napier, arcivescovo di Durban in Sud Africa, rafforza il gruppo dei cardinali africani, soprattutto di quell'Africa australe che pu� essere un motore della rinascita del continente. In Africa, dopo quasi mezzo secolo di indipendenza e nuovi scenari politico-sociali, la Chiesa cattolica si trova di fronte a nuovi sfida nella missione, nel rapporto con l'islam, nel ripensamento della sua presenza, iniziato con il sinodo africano. Infine tra i nuovi cardinali si trova anche il boliviano Terrazas Sandoval, un vescovo noto per il suo spiccato senso pastorale e per il suo impegno sociale. La Bolivia, paese di otto milioni di abitanti in larga parte cattolici, vive una difficile situazione sociale con la sfida di grandi disuguaglianze.

Indubbiamente la flessibilit� con cui il Papa ha dato l'annuncio dei cardinali, a inclusioni successive, mostra la complessit� del cattolicesimo contemporaneo che, proprio mentre sta vivendo una grande unit�, mostra diverse sfaccettature. Giovanni Paolo II ne ha voluto tener conto nelle nomine del Collegio cardinalizio, dove i cardinali elettori salgono a 135, ben 15 in pi� del tetto fissato da Paolo VI e confermato dall'attuale Papa. I cardinali sono, anche da un punto di vista simbolico, quella parte dell'episcopato dove maggiormente si pu� leggere quella "geopolitica" del cattolicesimo contemporaneo che, dal 1978, ha vissuto una profonda trasformazione. Molte Chiese locali, vari paesi, continenti, acquistano nuova rilevanza nel concerto della Chiesa odierna, mentre soggetti ecclesiali dalla grande storia riacquistano vigore e significato. Ma per compiere questa complessa operazione - cos� sembra - bisogna allargare il numero dei partecipanti al "senato del Papa".

Andrea Riccardi