Comunità di S.Egidio


 

22/07/2001

I leader cattolici: non finisca l'impegno per i poveri
Dalla piazza ai progetti
Marazziti: ora serve uno sportello d'ascolto stabile fra governi e societ� civile

 

Roma. L'eco degli scontri non si � ancora diradato, il fumo dei lacrimogeni non s'� disperso. � difficile riuscire a ragionare a freddo sul dopo Genova, sulla necessit� di trovare strade nuove perch� il Sud del mondo non torni definitivamente nel cono d'ombra. Difficile ma obbligatorio. Prima di tutto per i cattolici. L'associazionismo si interroga, cerca di guardare avanti e pensa al domani. Tutti d'accordo sulla necessit� di farlo, di starci e non sparire. Pareri discordanti sul come. Il dibattito � aperto.

�I cattolici sono una delle poche realt� sovranazionali non accecate dai nazionalismi - dice Mario Marazziti della Comunit� di Sant'Egidio - e hanno quindi un compito fondamentale, in quanto fonte di notizie e di sensibilit�. E Genova non va rinnegata. �� stata un'esperienza grande, che ha rimesso al centro alcuni temi fondamentali: il diritto alle medicine, al cibo e all'acqua, la necessit� di una globalizzazione che non impedisca la libera circolazione delle persone, perch� l'immigrazione sia una chance umana e non solo ordine pubblico o manodopera, infine il superamento del gap digitale e tecnologico tra Nord e Sud del mondo, chiave dello sviluppo�.

I problemi sono sul tappeto. Marazziti indica pragmaticamente due vie. Uno: �Serve uno sportello di ascolto, un tavolo di confronto stabile tra istituzioni e societ� civile a livello di Unione Europea�. Il secondo passo, per S.Egidio, � la �creazione di un rapporto stabile tra societ� civile, ong, organismi missionari per lavorare negli organismi di gestione e di controllo dei progetti usciti dal G8. Non � possibile lasciare i programmi di sviluppo in mano alle burocrazie, soprattutto al Sud del mondo. Perdere tempo vuol dire perdere fondi e soprattutto milioni di vite umane�. Genova, insomma, interpella i cattolici: �Il G8 � una responsabilit� per tutti i cristiani perch� si aprano a stili di vita pi� generosi. Nella sua confusione, tra disordine e tensione massimalista, Genova d� un'indicazione di pastorale giovanile alla Chiesa. D'altronde gi� nella Giornata mondiale della giovent� c'era l'indicazione a come vivere il G8. I cattolici ora non possono sparire�.

Per Giorgio Vittadini, presidente della Compagnia delle opere, il problema � �avere rivendicazioni precise, altrimenti appelli generici anticapitalistici lasciano spazio a persone che hanno come unico scopo la violenza�. Obiettivi precisi. Come il debito estero o il rilancio della cooperazione, �per battaglie di lungo periodo nella chiarezza dell'identit� culturale cattolica�. Vittadini dice, con Paolo VI, che �il primo nome della pace � lo sviluppo, e non le campagne di contraccezione o aborto di stile occidentale e imperialista come quelle della fondazione Rockfeller. Anche questa � violenza�. E la Cdo punta il dito sulla fetta cattolica del "movimento antiglobal": �Si mutuano analisi e metodi dal marxismo e non dall'esperienza delle nunziature apostoliche che nei summit internazionali di Pechino o Istanbul sono state alleate con i Paesi poveri�. Un anticomunismo antemuro? �No, non � un discorso passatista. � il Papa a dire che marxismo e capitalismo hanno una matrice comune. Quando Bush dice che basta arricchirsi di pi� per distribuire ricchezza ai Paesi poveri, � lo stesso di chi declama "cambiamo il sistema"�. Vittadini riconosce che il suo � anche �un rimprovero fraterno a quella parte dell'associazionismo cattolico che dimentica che il primo annuncio da fare � quello della liberazione dell'uomo�.

Riccardo Moro guarda avanti. E chiede prima di tutto di fare chiarezza. Coordinatore del meeting cattolico a Genova del 7 luglio e consulente della campagna Cei per la riduzione del debito, Moro dice che �� venuto il momento di disegnare azioni future di dissenso tenendo in maggior conto tutte le conseguenze, anche quelle non desiderate�. Per l'economista �ora � assolutamente necessario aprire una discussione onesta e franca all'interno delle varie componenti della societ� civile su ci� che � successo, sul governo della globalizzazione, sul ruolo dei poveri e delle organizzazioni internazionali�. Perch� �nessuno pu� fuggire responsabilit� dirette e indirette. Sia da parte di chi ha cercato la violenza, sia - sottolinea Moro - da parte delle forze dell'ordine�.

Padre Giulio Albanese, direttore dell'agenzia Misna confessa il suo rammarico: �La violenza di un gruppo di esaltati ha preso il sopravvento sulle giuste e sacrosante ragioni della societ� civile schierata in piazza�. Ora �l'impressione � che non si voglia decifrare la complessa realt� del movimento che si oppone alla globalizzazione che impoverisce i poveri e arricchisce i ricchi�. Tanti, dice padre Albanese, i messaggi arrivati a Misna dai missionari nei Paesi poveri: �I popoli di Africa, Asia, America Latina, e Oceania invocano giustizia e non il ricorso alla violenza�.

Per questo i cattolici italiani non possono tirarsi indietro. �I temi della lotta alla povert� e della ricerca della giustizia nel mondo appartengono ai cattolici�, ribadisce don Tonio Dell'Olio, segretario nazionale di Pax Christi. �E non possiamo fare a meno di portarli avanti - aggiunge - con l'annuncio e la denuncia, alla luce della dottrina sociale della Chiesa�. Anche dopo Genova? Certo, anche se �per i pacifisti � stato un grande banco di prova, uno spartiacque. Ora bisogna trovare metodi e luoghi nuovi per la presenza nonviolenta. Anche con il rischio di perdere la piazza�.

Luca Liverani