Comunità di S.Egidio


 

08/07/2001

tra i giovani
�Si cancelli il debito del Terzo Mondo.
Che vergogna chiedere soldi a chi soffre�


 

Li hanno chiamati in tanti modi: papa boys, popolo di Seattle, li hanno chiamati gli anti G8 cattolici, ma ogni definizione gli va stretta. Sono arrivati in tanti, da Roma, Bari, Firenze, Cremona, Torino, Reggio Emilia, ed ognuno ha una storia, un motivo diverso per essere qui. Sono qui per parlare, per discutere, per capire.

Francesco, di Bari, vuole "vedere il G8 da un altro punto di vista, quello dei paesi poveri, chi non ha voce. Cerchiamo di dare una mano, siamo obbiettori di coscienza". Genova pare come un cantiere aperto, e nasce una domanda spontanea: "ce la farete a fare tutto in tempo?". Lorenzo, di Pax Christi di Firenze, � colpito dalla partecipazione. "Non mi aspettavo tutta questa gente, e spero che la Chiesa cominci a dare una risposta a tanti problemi, al divario nord-sud, ai problemi dell�Africa".

Si aspettano che la classe politica prenda coscienza dei problemi che pongono. Si aspettano che si alzi una voce di denuncia. Saranno fra quelli che hanno fischiato Vattani per il suo intervento sui vantaggi della globalizzazione? Ma non c�� solo denuncia: "Ci divertiremo pure, sar� una festa."

Il dibattito, l�incontro, la festa sono il minimo comun denominatore. Ad Alberto, 27 anni, di Cemona � piaciuta l�atmosfera di confronto. "I tentativi di contestazione sono stati giustamente zittiti. Il manifesto dei giovani cattolici � stato spiegato in modo adeguato, siamo tutti d�accordo su questo. La scelta di non violenza � fuori discussione, � il minimo. E come cristiani siamo chiamati non solo a portare avanti le nostre idee, ma anche ad ascoltare quelli che non la pensano con noi. "

Sono realisti e chiedono quel "possibile" che a molti sembra impossibile. Non rifiutano il mondo in cui viviamo, ma si chiedono come viverci. Molti si aspettano la cancellazione del debito, e dicono: "Mi vergogno a pensare che le persone pi� povere del mondo sono in debito verso di me". Paola � medico, ha trent�anni, e si sta specializzando in Medicina tropicale: "per noi medici � un �occasione per aprire gli occhi su ci� che accade nell�altra parte del mondo. Noi cerchiamo una specializzazione sempre maggiore, mentre c�� gente che muore per malattie che possono essere curate benissimo". � stata in Albania e in Ghana, ora andr� in Kossovo. Ci parla della tristezza di vedere morire della gente, anche dei bambini, perch� non ci sono medicine, e i malati arrivano ormai tardi alle cure mediche.

Dell�Aids parla Piero, di Novara, che � stato in Mozambico per un progetto di cura portato avanti dalla Comunit� di Sant �Egidio. "Spesso in Africa non viene fatta neanche la diagnosi, perch� se scopri di essere malato, che fai se poi non ci sono cure? Abbiamo trovato tanti ostacoli, anche perch� ci hanno detto che non si pu� curare alcuni malati e altri no; e allora per equit� che fai, li lasci morire tutti? Allora noi abbiamo scelto di partire dalle donne. Stare l� in Mozambico, con i nostri fratelli delle comunit� di quel paese fa vivere una globalizzazione diversa. Loro alla sera vanno a dare da mangiare a chi vive per strada, sono barboni, ma anche bambini. Una sera con loro c�ero anch�io, si � sparsa la voce che c�era un medico che curava per strada, gratuitamente, ed � arrivato un giovane denutrito. Nascondeva una ferita, che abbiamo scoperto essere una piaga legata all�Aids�.

Doriano Saracino