Comunità di S.Egidio


 

30/01/2001

Promemoria per un sindaco
Poveri pi� poveri dopo il Giubileo

 

Governare Roma, dopo il Giubileo, non dovrebbe essere la stessa cosa. Forse � ingenuit�, ma penso che la citt� nel suo insieme dovrebbe essere pi� vivibile, pi� umana. Nello scontro della campagna elettorale c�� il rischio, invece, che si sia tutti sollecitati a tirare fuori il peggio di noi stessi, il quaderno degli interessi di gruppo, e che i candidati-sindaco si mettano a fare l�impossibile per andare dietro a tutti i bassi istinti dei romani. Pi� sicurezza? �Mandiamo via gli stranieri e pi� galera per chi disturba�. Roma pulita? �Via i barboni dalle stazioni e gli zingari dalle strade�. Pi� lavoro per i giovani? �Gli anziani smettano di lamentarsi�. Sarebbe la sconfitta pi� dura del Giubileo. La sua contraddizione pratica e immediata. La sfida, invece, � quella di costruire una citt� meno difficile da vivere per tutti. Soprattutto per quelli che non ce la fanno.

Il punto di partenza per il primo sindaco del nuovo secolo � proprio il �dopo-Giubileo� che, zitto zitto, � gi� cominciato.

Scena uno, al Sottopassaggio dell�Eur. � uno dei luoghi individuati anni fa per ospitare chi vive in strada durante le emergenze freddo. Ce n�� un altro a San Lorenzo, qualcuno al centro. Quando fuori c�� la neve, il vento ghiacciato, sono meglio di niente. Sono stati �istituzionalizzati�, invece, come ricoveri �a tempo� in tempi normali. Non ci sono a Roma posti-letto sufficienti per chi vive per strada e allora quei sottopassaggi sono posti dove adesso si pu� andare, ma solo per 10 giorni. E non possono essere ospitati i nuclei familiari. Cos�, quando arriva una famiglia di curdi, accompagnata l� perch� � l�unico posto, e ci sono anche i bambini piccoli, la cooperativa che vigila li manda via. � contro il �regolamento�.

Scena due. Forse perch� hanno chiuso i punti di ristoro per i pellegrini poveri aperti durante il Giubileo, forse perch� la vita � pi� dura, ma nella pi� grande mensa di Roma il numero si � ingrossato, da 900 persone si � passati via via a 1.300 al giorno e a gennaio non � mai sceso. Tornano in tanti, stranieri e italiani, che s�erano affacciati negli anni scorsi, ma che sembravano pi� sistemati. Tornano con regolarit� anche alcuni che hanno casa, ma non ce la fanno lo stesso.

Il rischio concreto � che, senza che nessuno lo dichiari, Roma diventi una citt� a �tolleranza zero� per i poveri. Senza deciderlo. Solo perch� non si decide il contrario. Occorre avere l�ambizione, tra le capitali internazionali, di essere una metropoli che sa ridurre la sofferenza, pi� di altre.

Allora? C�� un minimo sotto cui Roma non pu� andare. Una, due strutture in pi� dove si possa dormire, magari riconvertendo qualcosa di �giubilare�. Una decina di aree attrezzate dove bambini e adulti rom non debbano rubare la luce e affondare nel fango, e possano vivere in piccoli gruppi. Magari con qualche vantaggio, collegato alla presenza dei nuovi campi, per la popolazione accanto: una linea in pi� di autobus, una piazza, un parco giochi. Per creare un�alleanza e ridurre la paura tra vecchi residenti e zingari. Poi, qualche struttura dove poter lasciare le proprie cose al sicuro e dove ci si possa lavare (docce, bagni pubblici). Per cominciare.

Mario Marazziti