Comunità di S.Egidio


 

07/03/2001

Nel quartiere pi� povero e degradato della capitale l�educazione parte dal volontariato
Al �cani�o� la pace si fa a scuola

 

MAPUTO. Sabbia e canne. Nel quartiere pi� povero di Maputo, periferia che d� sul mare, non c�� altro. I grattacieli della capitale li vedi in lontananza, questo � un altro mondo, dove la precariet� � regola. Un gruppo di ragazzi, tutti scalzi, gioca con una trottolina di legno ai bordi di una discarica; l�asfalto slabbrato cede il posto alla terra rossa, mentre attorno si stendono baracche di lamiera, il tutto immerso in una vegetazione rigogliosa che sembra fuori luogo.

Al cani�o si sono addensati, negli anni, centinaia di sfollati da diverse zone del Paese a causa della guerra. E pazientemente, mese dopo mese, hanno trasformato molti dei rifugi di canne in piccole case, senza pretese, talvolta persino in muratura. Ma l�alluvione ha beffato tutti, seminando distruzione e lasciando qua e l� brandelli di muri come souvenir. Nel giro di poche ore, un piccolo affossamento, gonfio d�acqua tumultuosa, � diventato una sorta di canyon. Un�autentica zampata sferrata alla collina.

Al cani�o � stata festa grande, due giorni fa: proprio a poche decine di metri dagli squarci provocati dall�alluvione, Andrea Riccardi ha inaugurato la �Scuola della pace�. E ora quella costruzione grigia con gli spigoli dipinti di bianco (pochi metri per lato, dentro due locali con una lavagna e qualche sedia) rappresenta un segno di solidit� e speranza in pi�. Come tutto qui attorno, la Scuola � frutto di lotta, di sudore e - insieme - il segno tangibile che non c�� povero che non possa dare del suo a chi ha ancora meno. Persino nel cani�o. �La Scuola della pace - spiega Leonardo, medico - ripropone a Maputo il modello delle scuole popolari che la Comunit� avvi� negli Anni �70 a Roma quando ci accorgemmo, lavorando nelle borgate della capitale, di avere il Terzo Mondo in casa�.

Macario � un trentenne mozambicano - sguardo vivace, il volto incorniciato da un pizzetto simpatico - tra i primi a entrare nella comunit� di Maputo: �Abbiamo cominciato alla fine degli Anni �80 a radunare qui alcuni ragazzi del quartiere che non andavano a scuola perch� orfani oppure senza soldi. Scopo: garantire i rudimenti dell�alfabetizzazione e insieme favorire l�accesso alla scuola di Stato�. Ora sono 120 i bambini che si alternano nel �doposcuola� organizzato dai pi� grandi, una cinquantina in tutto fra studenti universitari e liceali.

Aurora, anch�ella volontaria della prima ora, � fiera del fatto che �alcuni ragazzi che hanno passato da noi i primi tre anni, ora sono alla settima classe senza mai essere stati bocciati�. E che ci sia dietro una passione educativa autentica lo dice il fatto che i giovani coinvolti, pur avendo avuto in pi� d�un caso l�opportunit� di recarsi a Roma per momenti di formazione promossi dalla Comunit�, mai hanno pensato di lasciare il Paese per cercare fortuna altrove. La cerimonia di inaugurazione � semplice, ma a scaldarla � l�entusiasmo con cui i ragazzi cantano e segnano il ritmo, sventolando fazzoletti colorati recuperati chiss� dove, cos� come un miracolo in questo scenario - per certi aspetti apocalittico - appaiono le acconciature curatissime delle ragazze. Racconta Sara, adolescente prorompente: �frequento la Scuola dall�et� di 4 anni, ora che ne ho 16 mi presto a servizio dei piccoli. Perch� credo che se la pace avr� un futuro in Mozambico sar� anche perch�, giorno dopo giorno, ne impariamo l�arte�. Un�opera che chiede tempo e pazienza: cos� come l�ha chiesta la realizzazione di una simpatica automobile fatta di solo fil di ferro, con le lattine a far da ruote, che Andrea Riccardi gradisce come regalo prezioso.

Gi�, la pace. Un sogno cui dar corpo passo dopo passo. Anche il Papa ci ha messo del suo, nel cani�o: il 18 settembre 1988, durante la visita di Giovanni Paolo II venne posta la prima pietra di Nostra Signora e regina della pace, una chiesetta gialla e rossa a pochi passi dalla scuoletta di Sant�Egidio. L�anno successivo l�inauguravano. E la gente del cani�o si senti meno sola.

Gerolamo Fazzini