Comunità di S.Egidio


 

23/05/2001

Il dopo Giubileo
La stagione della nuova evangelizzazione

 

La prima Pasqua del nuovo millennio ha lasciato il segno nella Chiesa universale. Non solo perch� � stata celebrata lo stesso giorno da cattolici, ortodossi e protestanti per una felice coincidenza tra i diversi calendari liturgici assumendo un forte carattere ecumenico. Si � trattato infatti di giorni intensi che hanno aperto la stagione, ricca e promettente, della "nuova evangelizzazione". � davvero giunto il momento di prendere il largo, di raccogliere quell'invito risuonato alla fine del Giubileo: "Duc in altum".

La missione � "alta", talvolta difficile da vivere nella confusione e nelle preoccupazioni della vita quotidiana, ma � il solco che la Chiesa traccia per i credenti nel secolo che si apre. Lo traccia con forza e al tempo stesso con autorevolezza. Non mancano i punti di riferimento. � la forza-debole racchiusa nella persona di Giovanni Paolo II che si fa immagine della Chiesa stessa. � lui, con il recente viaggio in Grecia, Siria e Malta, ad avere indicato ai cristiani la strada da percorrere, come ha scritto Mario Agnes il 13 maggio: "Con impressionante semplicit�, con passo vacillante per la fatica, ma interiormente fermo, il Papa ha avviato, nel solco paolino, la nuova evangelizzazione".

Quel viaggio, da poco concluso, spiega anche come sia importante, per avviare questa nuova stagione nella Chiesa, il "ritorno alle sorgenti". Lo si � visto, in particolare, nei preziosi frutti ecumenici raccolti con il passaggio di Giovanni Paolo II in terra d'Oriente. Occorre attingere, come ha detto il Papa, alla "freschezza dell'iniziale esperienza cristiana". E per farlo c'� bisogno di essere accompagnati dalle Scritture, in primo luogo dall'esperienza paolina, immagine sempre attuale di una comunicazione del Vangelo che non conosce frontiere, ma segno anche di una chiamata a camminare verso una "nuova terra" abbandonando le resistenze di chi � abituato a non prendere il largo: "Nel vasto Oceano della storia - ha ricordato Giovanni Paolo II nella sua ultima catechesi - la Chiesa non teme le sfide e le insidie che incontra nella sua navigazione, se tiene fermo il timone sulla rotta della santit�, verso la quale l'ha indirizzata il Grande Giubileo del Duemila".

La nuova evangelizzazione non � un'avventura. Fa tesoro infatti della memoria del passato e del cammino delle prime comunit� cristiane, insieme alle esperienze vissute pi� recentemente, come quella del Grande Giubileo del Duemila. "Non si tratta di inventare un nuovo programma. Il programma gi� c'�: � quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione" (NMI 29). Occorre per� assumere quel "dinamismo nuovo" a cui ci richiama la "profezia dell'avvenire". Il tempo del dopo Giubileo chiama a costruire qualcosa di nuovo. � la chiamata a far fiorire il cristianesimo in ogni parte del mondo e non a gestire un patrimonio del passato. In un mondo che cambia con grande rapidit�, ci sono nuove condizioni anche per la missione della Chiesa: "Ho tante volte ripetuto - ha scritto il Papa - in questi anni l'appello della nuova evangelizzazione. Lo ribadisco ora, soprattutto per indicare che occorre riaccendere in noi lo spirito delle origini, lasciandoci pervadere dall'ardore della predicazione apostolica seguita alla Pentecoste". � necessario diventare contemporanei dei profeti, degli evangelisti e degli apostoli.

Per questo, all'inizio del Terzo Millennio, l'evangelizzazione pu� davvero aprire una "nuova epoca missionaria". Ma molto dipender� dai credenti, da quanto sapranno vivere lo stesso sentimento di Paolo quando esclama: "Guai a me se non evangelizzo" (1 Cor 9, 16).

Marco Impagliazzo