Comunità di S.Egidio


 

30/01/2001

Nella chiesa di san Bartolomeo all�Isola Tiberina l�annuale celebrazione promossa dalla Sant�Egidio
Santa Messa in ricordo delle tante vittime per il freddo nelle strade

 

Commemorare i numerosi senza tetto che nel corso degli anni sono morti in strada, vinti dal freddo e dalla fame: per questo domenica si � celebrata la Santa Messa nella chiesa di san Bartolomeo all�isola Tiberina. La funzione, che si svolge con cadenza annuale, viene organizzata dalla Comunit� di Sant�Egidio per ricordare, nell�amore e nell�amicizia, la scomparsa di tante persone costrette a vivere nella solitudine e nell�indigenza. L�iniziativa prende avvio dal 1983, ossia da quando Modesta, un�anziana donna senza fissa dimora, muore in strada fra l�indifferenza di quanti passano oltre senza prestarle soccorso. Ora, ricordando Modesta, viene onorata anche la memoria di tutti gli sfortunati che hanno subito una sorte analoga.

Concludere la propria esistenza nel freddo, senza ricevere l�amore dei propri cari ed il conforto di un funerale, � una preoccupazione costante nella vita dei barboni che, solo nella citt� di Roma, hanno raggiunto la cifra di 4000. Una realt� triste e crudele, sfaccettatura scomoda della nostra societ�, che l�impegno continuativo ed articolato dei membri della Comunit� di Sant�Egidio non intende far scivolare nell�oblio della quotidianit�. �Commemorare coloro che muoiono in strada � un gesto importante non solo per i senza tetto, ma anche per tutti noi che offriamo assistenza -ha affermato il signor Carlo Santoro, corresponsabile della mensa di via Dandolo, gestita dalla Comunit� di sant�Egidio-. Questa celebrazione, infatti, ci consente di sottolineare che la vita non finisce con la morte ed, allo stesso tempo, ci aiuta ad acquisire la consapevolezza che tutti noi, un giorno, saremo ricordati. Per tali ragioni la funzione odierna � divenuta un�occasione di festa che vede la partecipazione di un numero di persone sempre pi� ampio�.

L�assistenza nei confronti dei senza tetto, vissuta nell�amicizia, si manifesta in forme che variano in relazione alle esigenze degli appartenenti al composito panorama degli emarginati. �La mensa di via Dandolo � un punto di riferimento per coloro che non possiedono appigli nella societ� - ha precisato il signor Santoro - L�, assicuriamo cibo, invitando poi le persone a ricorrere alle strutture che offrono vestiario e docce. Assicuriamo loro anche la possibilit� di inviare e ricevere la posta, di poter eleggere la residenza presso il nostro centro e, di conseguenza, di ricominciare ad esistere. La sera, invece, alcuni di noi si muovono per le strade dei diversi quartieri romani con l�intento di portare bevande calde e cibo ai senza tetto che non si muovono dai luoghi in cui si stabiliscono. Il nostro principale obiettivo, comunque, si concretizza sempre nel desiderio di instaurare un rapporto di amicizia con gli assistiti�.

Amore e fratellanza, rispetto e protezione sono i sentimenti che animano tutti gli operatori che offrono sostegno al prossimo, nell�intento di dare concreta attuazione al valore cristiano della solidariet�. �La mensa di via Dandolo diventa un luogo di amore ed affetto - ha proseguito il signor Santoro -. E� lo spazio dove cerchiamo di ricostruire un tessuto familiare dove i singoli possano sentirsi accolti e protetti�.

L�appuntamento liturgico che, con cadenza annuale, si svolge in un clima di preghiera, di festa e di amicizia fra assistenti ed assistiti, domenica 28 gennaio � stato presieduto da don Vittorio Ianari, sacerdote della Comunit� di Sant�Egidio, il quale ha evidenziato che Ges� per primo fu costretto a sperimentare il rifiuto e l�esclusione di cui sono vittime tante persone nella societ� attuale.

�Ges� � vicino a noi perch� ha sperimentato quel che hanno provato Modesta e tanti altri: emarginazione e rifiuto - ha proseguito don Vittorio Ianari -. Lui ci � vicino perch� ha vissuto nell�intimo l�esclusione forte, violenta ed esplicita di coloro che lo hanno messo ai margini della societ�.

Ogni individuo si fermi ad offrire sostegno a colui che si trova in condizione di bisogno. E questo l�invito che don Vittorio Ianari ha implicitamente rivolto a tutti gli astanti con la donazione dell�immagine benedetta del buon Samaritano.

�Oggi abbiamo celebrato la liturgia con le persone che vivono in strada e ricevono l�amore del Signore attraverso l�amicizia concreta di fratelli e sorelle ha commentato il sacerdote

�Anche loro possono imparare da Dio ad essere persone disposte ad aiutarsi vicendevolmente e ad avere compassione l�uno dell�altro, trovando conforto e consolazione in tutto questo�.

Simona Rubeis