Comunità di S.Egidio


 

15/08/01


Mozambico, dove un uovo � un lusso
Malnutrizione, tbc e malaria fanno strage tra i bambini

 

Maputo. Ci addentriamo nel bairro ad est della capitale del Mozambico, alla ricerca della casa di Albertino e di sua madre, tra gli sguardi attoniti dei molti abitanti. �Che ci fanno qui due bianchi?�, sembrano dire quegli occhi che sbirciano tra le misere baracche di canisso e lamiera piantate nel terreno sabbioso di Maputo. �I bianchi stanno al centro, nei loro uffici e ristoranti, dalle parti dell'hotel Polana, nel quartiere delle ambasciate. I bianchi fanno riunioni, discutono al telefono, viaggiano sui loro fuoristrada. � davvero successo qualcosa di grave per vederli a piedi, qui, in mezzo a noi�, pensano.

Si forma cos� una strana e silenziosa processione, noi due in testa e dietro i bambini, poi le madri e infine alcuni uomini. In realt� siamo qui per portare il piccolo Albertino e sua madre a fare delle analisi. Lo abbiamo incontrato alla scuola di Sant'Egidio al Polana Canisso, in mezzo a un centinaio di altri bambini, smagrito all'inverosimile, quasi incapace di reggersi in piedi e abbiamo paura che si tratti ancora una volta di Aids. La madre � anch'essa debole e magra, non riesce pi� a cucinare e ad accudire i 5 figli, da due giorni il loro pasto � stato una tazza di t�. La processione diviene un �curioso funerale�. La gente sembra pensare:�Ecco, li portano via, li portano a morire�. Lo strano � che i �morti� sono tutti contenti, Albertino sorride felice che qualcuno finalmente si prenda cura di lui. Le analisi diranno che il bambino � sano e che la madre ha l'Aids. Albertino � solo denutrito a causa della povert� e dell'epidemia da Hiv che prima si � portata via il padre ed ora ha reso invalida e debole la madre. Facile capire che, se nessuno lavora, nessuno mangia.

� solo un esempio nell'inestricabile groviglio tra malattia e povert�, carenze di strutture e mezzi, umana disperazione e mancanza di personale che affligge l'Africa. Lo stiamo affrontando in pi� di venti, gente della Comunit� di Sant'Egidio, provenienti da Italia, Germania, Portogallo e Belgio. Siamo qui per aiutare, soprattutto con un progetto contro l'Aids, di cura delle madri e dei loro figli, ma dobbiamo occuparci anche di malnutrizione, di formazione del personale sanitario, di aiuto ai carcerati. Visti da Maputo, i fatti di Genova, le polemiche sul G8 e sulla globalizzazione e certi dibattiti, hanno un che di strano, di alieno.

Alla gente qui servono cose concrete, banali nella loro semplicit�. Ad Albertino sarebbe infatti bastata un'altra settimana di dieta a base di t� per morire. Come lui, centinaia di migliaia di bambini e orfani da Aids aspettano un aiuto. � facile perdersi nel labirinto dei problemi qui a Maputo, perch� qui manca tutto. Eppure la nostra esperienza � che con poco si pu� fare moltissimo. Prendiamo ad esempio la questione della tubercolosi e della alimentazione.

Ieri abbiamo incontrato Jos�, nome di fantasia per il malato di tubercolosi che occupa il letto 6 di un reparto dell'Ospedale di Machava; era particolarmente contento. Infatti i medici gli avevano prescritto un uovo. Si, proprio cos�, le uova a Machava, Centro di Riferimento Nazionale per la cura della tubercolosi, si danno solo su prescrizione medica, quasi fossero un farmaco. Invece non mangiano un uovo da chiss� quanto le folle di bambini di Maputo, Matola, Benfica e Kurula. Cos� come il latte, il pesce, la carne, il formaggio. Non si tratta solo di situazioni di particolare povert� ma di intere fasce di popolazione che non hanno accesso alcuno ad alimenti �pregiati�. E cos� si diffonde la cultura del piatto unico a base di manioca e patata dolce, miglio e riso o tante altre combinazioni in cui le proteine sono tutt'al pi� un condimento, al pari di una rara spezia.

Tutto questo � preoccupante, anche per un altro aspetto: il dilagare dell'epidemia del virus Hiv induce uno stress proteico fortissimo in centinaia di migliaia di persone. Il loro sistema immunitario, duramente provato dalla malattia, richiederebbe un incredibile surplus proteico pari, secondo alcuni studiosi americani, a circa un grammo in pi� per ogni chilo di peso. Al contrario, invece, quasi nessuno riesce a soddisfare il normale fabbisogno quotidiano. Questo aggrava di molto il quadro clinico e la progressione verso la malattia. Non bisogna poi trascurare gli effetti sulla crescita di molte malattie, in primis la tubercolosi. E cos� scopriamo che il nostro aiuto non � affatto la classica goccia nel mare ma che con poco si riesce a variare la dieta di centinaia di bambini, malati di tubercolosi, di Aids, di malaria. Ed � con poco sforzo e poche risorse che si adegua la farmacia di interi ospedali. Sembra che il deficit �farmaceutico� annuale dell'intero Mozambico ammonti a circa 20 milioni di dollari, l'equivalente del budget di un solo grande ospedale italiano.

Si pensi ancora al problema del personale. Tutto il Mozambico dispone di 400 medici e di poco pi� di mille infermieri reali. La Comunit� di Sant'Egidio ha organizzato un corso per 40 operatori e infermieri per l'assistenza domiciliare ai malati di Aids. I medici, gli infermieri e gli assistenti sociali del nostro gruppo trovano una disponibilit� ad apprendere vivissima, incredibile. Il servizio domiciliare che nasce da questo corso pu� prendersi cura di centinaia di casi e famiglie con un costo stimato inferiore al mezzo miliardo di lire all'anno. Pochissimo per noi, molto per un Paese la cui spesa pro capite per la sanit� � di circa 2 dollari l'anno.

Un'altra questione � poi rappresentata dall'accesso ai servizi sanitari: oltre il 40% della popolazione non riceve visite mediche, farmaci, consulenze ginecologiche. Moltissimi i parti in casa ed altissima la mortalit� materna. � per questi motivi che ci inoltriamo verso una di queste regioni senza servizi, per capire cosa � possibile fare, come si pu� aiutare. Preferiamo lasciarci guidare dagli incontri e dall'esperienza diretta, non solo dalle statistiche e dalle linee guida delle agenzie internazionali.

La strada che conduce a Goba diventa pi� accidentata man mano che ci allontaniamo da Maputo. Il paesaggio diviene sempre meno abitato mentre con il nostro pulmino attraversiamo larghe distese verdi punteggiate da specchi d'acqua sotto un cielo carico di nubi. Un cartello ci avverte che siamo nella �citt� di Goba, un piccolo conglomerato di baracche di fango e lamiera, case in cemento e una chiesa della vecchia missione. Quest'ultima � una costruzione molto aggraziata, in stile portoghese, purtroppo in condizioni disastrose. Una larga crepa, profonda per tutto lo spessore del muro, ne attraversa la facciata. L� 50 bambini si trovano per la loro lezione, dal momento che la scuola locale � troppo piccola per accogliere tutti. La maestra � consapevole del pericolo ma dice anche �che questi bambini non hanno un altro posto per studiare�. � un altro aspetto del drammatico problema dell'educazione in Mozambico: servirebbero, per la sola manutenzione delle scuole, 36 milioni di dollari all'anno ma il Ministero ne dispone appena 5. Ed ecco perch� decine e decine di migliaia di bambini ogni giorno si avviano verso edifici fatiscenti, dai tetti sventrati, magari portandosi una sedia in testa per non restare seduti per terra.

Ci dirigiamo infine verso il nostro punto di incontro con la comunit� locale, uno spiazzo in terra battuta immerso nel verde e circondato da poche capanne. Nel corso della mattinata saranno visitati 60 bambini e donne. I nostri medici e infermieri trovano una concentrazione di malattie che stupisce: quasi tutti i bambini hanno una tigna e i loro pancioni rigonfi denunciano la presenza di parassiti intestinali. Le mamme anemiche trasportano con fatica i loro piccoli dai capelli di un tenue rossiccio. � il segno pi� evidente del kwashorkor, la sindrome da denutrizione proteica ed energetica che li affligge per una dieta che � fatta solo di riso.

E poi ancora vediamo tante bronchiti, forme di denutrizione, malattie neuromuscolari, piaghe e ferite. Ma vediamo anche l'attesa, la fiducia, la gratitudine di questa gente, dei piccoli che si avventurano a mangiare, il sorso avido del complesso vitaminico, dolce come il miele. Siamo diversi dai bianchi che hanno conosciuto in altre amare occasioni, come quelli che un mese fa hanno portato via dei bambini, di cui nessuno sa pi� nulla.

� un piccolo angolo di questo mondo africano, ma si potrebbe dire che cos� � tanta parte del Mozambico, un mondo senza acqua potabile e senza acqua per lavarsi, senza abiti, senza scarpe, ma anche senza visite, senza speranza. Un mondo esposto al calore ed alla pioggia, agli insetti, alla fame, alla sete. Si potrebbe dire un mondo disperato, ma si pu� anche affermare che c'� una gran voglia di vivere e di afferrare ogni possibilit� che consente di non sprofondare in situazioni terribili.

Leonardo Palombi