Comunità di S.Egidio


 

12/04/2001

Il Card. Etchegaray alla Veglia di preghiera promossa dalla Comunit� di Sant�Egidio
Nei martiri contemporanei il germe della vittoria

 

�Nei martiri contemporanei c�� il germe della vittoria, della Pasqua: quando trova radici nei cuori trasforma le valli del pianto in sorgenti di vita, di consolazione, di resurrezione�. Sono parole di speranza quelle pronunciate marted� 10 aprile dal Cardinale Roger Etchegaray, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in occasione della veglia di preghiera promossa dalla Comunit� di Sant�Egidio per fare memoria di quanti, in questi ultimi anni, hanno offerto la loro vita a testimonianza dell�amore per Cristo e del Vangelo. Cristiani di ogni confessione, d�Oriente e d�Occidente, molti dei quali perseguitati e uccisi nell�anno 2000.

Quest�anno il tradizionale incontro, vissuto come momento ecumenico nel cuore della Settimana Santa, si � svolto nell�Arcibasilica di S. Giovanni in Laterano e ha visto la presenza di oltre duemila persone, tra cui cinquanta Superiori generali di Congregazioni religiose sparse in tutto il mondo, circa ottocento religiosi e religiose, diversi rappresentanti e fedeli delle altre Chiese cristiane e numerosi giovani romani che operano all�interno della Comunit� di Sant�Egidio.

Nell�introdurre l�omelia, il Cardinale Etchegaray ha ricordato la testimonianza di fedelt� al Vangelo lasciata da uno dei martiri del Novecento, Werner Sylten, pastore luterano di origine ebraica, morto nel lager di Dachau dove era diventato sostegno e riferimento per i compagni di prigionia. �Il mistero dell�iniquit� ha trovato nella storia del secolo trascorso tanti varchi - ha affermato il Porporato - , e troppe volte ha sfigurato l�immagine dell�uomo, cercando di abbrutirlo, negandogli la dignit�, annientandone la fede, spezzando il suo rapporto con Dio, uccidendo in lui le risorse di bene e poi il corpo. Eppure, dal profondo dell�abisso si sono accese delle luci di speranza, di resistenza al male. Si sono levate delle voci, che non hanno smesso di parlare con Dio, che non hanno cessato di lottare nello sfinimento e nella debolezza: uomini, donne, che hanno provato angoscia e paura, ma che non hanno salvato la propria vita a costo di perderla�.

Nel pellegrinaggio della loro vita hanno seguito fino all�ultimo la via della Croce, mettendo davanti ai loro i progetti di Dio. �Questi nostri fratelli e queste nostre sorelle non hanno amato la loro vita, pi� delle scelte di amore e di fede che l�hanno resa feconda � ha proseguito il Cardinale - . In loro infatti, la vita ha significato anche scelte di amore, di carit�, di fedelt� a Cristo e alla sua Chiesa. A tutto questo non hanno rinunciato per salvare se stessi. Sono i testimoni della fede, martiri contemporanei. A tutti loro siamo debitori�.

A pochi giorni dalla celebrazione della Pasqua, la memoria di tanti testimoni della fede del Novecento conduce la comunit� cristiana a una maggiore comprensione dello stesso messaggio evangelico e la guida verso il mistero di salvezza. �Dall�Africa, dall�Asia, dagli angoli pi� remoti delle Americhe o dell�Europa, dove si soffre, dove si muore, vi sono cristiani che amano, che resistono, che vincono con il bene, il male. Dio li ha suscitati fra i suoi figli ortodossi, cattolici, evangelici, anglicani. Ascoltiamoli: ci aiuteranno a comprendere il senso delle Beatitudini evangeliche; ci aiuteranno a capire che c�� pi� gioia nel dare che nel ricevere, che si pu� essere poveri in spirito eppure forti davanti ai grandi della terra. Ascoltiamoli: ci mostreranno la forza della pace e di riconciliazione, anche di fronte a conflitti terribili�.

�Ascoltiamoli, non distogliamo il nostro sguardo, quando ci appariranno feriti, sconfitti, torturati: a loro appartiene il Regno di Dio - ha aggiunto il Cardinale - . Ascoltiamoli, perch� loro per primi hanno ascoltato e accolto il Signore della vita quando era povero, piccolo, indifeso, carcerato, affamato. Pellegrini verso la meta ultima, hanno attraversato le regioni del dolore, quelle pi� note e tragiche della storia recente. Hanno attraversato le regioni del dolore, ma hanno tracciato una geografia della �martyria�, superando i confini etnici, confessionali, tribali, culturali, equipaggiati del bagaglio della fede e della carit�.

Il Cardinale Etchegaray ha poi fatto riferimento a uno dei momenti pi� significativi durante il Grande Giubileo, quello della Commemorazione ecumenica dei testimoni della fede del XX secolo al Colosseo, dove il Papa ha esortato tutti a trasmettere la memoria di questi martiri come tesoro ed eredit� spirituale che arricchisce ogni credente in Cristo. Un testamento che le Chiese cristiane aprono sulla via dell�unit�. Una via che da sempre la Comunit� di Sant�Egidio si impegna a percorrere raccogliendo la sfida di abbattere i muri alzati nel corso dei secoli. � stato significativo, proprio alla vigilia della prima Pasqua del secolo che sar� celebrata da tutte le Chiese cristiane nello stesso giorno, fare memoria anche dei martiri appartenenti ad altre confessioni cristiane, in �quell�ecumenismo dei santi, dei martiri� che �� forse il pi� convincente�, come ha scritto il Papa nella �Tertio Millennio adveniente� (n.37). Nelle navate della Basilica di san Giovanni sono risuonate le parole del metropolita russo di Pietrogrado, Veniamin, fucilato dal regime sovietico nel 1922, che aveva scritto nell�ultima lettera al suo vicario: �I tempi sono cambiati ed � apparsa la possibilit� di patire per amore di Cristo, sofferenze sia dai nostri che dagli estranei. Soffrire � duro, pesante, ma a misura delle nostre sofferenze sovrabbonda anche la consolazione divina. E difficile varcare questo Rubicone, questo confine, e affidarsi totalmente alla volont� di Dio. Ma quando questo accade, l�uomo � ricolmo di consolazione, non sente pi� le terribili sofferenze�.

Al termine dell�omelia, don Marco Gnavi, Direttore dell�Ufficio dell�Ecumenismo per il Vicariato di Roma, ha riportato una serie di testimonianze di donne e uomini che hanno offerto la vita per il Vangelo. A essere ricordati non sono stati soltanto i martiri del mondo cattolico, ma anche i fratelli delle altre Chiese e comunit� cristiane perseguitati e uccisi nei loro Paesi. Ortodossi, cattolici, evangelici, anglicani: nomi e volti diversi, ma tutti hanno percorso la strada del martirio accettando di vivere fino in fondo la propria fede in Cristo.

Tra le vittime ricordate, quelle perseguitate in Europa durante il totalitarismo sovietico o nei campi di concentramento nazisti. �A nessuno sfugge che l�unit� di tutte le Chiese e comunit� � massimamente necessaria ai nostri giorni. La Chiesa fu, � e sempre sar� l�unico rifugio nel senso di umanit�, di amore e di misericordia, rifugio della verit�, dei princ�pi della retta ragione, della civilt� e della cultura� scriveva nel 1945 il domenicano Giuseppe Girotti nel lager di Dachau, dove mor�. La sua era una preghiera per l�unit� delle Chiese cristiane, per vederle insieme porre al male una �barriera alta e forte�.

Ma le testimonianze vengono anche dal continente africano, dove molte missionarie sono morte a causa delle malattie contratte curando e soccorrendo i malati, condividendo il loro destino, come Suor Pierina, ugandese, che mori dopo essere contagiata dal virus ebola dai malati che aveva scelto di assistere. Sono stati ricordati anche numerosi sacerdoti uccisi mentre andavano a celebrare Messa. Tra i testimoni di fede in America � stato ricordato anche Mons. Oscar Arnulfo Romero, Vescovo di San Salvador, testimone di un cristianesimo autentico vissuto per i fratelli, che venne ucciso mentre stava celebrando l�Eucaristia.

E stata fatta memoria anche di quanti sperimentarono la realt� del martirio in Asia. NeI 1999 suor Erminia Cazzaniga, canossiana, venne uccisa insieme con una consorella mentre portava i viveri ai rifugiati nascosti sulle colline a Timor Est. �La nostra missione oggi - scriveva nella sua ultima lettera al parroco - non � solo quella di aiutare ma, come dice san Paolo, di piangere con chi piange, condividere con chi ha bisogno e dare tanta speranza e fiducia in Dio Padre che non abbandona i suoi figli�.

Per ogni continente si � avuto un momento di preghiera per ricordare alcuni dei martiri uccisi negli ultimi anni, per ciascuno dei quali � stata accesa una luce come segno della resurrezione, come simbolo del trionfo della vita sulla morte. Ma la veglia � stata ricca anche di altri simbolismi: sull�altare maggiore della Basilica � stata portata una Croce per ogni continente, circondata da ramoscelli d�ulivo perch� affianco alla sofferenza di chi dona la propria vita venga sempre lasciato un messaggio di pace e di amore. E ad essere invocata nelle intenzioni di preghiera dai rappresentanti d� tutte le Chiese cristiane � stata proprio la pace. La pace ovunque esistono pregiudizi, fenomeni di xenofobia e razzismo, dove vengono compiute violenze e portati avanti conflitti.

Elisabetta Angelucci