Comunità di S.Egidio


 

02/03/2001


La tragedia della normalit�
Il nostro mondo � troppo contraddittorio
per aiutare i giovani come Erika e Mauro

 

Il male esiste. � la "scoperta" di questi giorni, dopo la tragedia della normalit� di Novi Ligure. E lascia sgomenti in una societ�, la nostra, che oscilla tra ingenuit� e miopia. Cos� ingenua da preferire tante volte gli oroscopi e le stelle alla fede, da dedicare il meglio di s� ai week-end e ai viaggi esotici. Cos� miope da insegnare anche all'ultimo dei giovani che "fidarsi � bene e non fidarsi � meglio", che tra s� e i propri desideri non debbono esserci n� ostacoli n� attesa.

Il male esiste e non � lontano. E non basta cercare di appiccicarlo al diverso per farlo sparire. Anche la giovane Erika aveva imparato questo esorcismo: il suo identikit, falso, dell'"albanese assassino" � figlio di chi inventa nemici e capri espiatori per scaricarci sopra i propri guai. La brutta pagina dei media e della piazza che di buon grado hanno sposato e cavalcato subito la crociata contro gli "slavi massacratori" ha le stesse radici. A 16 anni si impara gi� il trucco illusionista. Si impara da un mondo che pensa che il male viene da fuori.

Il male c'�, ed � dentro al cuore di ognuno: ma non � l'ultima parola e possiamo imparare a riconoscerlo, a farlo evolvere, a trasformarlo.

Perch� sono diventate tante le storie cos�? Perch� l'amore e lo scontro, anche rabbioso, con gli adulti che fa parte della fisiologia dell'adolescenza cos� spesso oggi diventa patologia e si trasforma in violenza, delitto, eliminazione letterale dell'altro? Si � rotto qualcosa. La prima generazione figlia della televisione e della comunicazione globale fa pi� fatica di quelle che l'hanno preceduta a distinguere virtuale e reale, non trova anormale l'impasto incredibile di violenza fisica, verbale e visiva che ci circonda e rimane stupita quando arriva un no, un ostacolo, una limitazione del desiderio (indotto) dell'attimo presente. Si � rotto qualcosa.

I giovani di oggi non sono peggiori di quelli di ieri. Ma il mondo attorno, il nostro mondo, � troppo contraddittorio per aiutarli davvero quando vengono presi da una rabbia improvvisa o da un senso di onnipotenza. Un mondo che incoraggia l'affermazione di s� a ogni costo, che alimenta una cultura della contrapposizione dalla strada al cinema, e che sa poco dire cosa � importante nella vita e cosa no, davvero aiuta troppo poco sia chi � giovane che chi non lo � pi�.

C'� un intero paese, e non solo i poveri genitori di Mauro ed Erika, che si chiede: chi ha sbagliato? E come si fa a non sbagliare? Nemmeno un esercito di psicologi, uno per ogni muretto, discoteca o casa servirebbe a vincere questa "guerra della normalit�". Penso che occorre tornare a decifrare cosa � bene e cosa � male, dentro di noi e attorno a noi, e chiedersi di nuovo quali sono i limiti che non possono essere superati e che aiutano a essere pi� umani e pi� felici. Occorre riabituarsi a scegliere ogni giorno e a dare conto delle proprie scelte. Adulti che non lo fanno pi� non riescono a insegnarlo a giovani che hanno smesso di cogliere le conseguenze delle proprie azioni gi� molto prima di questi gesti estremi.

Se questa � una tragedia della normalit� occorre ripensare con seriet� a che normalit� � la nostra. Quello che i nostri due sedicenni hanno compiuto � un orrore che inizia lontano, fuori da quella casa, quando si concepisce la violenza come una risposta lecita, ammissibile. Non si pu�, in questi giorni, non pensare con affetto ai genitori travolti da un male cos� grande da apparire misterioso. Non posso non pensare ai due ragazzi di Novi Ligure. Torneranno in se stessi, ma non potranno restituire la vita a quella donna dal bel sorriso e a un bambino innamorato della sorella. Andranno aiutati a comprendere l'orrore e a non venirne schiacciati.

Se sapremo riorientare, tutti, la nostra esistenza verso un rispetto profondo della vita e dell'altro, senza indulgenze verso una cultura del nemico, anche questa sofferenza non sar� stata inutile.

Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni