Comunità di S.Egidio


 

05/09/2001

Barcellona: l'invocazione, la lettura del messaggio del Papa, l'Appello firmato da tutti i capi religiosi, poi la meditazione di ciascuna fede in luoghi diversi del Barrio Gotico. E una folla attenta e partecipe davanti alla cattedrale.
Il grido delle religioni: basta odio
Preghiera comune per un futuro senza guerre in Medio Oriente

 

Eccolo qua l'altro volto della globalizzazione. Quello �inventato� 15 anni fa ad Assisi da Giovanni Paolo II, di cui la Comunit� di Sant'Egidio ha raccolto il testimone. Fedi diverse che restano diverse; nessuno rinuncia alle sue parole, ai suoi �bei nomi� di Dio. Ma tutti insieme pregano per la pace, perch� �pace� � il vero, definitivo nome di Dio. � la globalizzazione che non appiattisce, non depreda, non soffoca. Ma permette a ciascuno di essere se stesso. Soltanto, gli chiede di essere insieme agli altri, in amicizia. Nel dialogo.

Eccolo qua l'altro volto della globalizzazione, sul palco allestito di fronte alla cattedrale di Barcellona, che con le sue paurose e magnifiche guglie sembra voler bucare il cielo grigio. L'unica macchia di colore � la colomba bianca sull'arcobaleno, il �logo� di �Uomini e religioni�. E naturalmente l'armonica cacofonia di abiti, copricapi, fregi, dal nerissimo degli ortodossi al bianchissimo dei musulmani che, sar� una coincidenza, arrivano mescolati agli ebrei.

� l'atto finale dell'edizione 2001 del meeting, che la Catalogna ha accolto con straordinaria simpatia, affollando il Teatro del Liceu domenica sera, le tavole rotonde e ora la piazza, nonostante la diretta su Tv3 e Tv2, rete regionale catalana e seconda rete nazionale della televisione spagnola. Gli scettici sorrideranno: negli ultimi 15 anni non la pace, ma la guerra � cresciuta. E questi pregano, con le loro suggestive coreografie. A che pro? I leader religiosi lo sanno. In un certo senso, sognano sapendo di sognare perch� altro non possono fare che sognare.

Proprio di sogno parla Andrea Riccardi, la gente davanti, i leader alle spalle: �Le differenze restano; i problemi e i conflitti non mancano nel mondo. Ma nessuno � escluso dal dialogo per affrontarli�. � vero, �la pace sembra difficile in un mondo complesso e contraddittorio, ma non impossibile�.

Per questo pregano, i cardinali fasciati di rosso accanto ai buddisti nei loro abiti per noi esotici, e alla gente qualsiasi di qualsiasi fede: �La preghiera di questi giorni chiede a tutti un'audacia pi� grande. Un'audacia nel senso di comunicare, costruire la pace in un mondo in cui gente diversa vive assieme. Ma anche un'audacia spirituale: quella di vivere la fede, di interrogarsi sulla propria vita, di fronte a Dio, alla ricerca di una spiritualit� profonda, che disarma i cuori e arricchisce d'amore�. Riccardi richiama tutti alle proprie responsabilit�: �Ci sembra che Dio non voglia gli uomini e i popoli prigionieri della violenza, dell'odio e della guerra. Ha messo nelle mani degli uomini la grande possibilit� di essere liberi nella pace, di costruire la pace, di dare la pace. Questa pace � una responsabilit� e un dovere per tutti�. E infine il sogno: �Si leva, allora, un sogno. Forse solo un sogno. Un sogno, per�, per cui vale la pena di vivere. Che la pace conquisti i cuori. Scenda nelle profondit� della terra. Faccia cessare ogni violenza. Cresca nel dialogo aperto e ragionevole, rispettoso di ogni identit�. Venga la pace nei nostri cuori�.

La preghiera comune, con la lettura del messaggio del Papa e dell'Appello, firmato da tutti, fa seguito alla preghiera di ciascuna fede in luoghi diversi del Barrio Gotico, la �citt� vecchia�, perch� �Uomini e religioni� potr� piacere o meno, ma non � certo una �grande marmellata�, nessuno rinuncia a se stesso, e i sapori si avvertono, diversi, eppure in armonia. Piccole magie che a Sant'Egidio chiamano �arte del dialogo�.

�In un mondo in cui genti diverse convivono - spiega Riccardi - il dialogo deve divenire arte quotidiana�. Arte che da Barcellona viene rilanciata. Barcelona 2004, capital del di�leg, come recita il manifesto che annuncia il Forum delle culture. Barcellona che gi� nel 1992, ricorda il cardinale Carles, l'arcivescovo, in occasione delle Olimpiadi ripeteva il motto: �Amici per sempre�.

Da Barcellona si guarda soprattutto al Medio Oriente. La proposta, pi� difficile e certo non immediata, � di una nuova Conferenza internazionale sul modello di Madrid, �per uscire - sono parole di Riccardi - dalle strettoie di un dialogo che non riesce a decollare�. E poi una grande preghiera comune, gli uni accanto agli altri, delle tre religioni monoteiste, �per trovare parole pi� larghe della logica nazionale�, proposta subito accolta dai partecipanti al meeting con entusiasmo, a partire dal rabbino Lau.

Da Barcellona si guarda anche all'Africa. �Oggi non c'� un �pensiero europeo� sull'Africa - spiegava Riccardi nella conferenza stampa di chiusura del meeting -. E invece occorrono un nuovo pensiero e un nuovo patto, per un futuro comune tra risarcimento e responsabilit�, senza pi� quegli sprechi che gli stessi africani ammettono. Abbiamo un passato comune con l'Africa, vogliamo avere anche un futuro comune�.

A Barcellona il continente era rappresentato da Laurent Gbagbo, presidente della Costa d'Avorio: �Un Paese-simbolo, l'emblema di ci� che l'Africa pu� diventare, un Paese ricco anzitutto di cultura, che rischia un conflitto tra nord e sud, che potrebbe tramutarsi in conflitto tra cristiani e musulmani, in una sorta di libanizzazione. Ecco perch� chiediamo un patto per l'Africa, a viso aperto�. Lo stesso Gbagbo prendeva la parola per pochi secondi in piazza, confermando: �Sant'Egidio � venuta da noi con grande disponibilit�, a cuore aperto�.

La preghiera in piazza terminava dopo le 20, sotto i riflettori, con i leader religiosi che firmavano l'appello e portavano la loro personale fiamma al candelabro comune, accompagnati dalle note dell'Alleluja di Haendel, tutti allegramente mescolati eppure ciascuno con il proprio abito, il proprio colore. Cos� diversi e cos� uniti.

Umberto Folena