Comunità di S.Egidio


 

27/07/2001

Genova, scudetto, Giubileo
Quei giovani per la strada

 

Roma e il G8. C�entriamo anche noi. La violenza � una compagna mortale. Perch� uccide le persone e fa morire le cose pi� vere. E ricordarcelo � importante, per Roma. Molti adulti di oggi ricordano quei sabati, tutti i sabati pomeriggio del 1977, appuntamenti prevedibili e dati con le molotov e le fughe e le auto bruciate e gli anziani che smisero di uscire di casa. La violenza, a volte, � virt� impazzita, amore non trovato, che cannibalizza le vittime e ne crea di nuove.

Pu� una citt� affrontare assieme la sfida del fascino della violenza? Si pu�, io credo, se si sceglie un altro tono del confronto politico, se cambia il linguaggio di scontro e l�indulgenza nelle guerre �sportive�, nell�intolleranza di quartiere, nel resistere alla tentazione di volere lontano da s� tutti quelli un po� diversi da s�: stranieri, zingari, ultimi arrivati. Altrimenti si porta il proprio contributo alla caduta dei tab� sulla violenza - come osservava Magris ieri sul Corriere - e vengono meno i punti da non oltrepassare. Come a Novi Ligure, quando normali conflitti e rabbie generazionali hanno assunto la forma dell�orrore.

Piazza Vittorio, Eur, via Cola di Rienzo: non � impossibile una Roma pi� bella e pi� sicura capace di includere e non di escludere. Carceri romane, alcuni ospedali, le �villette� per anziani: altrettanti luoghi dimenticati che avrebbero bisogno di un G8 cittadino per uscire dall�ombra e vedere risposte pi� dignitose.

La voglia di dire che Roma non c�entra niente ci sarebbe. Ma non solo quel ragazzo, rimasto sul marciapiedi, � romano. Da Roma forse a migliaia erano a Genova, cattolici, di sinistra, di niente: nei cortei, nelle chiese, nelle assemblee, nelle feste, nella Woodstock sperata dei diritti umani e dei diritti dei poveri. Come i trentamila di cento sigle e molte generazioni diverse che marted� hanno sfilato per la nostra citt�. Tante di queste sigle non s�erano mai sentite prima ma non sono meno vere di altre.

Alcuni, di sicuro, erano poche settimane fa in mezzo al milione di romani che hanno fatto festa per lo scudetto. Una festa che era la felicit� di incontrare uno che non conosci e sentire qualcosa che ti lega. Che rapporto c�� con il movimento eterogeneo di oggi? � vero che questa comunanza senza bisogno di parole non emerge pi� in nessun altro campo se non il pallone? E tornano alla mente anche le Giornate Mondiali della Giovent�, quei due milioni di giovani che hanno lasciato Roma pulita, entusiasta, e che hanno fatto scoprire alla citt� le sue potenzialit� di umanit�, accoglienza, simpatia. Non credo che ci sia una differenza radicale tra i giovani violenti e i giovani non violenti del G8, o tra quelli dello scudetto e quelli delle Gmg. Tra questi giovani e i pi� adulti che sono scesi per strada, cercando di inseguire un passato o di trovare un futuro. Molto dipende dagli amici, dagli incontri, dai maestri. E quindi da noi.

La sfida � quella di intercettare le domande vere e provare a parlarci. Proponendo non solo la ricetta di �fare soldi per fare soldi per fare soldi� come soluzione di tutto. Perch� questa non risponde al bisogno di svuotare la cultura del nemico e la paura dell�altro. E tutti noi dovremmo ricordare che i poveri-poveri, quelli davvero ai margini, a Roma come altrove, non hanno n� forza n� unit� per andare in strada ed esistere. E non c�� un G8 cittadino che parli di loro.

Mario Marazziti