Comunità di S.Egidio


 

04/07/2001

Aveva 93 anni, convinto sostenitore della �civilt� della convivenza� tra i popoli del Mediterraneo
Il padre del cristianesimo arabo
Addio a Maximos V Hakim, patriarca melchita d'Antiochia
Grande fautore del dialogo tra tutti �i figli d'Abramo� in una terra di conflitti

 

Con Maximos V Hakim - morto a Beirut nei giorni scorsi - patriarca greco-cattolico (o melkita), scompare un protagonista della storia del Novecento mediorientale. Ormai, da tempo, non si sentiva pi� parlare di lui: aveva rinunciato al patriarcato nel 2000, ma l'et� aveva da tempo indebolito il suo vigore. La sua � la storia di tanti cristiani d'Oriente nel XX secolo. Georges Hakim (cos� si chiamava) era nato in Egitto nel 1908, da una famiglia originaria di Aleppo in Siria. Prete nel 1930, era una delle speranze della sua Chiesa. Formato alla scuola ricca e severa del seminario dei Padri Bianchi a Gerusalemme, era conosciuto negli ambienti del Cairo prima della seconda guerra mondiale per la difesa della lingua e dell'identit� araba dei cristiani. Aveva anche buoni rapporti con le altre comunit� cristiane in quel particolare ecumenismo mediorientale, fatto di convivenza tra minoranze. Una volta aveva detto: �per la grande opinione pubblica, arabo � sinonimo di musulmano, come d'altra parte cristiano equivale a europeo. Ma noi cristiani arabi, con la nostra stessa esistenza, diciamo che si tratta di identificazioni superficiali�. Hakim � stato un uomo concreto per tutta la vita, anche nell'attenzione nella gestione degli affari materiali della Chiesa. In Egitto era espressione di un gruppo cristiano ristretto, ma molto prestigioso. Pi� tardi sarebbero venuto l'esodo, ma il patriarca Maximos V non tralascer� mai di visitare l'Egitto per tenere alto il morale di quella piccola comunit�.

Hakim lascia nel 1943 quel mondo ancora felice per fare il vescovo in Galilea. Mi ricordo che il patriarca mi raccont� come, volendo vestire da vescovo orientale, chiese a monsignor Roncalli, allora a Istanbul, se gli potesse acquistare l� un "enkolpion", la tipica medaglia dei vescovi orientali. In Palestina, al duro tempo di guerra, successe il deterioramento dei rapporti tra ebrei e palestinesi in crescita con la proclamazione dello Stato di Israele nel 1948. Hakim � in Galilea dal 1943 al 1967. I cristiani palestinesi lasciavano la Terra Santa, che diveniva sempre pi� ebraica. Hakim difese i palestinesi, ma poi si comport� anche con realismo perch� la sua diocesi era inserita nello Stato d'Israele. La provenienza da Israele non gli imped� di essere eletto patriarca nel 1967 dal sinodo della sua Chiesa, succedendo a Maximos IV nel titolo prestigioso di patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme.

Allora la Chiesa greco-cattolica aveva un grande prestigio specie per il suo ruolo durante il Vaticano II. Hakim, che celebr� nel 1964 la liturgia bizantina in pieno Concilio, era tra i leader melkiti, ma era preso anche da molti viaggi e impegni esterni. Gi� negli anni Sessanta la Chiesa greco-cattolica aveva tanti e nuovi problemi in Medio Oriente di fronte a un nazionalismo arabo che riduceva lo spazio delle minoranze cristiane. Era finito il mondo tipico dell'impero ottomano (rafforzato durante i mandati occidentali), in cui i cristiani si autogovernavano come una specie di "nazione" nella nazione. In Siria, ad esempio, il governo Baath, al potere dal 1963, aveva nazionalizzato l'importante sistema scolastico gestito dai greco-cattolici. Non era un colpo da poco.

Maximos V avrebbe dovuto essere una guida pastorale ma anche "politica". Probabilmente fu scelto per questo. In Occidente si fatica a comprendere un patriarca orientale, "padre e capo" della Chiesa, ma anche guida politico-civile. Hakim interpret� questo ruolo antico in tempi moderni: era contento quando veniva ricevuto con grande solennit�. Nel 1978, il presidente Boumedienne lo aveva accolto quasi come un "capo di Stato", facendo conoscere in un'Algeria tutta musulmana l'esistenza dei cristiani arabi. Era il suo orgoglio: l'esistenza di un cristianesimo arabo. Una volta una giornalista gli chiese a quando risalisse la conversione della sua gente dall'islam al cristianesimo: �Siamo cristiani da prima dell'islam - rispose - e prima dell'Occidente�.

Ma, alla fine degli anni Sessanta, bisognava ricollocare la minoranza greco-cattolica nel nuovo quadro politico. Cre� un grosso centro melkita non lontano da Beyrouth. Figlio di una minoranza era abituato a tener conto della complessit� delle situazioni e della forza delle maggioranze. Lo ricordo a Sant'Egidio durante un incontro con Kemal Jumblatt nel 1982, in cui si negozi� per la liberazione di alcune migliaia di cristiani bloccati nei villaggi della montagna libanese. Il leader druso acconsent� alla richieste del patriarca che gli si rivolgeva con piglio quasi paterno. Emergeva in lui una certa grandezza da leader "nazionale", la ricerca del contatto con i politici e i diplomatici, un piglio da capo che non sempre corrispondeva alle possibilit� reali di agire. Il cristiano occidentale pu� restare stupito di un simile stile. Ma � anche la realt� di un patriarca orientale che si confronta con un mondo difficile e conta su una minoranza fragile. E' la realt� di chi si sente di rappresentare una tradizione cristiana al di l� del numero dei fedeli e di chi rappresenta, in un certo senso, anche i cristiani non cattolici. Cos� ricordo Maximos V, irato, abbandonare San Pietro, perch� il posto dei patriarchi era arretrato rispetto ai cardinali. Parr� questione cerimoniale, ma non � cos� per l'orientale cattolico e non.

Hakim credeva che l'arabit� dei cristiani orientali li avrebbe garantiti nel mondo degli Stati arabi nazionali. Questo disegno � stato in parte superato dall'islamizzazione del mondo arabo. Resta la grandezza di uomini d'Oriente che, in una situazione difficile, sono stati protagonisti non solo di una vicenda ecclesiastica di provincia, ma hanno aspirato a dire una parola nella vita della Chiesa universale e a segnare la qualit� della convivenza tra cristiani e musulmani nel Mediterraneo. Il patriarca sostenne in una conferenza a Bari nel 1987: �In un mondo che alza muro contro muro, religione contro religione, la nostra missione misteriosa � quella della coabitazione�. E' un capitolo della storia di quella "civilt� del convivere" fondamentale per i paesi del Mediterraneo.

Andrea Riccardi