Comunità di S.Egidio


 

20/07/2001


Ai nastri di partenza un risultato c'� gi�

 

Un effetto positivo di questo G8 � che, per pi� di un mese, si � discusso di grandi temi che sembravano dimenticati: il Sud del mondo, la lotta alle povert�, l'Aids... Erano temi relegati ai margini di una politica incentrata sugli orizzonti nazionali o sui discorsi finanziari. L'evento di Genova ha riacceso dibattiti e nuovi propositi anche tra i governi dei Paesi industrializzati. Ad essere obiettivi, la stessa formula cos� particolare del G8 ha gi� oggi una sua apertura a considerazioni non esclusivamente economiche: accanto ai paesi ricchi del G7 c'� la Russia, che ricca non � ma rappresentativa s�. La Russia fu invitata per motivi storici, militari, politici, perch� non si poteva allargare lo sguardo al mondo prescindendo da Mosca. � stato introdotto cos� un principio che tende a modificare l'idea di un incontro tra �Grandi Ricchi� sul modello dei �Grandi Potenti� durante la seconda guerra mondiale.

Ma il G7 + G1 non � una formula sufficiente. Ed � quello che hanno detto, gridato, ribadito, le forze pi� diverse. Le decisioni dei Grandi riguardano miliardi di esseri umani esclusi dal benessere. L'immagine del G8 sembra ratificare "liturgicamente" che al mondo ci sono due destini biforcati: i Paesi sempre pi� ricchi e i Paesi sempre pi� poveri. Non si tratta solo dell'immagine del vertice, ma di una triste realt� contemporanea. Tuttavia, nel Nord e nel Sud del mondo, si sono alzate le voci pi� diverse contro questo modo di concepire il futuro. Si sono sviluppati molti ragionamenti per mostrare come un destino �separato� sia insensato per il Sud ed �, alla fine, minaccioso per lo stesso Nord ricco.

I governi del G7 - bisogna dirlo - non si sono mostrati glacialmente insensibili a questi ragionamenti. Il che - siamo chiari - non � semplicemente frutto della saggezza dei governanti, ma della fisiologia dei sistemi democratici. Il presidente Ciampi ha solennemente dichiarato: "La rappresentazione di speranze ed esigenze consentir� al G8 di Genova di trarre stimolo dalla propria legittimit� democratica e dalla propria capacit� propositiva, per respingere la visione fatalistica di una contrapposizione fra il Nord ed il Sud del mondo". Il capo dello Stato ha anche invocato "una grande alleanza fra governi e societ� civile" contro le povert�. Il cerchio del "dorato" isolamento del G8 � stato spezzato dalle critiche e dalle discussioni di questi ultimi tempi, tra cui quelle del mondo cristiano.

Giovanni Paolo II, pastori come il cardinale Tettamanzi, movimenti cattolici, singole personalit�, hanno invitato a riflettere sulle responsabilit� dei Grandi verso il mondo dei sofferenti. Il dibattito sulla globalizzazione non si � incagliato in un rifiuto arcaicizzante, ma si � interrogato su come questo processo possa giovare a chi a tutt'oggi ne resta escluso. Del resto la globalizzazione - come notava Giuseppe De Rita su questo giornale - non � una realt� nuova per la Chiesa, che si � sempre sforzata di vivere sulla dimensione del mondo anche in tempi di miopi nazionalismi. La visione e la natura "globale" della Chiesa hanno fatto s� che le sia cara e intima la sorte dei Paesi del Sud e dell'intero mondo. Dagli anni Sessanta la Chiesa ha discusso la questione sociale non come un fatto interno alle societ� industrializzate, ma come il grande problema dei rapporti Nord-Sud.

De Rita invita i cattolici ad avere pi� coraggio e pi� coscienza nell'assumere questa dimensione che fa parte della loro storia e che determina tanto del futuro del mondo. Sono finiti, per fortuna, i tempi di quel localismo cattolico in cui si discettava sempre di territorio; eppure gi� da quasi mezzo secolo il grande teologo francese Congar parlava della "mia parrocchia vasto mondo". Un grande problema all'ordine del giorno dei cattolici e del loro "progetto culturale" � come un'economia globalizzata possa promuovere lo sviluppo del Sud e i valori umani. Attorno al G8 di Genova sono emerse energie e volont�, che oggi richiedono matura riflessione culturale. � stata l'occasione anche per intercettare una domanda proveniente dalle giovani generazioni, dal Sud del mondo, da tanta gente pensosa sul futuro e sull'ambiente umano.

Il G8 di Genova presenta dunque aperture su cui occorre lavorare. Le promesse, quelle sulla sanit� e sulla nutrizione, andranno mantenute, anzi sarebbe felice associare espressioni della societ� civile al controllo dell'attuazione di quelle delibere. Ma c'� un fatto che merita di essere sottolineato sul vertice di Genova, che � foriero di nuovi sviluppi, quasi come la rottura di una ritualit� esclusiva. All'incontro odierno dell'"Outreach", quello dell'apertura al Sud, partecipano anche i leader di Algeria, Sud Africa, Mali, Nigeria, assieme a quelli di El Salvador e Bangladesh. I presidenti africani sono portatori del messaggio del loro continente che chiede di uscire dalla marginalit�. Il pi� povero Paese asiatico e il piccolo Paese centroamericano parlano dei bisogni del sottosviluppo. I Paesi del Sud del mondo riceveranno in questo modo almeno un messaggio di interessamento, perch� - come notava ieri Kapuscinski su "Il Corriere della Sera" - "povert� � anche la mancanza di strumenti per farsi sentire�". Questa povert� rinchiude milioni di uomini e di donne nella disperazione e prepara il terreno ad un futuro in cui sembra non aver senso costruire e acquista fascino combattere contro i vicini e, forse, anche contro i ricchi lontani.

Il problema "Africa" e gli altri problemi non sono solo un punto all'ordine del giorno di Genova, ma sono rappresentati da presenze politiche nel dibattito dei Grandi. Sappiamo che gli Stati non sono tutti uguali, come vorrebbero far credere le bandiere esposte le une accanto alle altre al Palazzo di Vetro. Tuttavia gli interlocutori del futuro saranno sicuramente anche grandi Paesi non rappresentati oggi a Genova o Paesi poveri che sembrano non contare. Questo mondo, collocato a Sud dello spazio del G8, esiste e fa la storia. Non � facile promuovere l'inclusione, ma la politica dell'esclusione non pu� essere quella di Paesi che si fondano su valori universali e ragionano globalmente sul futuro del mondo. In questa prospettiva Genova, al principio del secolo, pu� essere un inizio importante.

Andrea Riccardi