Comunità di S.Egidio


 

10/06/2001

IL DOPO GIUBILEO
Una grande continuit�

 

La vita della Chiesa � la Pentecoste. In questo giorno infatti nasce qualcosa di nuovo che porta con s� la forza grande dello Spirito. Ma la Pentecoste che abbiamo vissuto quest'anno � stata davvero singolare. Perch� in una sola festa si sono concentrati insieme tanti eventi: il Grande Giubileo che si � da poco concluso, il Terzo Millennio che inizia, la figura di un grande Papa come Giovanni XXIII insieme a quella di Giovanni Paolo II e, in comunione tra loro e con tutta la Chiesa, la vivificante esperienza conciliare.

L'immagine � quella di domenica 3 giugno in Piazza S. Pietro: la presenza delle spoglie del beato Giovanni XXIII accanto all'altare della Messa di Pentecoste, mentre Giovanni Paolo II ne rievocava la figura a partire dal Concilio Vaticano II. Non a caso quell'evento fu definito da Papa Giovanni una �novella Pentecoste�. Ma oggi, nel tempo del dopo Giubileo, quelle parole sembrano ancora pi� attuali. La Chiesa, infatti, vive ancora nello spirito di quella �novella Pentecoste�, come ha ricordato Giovanni Paolo II proprio nell'omelia del 3 giugno scorso: �Se oggi ricordiamo quella singolare stagione ecclesiale, � perch� il Grande Giubileo dell'Anno Duemila si � posto in continuit� con il Concilio Vaticano II�.

Esiste, in effetti, una grande continuit� tra i due eventi. Con il Concilio si � aperta una nuova primavera che ha dato forza, speranza e gioia alla Chiesa. E che non � stata effimera, come tante esperienze umane, proprio perch� vivificata dallo Spirito: abbiamo vissuto fino alla fine del secolo credendo e sperando nel rinnovamento dei cuori e di questo mondo segnato ancora dalla guerra e da tante violenze e incomprensioni.

Ma oggi nel tempo del dopo Giubileo raccogliamo questa grande eredit� mentre la figura del beato Giovanni XXIII, ci fa riascoltare la saggezza di parole antiche. �Tutto sia grande in noi�, invitava Papa Roncalli all'inizio del Concilio, parole che sembrano quasi raccolte, a quasi quarant'anni di distanza, da quel �duc in altum� della Novo Millennio ineunte, per molti versi, il �programma� dei cristiani per questo intenso tempo post-giubilare.

Infatti, il nuovo impegno missionario, sollecitato dalla Chiesa in questo inizio di millennio, non � solo rivolgersi a terre lontane, talvolta dimenticate, come � anche giusto che sia. � soprattutto aprire il proprio cuore a �ideali alti� che richiamino i cristiani alla loro missione e sappiano interrogare tutti gli uomini di buona volont� sul mistero di una vita che non pu� ridursi al quotidiano e restare schiacciata da piccoli calcoli.

� la grande eredit� che ci lasciano i Padri della Chiesa insieme all'esempio delle prime comunit� cristiane che vivevano come tutti, ma non dimenticavano la grande promessa ricevuta, come si legge nella lettera a Diogneto: �Come l'anima � nel corpo, cos� nel mondo sono i cristiani. L'anima � diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle citt� della terra. L'anima abita nel corpo, ma non � del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo� (A Diogneto VI, 1-3). Non bisogna mai dimenticare che la vera patria dei cristiani � nei cieli.

Non si pu� dunque vivere in questo mondo senza guardare il cielo, senza un grande sogno che � quello del Vangelo. E i credenti sono chiamati a sviluppare l'intelligenza del cuore per potere, nelle realt� in cui vivono, scrivere l'alfabeto di questi ideali e di questi sogni. � anche questo un modo per vivere pienamente lo spirito della Pentecoste che � immagine della vita della Chiesa. � sempre Pentecoste quando si vive e si comunica amore. � sempre Pentecoste quando si comunica la Resurrezione di Ges�, quella resurrezione in cui � vinta la morte e, con essa, sono vinti ogni limite, angoscia e paura. La Chiesa vive il dono dello Spirito e si abbandona con fiducia ad esso. Uno Spirito che ci fa alzare la testa e ci invita a costruire �pezzi di cielo� in questo nostro mondo.

Marco Impagliazzo