Comunità di S.Egidio


 

02/02/2001

PARIGI
Premiata ieri dall'Unesco la Comunit� diretta da Andrea Riccardi per l'impegno di pace nel mondo

Da Sant'Egidio il contagio della non-violenza

 

PARIGI. Celerini nei dintorni, poliziotti in divisa all'ingresso, controlli d'identit� accurati alle porte: l'Unesco ha vissuto ieri l'agitazione delle grandi giornate: l'assegnazione del premio �Felix Houpouet-Boigny�, il pi� importante riconoscimento assegnato dall'organismo internazionale a coloro che si sono distinti nella �ricerca della pace�. Una giuria internazionale, presieduta da Henry Kissinger, l'ex segretario di Stato americano, premio Nobel per la pace, quest'anno lo ha attribuito alla comunit� di Sant'Egidio, in riconoscimento degli sforzi compiuti �in favore della comprensione ecumenica di tutte le religioni e del raggiungimento della pace in Mozambico, in Algeria, in Guinea Bissau e in Jugoslavia�. Una sala piena di ambasciatori, di esponenti religiosi e di uomini politici, tra cui molti rappresentanti di Paesi africani, ha ascoltato con commozione la presentazione della comunit�, nata nell'ormai lontano 1968 dall'entusiasmo di alcuni giovani che, cercando il modo di riformare il mondo, scoprirono che dietro casa loro esisteva la miseria, l'handicap, la solitudine; che �le ricette� suggerite da Ges� erano pi� che mai attuali. Come ha ricordato il professor Andrea Riccardi, presidente della comunit� e suo fondatore, che ieri ha ricevuto il premio, �ci accorgemmo allora che se noi fossimo cambiati secondo l'insegnamento del Vangelo, anche il mondo sarebbe cambiato�. Siccome dei poveri � pieno il mondo e la madre di tutte le povert� � la guerra, come Riccardi ha ricordato nel suo discorso, dall'aiuto umanitario l'associazione di Sant'Egidio � passata naturalmente ad un impegno in favore della pace.

Louis Michel, ministro degli esteri del Belgio, ha spiegato la ragione per cui la giuria, rigorosamente laica, ha scelto di dare questo riconoscimento ad una comunit� che si ispira a principii cattolici: �Nell'offrire il suo aiuto umanitario e nei suoi sforzi per favorire la pace non c'� ricerca del potere e neppure della ricchezza� ed � per questo che ha successo. La sua attivit� � condotta nella discrezione, non pu� contare su portaerei, non pu� minacciare un embargo. Il dialogo, la fiducia, l'uso della ragione sono la sua forza; i membri della comunit� mostrano le convinzioni e la fede religiosa che alcuni vorrebbero cancellare perfino dalla memoria storica�.

Come dice Riccardi, �l'amicizia � contagiosa�: oggi la comunit� di Sant'Egidio conta 20.000 persone ed � presente in pi� di settanta Paesi. In Mozambico la comunit� � stata il primo mediatore ufficiale durante i negoziati tra la Resistenza nazionale e il Fronte di Liberazione. Dal 1992 in quel Paese � ritornata la pace come in Guatemala, dove gli sforzi della comunit� hanno permesso nel 1995 di arrivare alla pace dopo 35 anni di guerra civile. In altri casi il processo � pi� lento e difficile, come in Algeria, in Burundi, in Congo: �Anche per i miracoli ci vuole del tempo�, Riccardi ne � convinto. �Per le migliaia di persone che oggi lavorano insieme, la solidariet� � il pane quotidiano�.

Dobbiamo pensare che all'azione delle grandi istituzioni, delle grandi macchine diplomatiche si contrappone oggi quella portata sul terreno dalle associazioni che, come la comunit� di Sant'Egidio, crede nella forza dell'amicizia? Riccardi non vede opposizione: �In un mondo globalizzato c'� una rete di solidariet� tra associazioni, organizzazioni non governative, comunit� cristiane, tutte composte di persone che non stanno con le mani in mano. Non si contrappongono allo Stato, che � un bene prezioso, come si vede dove non c'�, come in Africa�.

Il premio dell'Unesco � sentito dalla comunit� come un grande riconoscimento, come ha sottolineato il suo fondatore: �Il mondo di domani ha bisogno della saggezza del dialogo, della sensibilit� al dolore altrui, di una amicizia aperta a tutti, di fede e di convinzioni. Non si tratta di elementi secondari, ma di una parte della realt� e della garanzia della pace�.

Simona Serafini