Comunità di S.Egidio


 

17/04/2001


E nella casa dei centenari nonna Elena taglia la torta
"Segreti? Passeggiata e giornale ogni mattina"
A Pasqua i 104 anni dell'anziana festeggiata dalla Comunit� Sant'Egidio

 

Con quegli occhi piccoli, due lampi dietro gli occhialetti rossi, ha visto tre secoli. E oggi, Pasqua di Risurrezione e giorno del suo compleanno numero 104, davanti a un torta di fragole e panna, Elena Coen rivela il segreto dell'elisir di lunga vita: �Bisogna camminare, muovere le gambe, altrimenti sei spacciata. Io, alla vecchiaia non gliela do vinta, appena mi sento un po' gi�, vado a fare due giretti per strada�.

� festa grande a via Quinto Cecilio, nella casa alloggio per anziani nata per iniziativa della Comunit� di Sant'Egidio c'� un continuo via vai di amici e parenti, per dare gli auguri a Elena, data di nascita 14/4/1897, quando Giovanni Pascoli pubblicava poesie, Conrad romanzi, a Roma pontificava Leone XIII, e gli ebrei come lei stavano nel Ghetto.

Qui, a Monteverde, in questa casa dove vivono sette anziani che hanno trovato riparo da un naufragio sicuro, piccoli centenari crescono: � la festa di Elena, ma si festeggiano anche i 97 anni di Faliero, "il piccolino", a 36 mesi dal traguardo del secolo. Per il momento il record � suo, della figlia del sarto di Fontana di Trevi (�A Roma si facevano fare tutti i vestiti da mio padre�), 104 anni portati allegramente, e qualcuno dice sia la donna pi� vecchia di Roma. Notizia non certificata dall'Anagrafe, ma alla fine conta poco. Gli anni ci sono tutti: �"Ho passato i cento" dissi a una signora, ma lei non ci voleva credere. "Ci crede o no, signora mia, io quell'et� ce l'ho"�, racconta Elena sorridendo.

Il segreto di una vita lunga e felice? �Cappuccino e giornale ogni mattina�, � il suo motto, un po' di ironia, la passione per i sonetti di Trilussa e l'affetto dei suoi amici della Comunit� di Sant'Egidio. No, la vecchiaia non � per forza una maledizione, un'et� negata. Qui, nella casa alloggio di via Quinto Cecilio l'esistenza si allunga, l'amicizia fa tornare la voglia di vivere. Gli anziani ricevono aiuto da chi � pi� giovane, e loro restituiscono molto in affetto e in senso della vita. Elena � venuta qui tre anni fa, quando la figlia malata, 80 anni, non ce l'ha fatta pi� ad accudirla e tutte e due sono approdate a Monteverde.

L'arredamento � caldo, i mobili antichi, la casa, donata da Manlio Isabelli, con i corrimano e le altre comodit� del caso. Tutto � personalizzato, vestiti, abitudini, come in una famiglia, che ha sette anziani e decine di volontari, il pi� giovane ha diciotto anni, il pi� vecchio 60. Assicurano una presenza 24 ore su 24, e la gestione della casa � condivisa con gli ospiti. Il menu � scelto secondo i gusti degli anziani, Elsa, 78 anni, va a fare la spesa, Nanda, 63, aiuta a pulire patate, e insieme, il luned�, vanno anche a preparare i panini che la Comunit� distribuisce ai barboni.

Seduta come una matrona, Elena riceve auguri e doni, indossa un vestito blu, che le ha regalato Olga, una delle sue amiche "giovani". Pasticcini, pizzette, tramezzini, la festa procede tra sonetti di Trilussa, musiche antiche, da "'O sole mio" a "Bella ciao", fino alle cantate trasteverine, che raccontano storie d'amore e di coltello. Una Roma che non c'� pi�, ma � ancora viva nei ricordi della centenaria. �La regina - racconta Elena - si affacciava dal Viminale insieme al re Umberto, che era piccolo come me. Avevo cinque fratelli, i fascisti andavano su per le case a prendere gli ebrei, che paura. Quelli che erano presi, venivano portati sopra i camion e nessuno li ha pi� visti. A noi, non � successo niente, ci andavamo a nascondere al Palatino�.

Di suo marito, tassista, ha una foto sbiadita sul comodino, sulle pareti della stanza sono appesi dei quadri donati dalla pittrice Cristina Parcus, i vestiti sono custoditi in un com� del '600, e accanto al letto, un antico scrittoio dove Elena legge il giornale ogni mattina. Se pu�, va a comprarlo di persona, magari quando torna da una passeggiata a Trastevere o dal parrucchiere, dove le piace tanto andare.

La vita � fatta di alti e bassi, ma lei ha trovato sempre la forza di reagire. Anche quando, due anni fa, si � rotta il femore, e pure i medici la davano per spacciata: l'operazione, la fisioterapia, l'affetto degli amici, la voglia di vivere, e rieccola di nuovo gi� dal letto, a camminare, a macinare chilometri. � arrivata fin qui, saltando tre secoli, con saggezza e ironia, quella stessa che, prima di stappare lo champagne, esce dalla sua voce tremolante che recita il sonetto di Trilussa: �Mia nonna pij� marito, in 50 anni n� l'ha mai tradito. Dice che un giorno un vecchio imperciuttito, che je voleva fa lo spasimante, je disse: v'arigalo sto brillante, se venite a pijavvelo nel sito. Mia nonna ch'era onesta nun ciagnede. Anzi je disse: stattene lontano tanto ch'adesso quanno l'arriconta, ancora ce se mozzica la mano...�.

Alberto Mattone