Comunità di S.Egidio


 

07/08/2001


Il ruolo di Roma e le responsabilit� di ognuno

 

I fatti di Genova costituiscono un episodio assolutamente triste che nessuna persona per bene pu� sperare che si ripeta. Facile comprendere, allora, come il governo si preoccupi a che, in occasione dell'assemblea generale della Fao in calendario per il prossimo novembre, non avvenga una replica di Genova. L'ipotesi, come ormai si sa, � spostare l'incontro in un Paese africano, il Senegal per esempio. Ma proviamo a ragionare. Se si trasferisce certo si toglie di mezzo un elemento che potrebbe suscitare per mesi inquietudine e dissapori vari. E consentirebbe al governo di applicarsi a tempo pieno all'attuazione del suo programma. Ma questo trasferimento non ha dei prezzi? Ragioniamo, appunto.

Le cronache genovesi, prima di tutto rivelano un'impreparazione pratica e teorica (che viene da lontano) ad affrontare un certo tipo di contestazione. Molti anni di "piazza" tranquilla probabilmente avevano indotto a dimettere la preoccupazione di controllare simili fenomeni con tecniche e strumenti sempre aggiornati. Ci si � concentrati preferibilmente sulla lotta alla criminalit� e alle mafie. Il movimento di contestazione, nei suoi aspetti violenti, � oggi un fenomeno non solo nuovo in senso generico ma anche europeo, bisognoso di un monitoraggio a questo livello. Come ha proposto il ministro dell'Interno tedesco, Schily, la questione va affrontata in uno stretto collegamento dei Paesi dell'Unione, anzi va prospettata una polizia europea.

Per troppo tempo si � guardato ai problemi di ordine pubblico come provenienti da fuori Europa (vedi emigrazione clandestina o minacce di estremisti musulmani) e qui si � concentrato lo sforzo. � stato uno schema suscitatore di facili e istintivi consensi. Mentre i problemi vengono ora soprattutto da dentro le nostre societ� e attraversano tutti i Paesi. Una polizia nazionale, per preparata che sia, non riesce ad affrontare da sola un movimento "carsico" di ampiezza continentale e a garantire un sicuro svolgimento alle varie manifestazioni delle rappresentanze civili. Viene da chiedersi se bisognava aspettare il triste esito di Genova per capire questo. E, d'altra parte, la contestazione non � solo un problema di polizia, ma l'espressione di un distacco e di una rabbia di settori - specie giovanili - verso un mondo che non sentono proprio. Questo � ovviamente preoccupante alla lunga, ma richiederebbe un altro tipo di ragionamento.

E invece la questione dell'assemblea della Fao a Roma � molto concreta. Nessuno pu� desiderare che Roma a novembre diventi un campo di battaglia. Bisogna tuttavia essere consapevoli che se si giunger� alla decisione di spostare l'assemblea altrove, non si riveler� - temiamo - un provvedimento amministrativo qualunque. Cos� come se si confermer� la scelta di Roma occorre - diciamocelo con lucidit� - fin d'ora attrezzarsi anche culturalmente e a livello di media per sostenere il buon esito dell'iniziativa.

La presenza della Fao nella nostra capitale fu un riconoscimento del profilo internazionale di Roma. Cinquant'anni fa, la scelta venne salutata con grande interesse da parte di un'Italia umiliata dalla sconfitta nella sua ambizione di essere centro di un impero. Roma restava la capitale di un medio Paese europeo, sempre a rischio di scivolare fuori dal club buono della comunit� internazionale. Ma, nel mezzo secolo trascorso, lungo gli anni della guerra fredda e successivamente, Roma � diventata luogo privilegiato di incontri internazionali, di contatti spesso discreti, di gesti di pace e di speranza. Roma cos� non � mai scivolata fuori dagli orizzonti del mondo. Non � un caso che a Roma sia stato firmato il pi� importante accordo che ha dato il via all'integrazione europea.

Roma non vuole dire solo la capitale italiana, ma c'� un profilo internazionale pi� largo, espresso anche dalla presenza della Santa Sede, che ha fatto della citt� un luogo di incontri di grande significato, religiosi e no. Si pensi solamente al Giubileo del 2000 e alle Gmg dello scorso agosto. Il carattere internazionale e il tono ecumenico di Roma sono una ricchezza della nostra capitale, che ci si augura sia sviluppato nei prossimi anni e possa essere garantito col concorso di tutti. In un mondo che ha perso tanti suoi punti di riferimento, Roma pu� essere uno di questi tra Europa e Sud, nel cuore del Mediterraneo. Noi italiani talora siamo inconsapevoli del fascino evocativo che il nome di Roma esercita in giro per il mondo, come qualcosa che sfugga dai confini nazionali.

Ora - � vero - il problema tuttavia viene da fuori Roma e, forse, da fuori i confini nazionali. Non sarebbe la prima volta che pesano simili minacce. Negli anni Settanta e Ottanta ci furono problemi molto diversi, ma assai gravi, quelli del terrorismo, specie mediorientale, che infragilivano il nostro Paese e a cui il governo di allora dovette far fronte. � fatale tuttavia che la scelta di trasferire l'assemblea - anche per il modo pubblico in cui sta avvenendo l'attuale dibattito - tocca quei profili emblematici della citt� che ne caratterizzano l'originalit�. � dunque - quella all'ordine del giorno - una decisione, che va sottratta al teso gioco tra governo e opposizione (come per le grandi questioni internazionali) e che va posta nel quadro di una visione serena dell'interesse nazionale a cui richiamare le forze politiche. � una decisione che non pu� essere considerata da alcuno con superficialit� guardando all'interesse di parte. Potrebbe apparire invece come la dichiarazione che l'Italia non pu� garantire la sicurezza di un'assemblea convocata da un organismo internazionale nella sua autonomia, anzi, tenuta tradizionalmente nella nostra capitale. Inoltre - ma � una considerazione d'altro livello - viene da chiedersi se eventi di genere diverso (e se ne susseguono nella capitale), non verranno indicati ancora come bersaglio di future contestazioni. Ci avviamo allora verso una politica internazionale in cui gli eventi saranno sempre pi� fuori dai contesti storici e tradizionali, distaccati dal pubblico o ridotti al solo contatto virtuale? La politica internazionale dovr� uscire dalle citt� e dai palazzi che stanno di fronte alle piazze?

Alcuni settori critici sul G8 avranno - si spera - un atteggiamento diverso sull'assemblea della Fao. Una parte del movimento di contestazione, creando una situazione insostenibile a Roma, colpirebbe una giuntura importante nel mondo contemporaneo dove si coniugano ideali con politiche concrete. Vorrebbe dire che, alla fine, la politica internazionale si allontaner� sempre pi� dalla gente e da quadri evocativi di valori per rifugiarsi nei laboratori di pochi e nella burocrazia. E' qualcosa che pagherebbe soprattutto il Sud del mondo che a Roma ha avuto sempre ascolto.

Questa Roma internazionale, ecumenica, a vocazione profondamente umanistico - religiosa fa parte di un'identit� che non dobbiamo perdere. Non la dobbiamo perdere in dibattiti politici troppo gridati, in amare esperienze di conflitto sociale, in decisioni ambigue, nel lasciar cadere o rovinare quei luoghi-ponte nel mondo contemporaneo. Il "carattere" di Roma � un interesse italiano e europeo, ma anche di molti che guardano alla citt� come segno di un patrimonio ideale. C'� un "carattere" di Roma da cogliere e da rispettare, da far crescere: da parte di tutti. Perch� � ricchezza per tutti.

Andrea Riccardi