Comunità di S.Egidio


 

23/05/2001

CONCISTORO
A tutto il popolo la misura alta dell'impegno

 

Il concistoro riunito in Vaticano � alla ricerca di un programma per il futuro? Gli ultimi decenni della vita ecclesiale ci hanno abituato a tanti piani e progetti. Forse c'� stata addirittura una cultura imperante del �piano� o del �progetto comune� con una traslazione talora di termini dalla vita politica e sociale. Negli anni di Paolo VI, dopo il Concilio, un �progetto pastorale comune� mirava ad esempio a far recepire il Vaticano II nelle diocesi evitando lentezze e squilibri. Ma oramai quel tempo � lontano. Resta l'abitudine ad affrontare il futuro con iniziative pensate e pianificate, spesso registrando poi una buona dose di insoddisfazione per la resistenza e l'impermeabilit� della realt�. Le parole di Giovanni Paolo II, nella Novo millennio ineunte, rappresentano una svolta in questa cultura pianificatrice della vita ecclesiale: "Non si tratta, infatti, di inventare un 'nuovo programma'. Il programma gi� c'�: � quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione". Il cardinale Lustiger, nell' introduzione al concistoro, ha ricordato come questo paradossalmente sia il programma classico, di sempre.

Non si tratta per� di un'accettazione compiaciuta o rassegnata della realt�. Non possiamo nasconderci che spesso ci si accontenta del poco, di chiese che non sono vuote, senza un profondo interesse per quello che � fuori dai nostri circuiti. Ci si rinserra tra le mura rassicuranti delle nostre istituzioni, che sembrano gi� dare abbastanza problemi. Ci si accontenta dei dibattiti di casa nostra, quelli di scuola, quelli sulla parrocchia e i movimenti, quelli dei nostri organi, quelli della gestione ordinaria. Certo c'� molto di pi� nella vita della Chiesa. Ma viene da chiedersi: � questo il programma di sempre?

Innanzi tutto Giovanni Paolo II parla di un programma raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione: si tratta dell'ascolto della Parola di Dio nel nostro tempo, che � proposta fondamentale della Dei Verbum. E' l'oggi della fede di una comunit�, che fa della liturgia il momento pi� significativo della propria vita. La tradizione vive, proprio nel senso pi� profondo, in una Chiesa che prega e ascolta la Parola del suo Signore. Questa � l'espressione della disponibilit� pi� profonda alla vocazione, non un provvidenzialismo invocato talvolta per evitare troppe angosce. La storia del Giubileo, quella che � stata tracciata all'inizio del concistoro dai cardinali Etchegaray e Sepe, � soprattutto una grande vicenda di preghiera e di fede. Forse la maggiore eredit� del Giubileo, al di l� di qualche puntuale momento che si � giustamente impresso nella memoria collettiva, � proprio quella del primato della liturgia e della preghiera nella vita della Chiesa. Quando Giovanni Paolo II propone di "ripartire da Cristo", parla di preghiera, di comunit� come autentiche scuole di preghiera, dell'Eucarestia domenicale, del Sacramento della Riconciliazione, dell'ascolto della Parola. Ripropone a tutti, qualunque sia la propria condizione ecclesiale, di fare l'esperienza di Dio.

Una Chiesa liturgica e orante non � una comunit� tranquilla e apatica. Come manifestare la passione della Chiesa per gli uomini e le donne del nostro tempo? Lustiger ricorda che spesso "ci facciamo degli idoli con i mezzi". Sono talvolta idoli e mezzi che proteggono da una vera e pungente esperienza del mondo. Ma la missione della Chiesa � - insiste il cardinale- "lavorare alla salvezza, alla divinizzazione di tutti gli uomini". Si ripropone il primato della comunicazione del Vangelo come prima e grande opera della Chiesa. Si potrebbe dire che non � una novit�. E' vero; infatti, fortunatamente, da almeno tre decenni, � un tema all'ordine del giorno della vita della Chiesa. Tuttavia, per realizzarne il primato dell'evangelizzazione, bisogna - cos� mi pare sommessamente - avere il coraggio di dargli maggior rilievo anche facendo tacere altre legittime preoccupazioni. Perch�, alla fine, se tutto � urgente e decisivo, la percezione generale � che niente abbia veramente un primato. Sar� sbagliato capire cos�, ma � molto comune.

La comunicazione del Vangelo � veramente un primato per la vita della Chiesa e manifesta la sua passione per l'uomo contemporaneo. Oggi la Chiesa non gode di posizioni di rendita garantite dalle consuetudini sociali e dalle istituzioni. Comunicare il Vangelo � la grande e gioiosa "lotta" della Chiesa nella vita contemporanea. La Chiesa � chiamata a parlare a uomini e donne che non sono necessariamente ostili alla religiosit�, ma che si trovano immersi in un mondo-mercato anche per le esperienze religiose. Non � tanto questione di tecniche o di mezzi, ma di passione per la comunicazione del Vangelo tra persona e persona, che � scritta nella grande tradizione cristiana. Ogni generazione che sale, ogni gruppo sociale, tanti ambienti, sono chiamati ad affrontare un'avventura, in larga parte sconosciuta, che � conoscere Dio.

In un mondo complesso e conflittuale come quello contemporaneo, la Chiesa gi� costituisce "un'arca di misericordia" a partire dall'amore per i poveri e per gli umili. E' la sua esperienza di umanit�. Non si tratta di fare della Chiesa una grande agenzia di servizi sociali, uno spazio che la societ� e le istituzioni le assegnano volentieri. Non � nel genio della Chiesa la separazione tra la vita di fede e la misericordia: l'una sostiene l'altra e viceversa. Scriveva il card.Congar: "Le tre realt� sono legate tra di loro: "comunit�, Eucaristia, diaconia dei poveri e degli umili. L'esperienza dimostra che esse vivono o languono insieme�".

L'anziano Papa, con passione, chiama i cardinali a riflettere sulla Chiesa di domani. Manifesta una forte speranza proprio nella scelta di pensare il futuro e non di avviarsi ad esso gestendo il presente. Sempre l'arcivescovo di Parigi parla di "riforma". Lo fa nel senso di una "nuova evangelizzazione della nova aetas". Di fronte a queste prospettive, Giovanni Paolo II non ha inteso porsi da solo, ma all'origine di un momento di comunione, rappresentato da questo concistoro. E' un'indicazione: riscoprire concretamente e umanamente (il che � un impegno non sempre facile) la realt� di una Chiesa-comunione e comunit�, per andare pi� a largo. Infatti le nuove frontiere della vita della Chiesa non saranno affidate al protagonismo di qualche ecclesiastico o alla genialit� di qualche laico, allo stupore dei media su qualche avvenimento. Le nuove frontiere, quelle pi� al largo, saranno raggiunte dal popolo di Dio, a cui -dice il Papa- "� ora di riproporre a tutti con convinzione questa 'misura alta' della vita cristiana ordinaria�". Forse "prendere il largo" pu� rappresentare per molti solo un sogno (lo si dica o non lo si dica). Ma l'insegnamento di Giovanni Paolo II e della storia recente della Chiesa � che non ci si pu� accontentare del presente. Non � inquietudine n� impresa utopica. Il Papa manifesta una grande fiducia nel popolo di Dio e nella "forza" che pu� scaturire da una misura alta della sua vita. A partire da questo messaggio, va vissuto coralmente l'invito della Novo Millennio: "Ora dobbiamo guardare avanti, dobbiamo prendere il largo, fiduciosi nella parola di Cristo: duc in altum!".

Andrea Riccardi