Comunità di S.Egidio


 

21/07/2001

LA VEGLIA DI DIGIUNO E PREGHIERA A BOCCADASSE, OASI DI QUIETE A POCHI CHILOMETRI DA GENOVA.
CANTI BUDDISTI E UNA CROCE DALLA CROAZIA

Le �orde� non profanano il santuario
Buddisti, francescani, ebrei e musulmani pregano assieme per i poveri

 

Nel santuario di Sant�Antonio - dove altro? - a Boccadasse, battuta dal vento fresco e da un sole tiepido, la pace, la pace vera, quella che non si scambia, n� si cede, n� si conquista, si � fatta realt� cos� potente che intorno alle quattro del pomeriggio perfino le tute nere e i poliziotti che le inseguivano l�hanno sfiorata. E come in uno di quei racconti di orde barbariche fermate da mani invisibili o da santi sui sagrati delle chiese, si sono come arrestate nel piazzale, arredato con poveri festoni e ingenui cartelli colorati sulla remissione del debito.

Per la verit�: alcuni dei guerriglieri erano assetati, e gli hanno dato da bere. Pochissimi in chiesa si sono accorti di questa opera di misericordia, eseguita con naturalezza. Poco pi� in l�, del resto, si distribuivano rametti d�ulivo; il coro della Comunit� di Sant�Egidio intonava il Kyrie eleison; mentre all�altare stava arrivando una croce di ferro tutta ammaccata, residuo di una chiesa distrutta dalla guerra in Croazia.

Poi, girato l�angolo, gli anarchici si sono fatti le vetrine della Banca di Roma, hanno rovesciato una mezza dozzina di cassonetti e appiccato il fuoco al San Paolo di Torino. E per�: il santuario marinaro di Boccadasse, con i suoi ex voto di pescatori e Sant�Antonio che apre le braccia a Ges� Bambino, � rimasta un�oasi di quiete nel giorno dell�odio e del sangue. La potenza antica della preghiera contro il potere dei presidenti asserragliati, il fumo dei lacrimogeni, le mazzate sulle vetrine, i sassi, le fiamme, gli scudi, i cavalli bardati. Il silenzio contro la radio, la televisione, gli sguardi, i lupi selvaggi della protesta, Berlusconi che regala l�olio, la penna stilo e cerca sempre e solo di fare bella figura...

La preghiera - si leggeva nel volantino - �sar� orientata come il grido dei poveri, degli oppressi che giudicano il nostro stile di vita, grido che si innalza a Dio per ottenere conversione e giustizia. Per questo ospiti d�onore saranno i poveri�. E di preghiera, di conversione e giustizia, ce n�� ancora pi� bisogno di prima. Gi� si sentivano le prime autoambulanze quando frate Alberto ha detto: �In un momento come questo ancora di pi� vogliamo inchinarci alla croce del Signore�. E non sapeva ancora di quel ragazzo ucciso, e di tutti i feriti, e dello spettacolo spaventoso che stava per essere diffuso in tutto il mondo. Ma sapeva che, se c�era una speranza, era quella di riuscire nell�impresa di continuare a non avere nemici.

Due-trecento persone, di quasi tutte le religioni, si erano ritrovate qui fin dalla mattina, insieme con buddisti e francescani, ebrei e musulmani, uomini e donne di tutte le razze e di tutte le et�. Tutta gente impegnata nel mondo dello spirito, l�ala mistica e fattiva del pacifismo. Le suorine del Congo con i loro tamburi, il monaco buddista finlandese con i suoi campanelli, i frati con gli adesivi sulla tonaca, l�energica Suor Patrizia che si batte per la remissione. Sulla porta della chiesa un cartello discreto che sconsigliava l�uso del telefonino. I cartelli ricordavano: �silenzio�. A pochi metri, l�inferno.

Quando si � scatenato, intorno alle 11 del mattino, la gente stava cantando gi� da una decina di minuti la melodia buddista �Amitabha�, parola sanscrita che vuol dire �luce infinita�, qualcosa che � dentro tutti gli uomini anche se (spesso) assai oscurata. Senza scarpe, in posizione eretta, gli occhi socchiusi, concentrati sul proprio respiro. �Cos� cantando Amitabha - aveva spiegato il monaco accucciato su un tappeto srotolato con a fianco una cesta di vimini - siamo aperti alla compassione universale, entriamo nella corrente della saggia comprensione, attraverso la quale possiamo contemplare sia i capi di Stato sia quelli che sono a Genova per protestare�.

Il programma comunque � stato rispettato: silenzio contemplativo, meditazione, digiuno, musica, canti, poesie, testimonianze. Un tappeto azzurro ai piedi dell�altare, tante candele, una ragazza all�organo, molte donne anziane, un enorme quadro di un Cristo campesino, con il cappello in testa, inchiodato su una croce fatta da un forcone e una vanga. Un appello agli 8 POTENTI (in stampatello) �per un mondo solidale e fraterno�.

Le brutte notizie, da quell�altro mondo di ostilit� e puzza di bruciato, filtravano a stento. Ora di pranzo - se potessero mangiare (un utile libricino d� conto dei vari contributi religiosi al digiuno). Arriva a piedi il missionario che opera nelle baraccopoli di Lisbona e dice: �Hanno smontato delle impalcature�. Oppure un ciclista di buona volont�: �Stanno distruggendo tutto�. Sul piazzale Padre La Manna � preoccupato, nervoso; don Paolo prova a scherzare con i giornalisti: �Non vi daremo lo scoop del martirio�. Ma in chiesa � tutto sereno, quasi che le paure, come poi i guerriglieri, si arrestassero sulla soglia. Gente di fede, comunque, abituata al peggio. Molti reduci da un immane trasloco forzoso di poveracci e sans-papier dal centro-storico, perch� i Grandi non vedessero la miseria. Uno dei �piccoli fratelli� di Charles de Faucauld, la prima linea della Chiesa, dice che � ora di tornare dentro.

I promotori di giustizia, Pace e Integrit� del Creato, rete di religiosi di tutti i paesi in maglietta gialla, pongono al centro la questione delle povert�, dell�enorme divario, della schiavit�: �Dio ascolt� il loro lamento e prese a cuore la loro condizione�. La potenza di Dio contro il potere degli uomini. Ma senza astio per i potenti. Si chiede anzi al Signore di continuare a lottare per un mondo pi� giusto, �ma prima, soprattutto, che non venga meno il mio animo, il mio spirito�.

E per questo occorre raccoglimento. Sfrecciano gli aerei militari nel cielo, sirene in lontananza. Ma tutto, l�assedio, il G8, la linea rossa, le tute bianche, sembra cos� remoto. La Comunit� di Sant�Egidio offre riflessioni, ma presenta anche ed espone croci di tutto il mondo, compresa quella sotto cui venne ammazzato monsignor Romero. Profughi kosovari, bambini indonesiani, contadini sudamericani, proiettili vaganti a Maputo. E invita a cantare: �Signore, piet�.

Ce n�� bisogno davvero, di questa piet�, nel pomeriggio violentissimo di Genova. Quando cala la notte c�� ancora silenzio e pace, a Sant�Antonio, ma c�� un�altra croce adesso da piantare. E un dolore e una rabbia cui solo la preghiera, ancora, pu� porre forse rimedio, tra il rombo degli elicotteri e il rumore del mare.