Comunità di S.Egidio


 

08/07/2001

I temi del G8
La grande sfida per una nuova politica di solidariet�

 

Un fatto molto positivo da segnalare nel quadro dei dibattiti e delle contestazioni attorno al G8 di Genova � la volont� di una parte dell�opinione pubblica di non restare estranea alle grandi questioni della vita internazionale e, soprattutto, alla sorte del mondo che sprofonda nelle povert�. Questo interesse non era, fino ad ieri, cos� sicuro e scontato come parrebbe. Anzi si era manifestato da tempo un vero disinteresse per la politica, anche internazionale.

� un problema che viene dal sentimento di irrilevanza che i cittadini hanno di fronte agli scenari del mondo. Da anni, la globalizzazione dell�informazione ci ha messo in contatto con notizie e immagini di guerre, di drammi, di massacri e di povert� d�ogni genere. Ne � nato un diffuso senso di impotenza e irrilevanza: che posso farci? Non � facile orientarsi di fronte a crisi, come -ad esempio- quelle dei Balcani o quelle africane.

Eppure, negli ultimi mesi, si � assistito ad un crescente interesse per questi problemi.

Il messaggio � forte e semplice: non si pu� dimenticare il Sud del mondo con le sue povert�. Questo segnale � controcorrente rispetto alla caduta generale di interesse e solidariet� verso il Sud. Il �terzomondismo �di marca cattolica o quello di sinistra sono superati (seppure per motivi diversi). Il Sud del mondo si presenta come uno scenario complicato, non adatto a soluzioni semplici.

Non basta voler aiutare. Non sempre � facile: si pensi alla responsabilit� delle classi dirigenti africane nella gestione degli aiuti e della cooperazione. Non � agevole dividere il mondo in buoni e cattivi per lasciarsi andare a discorsi emotivi. Del resto lo stesso dibattito sull�emigrazione in Europa ha reso pi� pensosi verso il Sud del mondo. � passata lentamente l�idea di un�innegabile diversit� di destino tra il Nord ricco e il Sud povero.

Ebbene, il segnale che proviene da questi ultimi mesi � che non � accettabile questa diversit� di destino. Ci sono nuovi �sentimenti� verso il Sud e un nuovo interesse per quella solidariet� che, sino a ieri, sembrava messa un poco da parte nel coro di un�opinione pubblica realista. Questo interesse viene dal mondo dei cristiani. � ovvio, proprio perch� nella Chiesa cattolica � scritta in profondit� una solidariet� tra il Nord del mondo e il suo Sud.

Gli ultimi secoli sono stati segnati dal martirio di tanti uomini e donne del Nord, missionari, che hanno versato il loro sangue assieme alla gente del Sud, per comunicare il Vangelo e per lottare contro le povert�. Ma anche il mondo laico ha avuto importanti espressioni. Non ultimo, il presidente Ciampi, ha detto in occasione della Giornata dell�Africa: �Europa e Africa condividono lo stesso spazio storico, culturale e geografico; i rapporti fra i due continenti continueranno a incrociarsi fittamente. Abbiamo di fronte a noi un compito epocale: collegare saldamente e durevolmente il futuro dell�Africa all�Europa�. Questo testo andrebbe meditato pi� di quanto � stato fatto, perch� rappresenta un orientamento di ampio respiro per l�Italia sullo scenario internazionale. Infatti non si pu� separare il destino del Nord da quello del Sud. Non corrisponde a una scelta etica e -a ben vedere -non rappresenta nemmeno una scelta realistica. Le crisi del Sud, almeno per gli europei del Mediterraneo e per gli italiani, si comunicheranno nel Nord e ne metteranno in discussione la stabilit� e la sicurezza.

Le crisi del Sud del mondo hanno qualcosa di biblico. Sono stato recentemente nella Guinea Conackry ed ho visto un paese di sette milioni di abitanti che ospita mezzo milione di rifugiati, frutto delle guerre nella regione. L�Africa, con i suoi 25 milioni di malati di Aids, non conosce un impegno per la terapia degno di questo nome. La Comunit� di Sant�Egidio, proprio in questi mesi, sta cominciando la cura dei malati di Aids in Mozambico, ma si incontrano difficolt� di ogni tipo. Ma � urgente, perch� la speranza di vita d�un mozambicano � crollata da 52 anni a 39.

In Africa 40 milioni di bambini non vanno a scuola. Per inviarli tutti a scuola l�Unicef considera sufficiente un esborso di 2 miliardi di euro. Non si tratta di arricchire classi dirigenti corrotte, ma di impedire un totale degrado di intere parti del nostro pianeta. Per questo bisogna agire per una seria dislocazione degli aiuti e degli interventi. Ma d�altra parte va detto che bisogna aiutare. L�Italia deve tornare alla soglia minima dello 0,7% del PIL in aiuti allo sviluppo. D�altra parte si deve creare un diffuso senso di responsabilit� dei nostri concittadini verso il Sud del mondo. Per il Natale 2000, in Italia, si sono spesi circa 50 miliardi di euro per i regali; ma l�intero paese d� ogni anno 3 miliardi di euro per lo sviluppo (gli aiuti complessivi ricevuti dalla Guinea sono di mezzo miliardo all�anno, per fare un esempio).

C�� una globalizzazione della solidariet� da ricreare. I dibattiti di questi ulti i mesi e un generale interessamento alla povert� del Sud mostrano quanto i nostri concittadini hanno voglia di interessarsi e di aiutare. Spesso non sanno come. I vecchi modelli sono tramontati e non ne sono sorti di nuovi. Per questo c�� bisogno di una nuova politica di solidariet� internazionale. E, in un mondo globalizzato, i soggetti di questa politica sono tanti. Genova, con la sua tradizione di porto sul mare e di citt� nel mondo, si sta svelando un polo interessante di questa �nuova politica �. Ma c�� bisogno di fantasia e di un pensiero generoso. Infatti la gente di un paese prospero, come il nostro, ha voglia di contare, anche nel senso di una responsabilit� verso quei popoli che non contano nulla. E� un fatto positivo da registrare e a cui rispondere.

Andrea Riccardi